Tram SPF serie 1-9
SPF 1 ÷ 9 dal 1970 111 ÷ 112 dal 1974 411 ÷ 412 | |
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Vetture tranviarie | |
Vettura n. 6 riportata allo stato d'origine | |
Anni di costruzione | 1902 ... 1913 |
Anni di esercizio | 1902-1935 |
Quantità prodotta | 9 |
Costruttore | Grazer Waggonfabrik (parte meccanica) Union (parte elettrica) |
Lunghezza | 9.900 mm |
Larghezza | 2.520 mm |
Altezza | 3.300 mm |
Capacità | 1 e 2: 28 posti a sedere 10 posti in piedi 3 ÷ 9: 32 posti a sedere 12 posti in piedi |
Scartamento | 1.000 mm |
Interperno | 3.250 mm (passo rigido) |
Diametro ruote | 870 mm |
Potenza continuativa | 2 x 20 kW |
Alimentazione | elettrica da linea aerea 550 V cc |
Tipo di motore | n. 2 Union U22 A6 |
Dati tratti da:
Puccioni, op. cit., p. 24. |
Le elettromotrici serie 1 a 9 della Società Anonima delle Piccole Ferrovie di Trieste (SPF) erano una serie di vetture tranviarie bidirezionali a due assi, costruite per l'esercizio della tranvia di Opicina.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1902, in occasione dell'apertura della tranvia di Opicina, la Grazer Waggonfabrik fornì cinque vetture tranviarie a due assi, numerate da 1 a 5; di queste, le vetture 3, 4 e 5 erano a cassa aperta per uso turistico ("giardiniere"), ma vennero chiuse poco tempo dopo[1]. Le vetture furono dotate di una ruota dentata di frenatura, che nelle tratte più acclivi andava ad agire su una cremagliera[1].
In seguito all'aumento del traffico, negli anni successivi vennero costruite altre quattro unità, numerate da 6 a 9[2].
Le elettromotrici vennero ritirate dal servizio nel 1935, sostituite da vetture a carrelli più capienti; le unità 1, 5 e 6 vennero trasformate in vetture di servizio, le 3, 4 e 8 adibite ai servizi merci, e le 2 e 7 demolite[3].
Nel 1970 le due vetture sopravvissute (la 1 e la 6) vennero rinumerate 111 e 112, e nel 1974 divennero 411 e 412, continuando ad essere utilizzate come mezzi di servizio[3]. Vennero entrambe restaurate in occasione del 90º anniversario della linea, nel 1992: la n. 1, riportata allo stato degli anni trenta, viene utilizzata per viaggi rievocativi; la n. 6, riportata allo stato d'origine, è conservata al Museo ferroviario di Trieste Campo Marzio[3][4].
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Roberto Puccioni, "El tram de Opcina" fa 100, in "I Treni", n. 240, settembre 2002, pp. 22–29.
Altri progetti
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