IT201600096341A1 - Dispositivo livellatore per la messa in opera di manufatti lastriformi per il rivestimento di pavimenti e/o pareti - Google Patents
Dispositivo livellatore per la messa in opera di manufatti lastriformi per il rivestimento di pavimenti e/o paretiInfo
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Description
“DISPOSITIVO LIVELLATORE PER LA MESSA IN OPERA DI MANUFATTI LASTRIFORMI PER IL RIVESTIMENTO DI PAVIMENTI E/O PARETI”.
DESCRIZIONE
La presente invenzione si riferisce ad un dispositivo livellatore per la messa in opera di manufatti lastriformi per il rivestimento di pavimenti e/o pareti. È noto che durante le operazioni di posa e messa in opera dei manufatti lastriformi da pavimento e/o da rivestimento, come piastrelle, mattonelle, lastre o simili, è solitamente necessario collocare i manufatti lastriformi ad una reciproca distanza relativa.
A tale scopo si ricorre solitamente a dispositivi distanziatori, costituiti da barrette in plastica sagomate a croce, a T o aventi altre forme, che sono atte ad assicurare il corretto posizionamento reciproco delle piastrelle.
Se da un lato, tuttavia, tali dispositivi distanziatori permettono di posizionare con grande precisione i manufatti lastriformi rispetto alla loro reciproca disposizione sulla superficie da rivestire, dall’altro lato non si può fare a meno di notare che essi non assicurano anche la perfetta complanarità delle superfici superiori (ossia le superfici in vista) dei manufatti lastriformi messi in opera.
Occorre tenere presente, infatti, che la superficie da rivestire non sempre è perfettamente livellata, lo spessore dei manufatti lastriformi può non essere costante da piastrella a piastrella e lo strato di collante che viene interposto tra la superficie da rivestire ed i manufatti lastriformi può presentare alcune disuniformità.
Per tutti questi motivi i manufatti lastriformi tendono a collocarsi in una posizione di non perfetta complanarità e l’utilizzatore è sconvenientemente costretto a correggere l’altezza di ogni singolo manufatto lastriforme, mediante l’impiego di specifiche apparecchiature e adoperando grande abilità.
A tale proposito occorre aggiungere che l’esigenza di perfetta complanarità della superficie è particolarmente sentita quando si fa uso di manufatti lastriformi molto regolari e perfettamente levigati, per i quali ogni disuniformità di piazzamento, anche se piccola, risulta subito evidente. A tale scopo dal documento IT 1 334 260 è noto l’impiego di un dispositivo distanziatore che, oltre a distanziare tra loro i manufatti ceramici, permette di collocarli in modo complanare.
Tale dispositivo comprende una serie di alette piane, atte a costituire zone di appoggio dei manufatti ceramici, ed un arco che si erge perpendicolarmente alle alette piane e che è conformato in modo da permettere l’inserimento ed il posizionamento stabile e forzato di un elemento a profilo rastremato tra l’arco medesimo e le sottostanti piastrelle. Durante la posa, dunque, le piastrelle vengono serrate tra le alette sottostanti e l’elemento a profilo rastremato che è forzatamente bloccato sotto all’arco.
Anche questo dispositivo distanziatore, tuttavia, non è privo di inconvenienti, tra cui va annoverato il fatto che l’inserimento e l’accoppiamento dell’elemento a profilo rastremato nello spazio sottostante l’arco non sempre è pratico ed agevole.
Inoltre, per assicurare la necessaria stabilità dell’elemento a profilo rastremato ed evitare che possa svincolarsi durante la posa, compromettendo l’operazione di messa in opera dei manufatti lastriformi, l’elemento a profilo rastremato deve essere spinto con forza sotto all’arco e non sempre l’utilizzatore è in grado di esercitarla senza l’impiego di apposite pinze o altri strumenti.
A ciò si aggiunge, per contro, che in caso di applicazione di una forza eccessiva l’arco può rompersi improvvisamente prima che i manufatti lastriformi siano completamente livellati e definitivamente messi in opera; tale circostanza costituisce una complicazione rovinosa visto che, in queste condizioni, il dispositivo livellatore diventa inutilizzabile e, per applicarne un altro, occorre rimuovere i manufatti lastriformi già parzialmente incollati.
Per ovviare almeno in parte ai sopra citati inconvenienti è stato escogitato il dispositivo livellatore mostrato nel documento EP 2 514 886, che comprende un corpo di base sostanzialmente piano da cui si erge un corpo di presa, il corpo di base essendo atto a ricevere in appoggio due o più manufatti lastriformi da parti opposte del corpo di presa.
Al corpo di presa è associabile, per avvitamento, un corpo a ghiera per il serraggio dei manufatti lastriformi tra il corpo di base ed il corpo a ghiera a definire la complanarità dei manufatti lastriformi.
Anche questo dispositivo livellatore, tuttavia, è suscettibile di ulteriori perfezionamenti mirati a consentirne l’utilizzo con pinze e utensili di caricamento in genere, che ne agevolano l’impiego in condizioni di massima sicurezza ed affidabilità.
Il compito principale della presente invenzione è quello di escogitare un dispositivo livellatore per la messa in opera di manufatti lastriformi per il rivestimento di pavimenti e/o pareti con il quale sia possibile, in modo pratico agevole e funzionale, assicurare l’esatta complanarità dei manufatti lastriformi.
Ulteriore scopo dell’invenzione è quello di escogitare un dispositivo livellatore per la messa in opera di manufatti lastriformi per il rivestimento di pavimenti e/o pareti con il quale sia possibile semplificare le operazioni di posa e messa in opera dei manufatti lastriformi.
Non ultimo scopo della presente invenzione è quello di escogitare un dispositivo livellatore per la messa in opera di manufatti lastriformi per il rivestimento di pavimenti e/o pareti che possa essere utilizzato in combinazione con pinze e utensili di caricamento in genere, che ne agevolino l’impiego in condizioni di massima sicurezza ed affidabilità. Altro scopo del presente trovato è quello di escogitare un dispositivo livellatore per la messa in opera di manufatti lastriformi per il rivestimento di pavimenti e/o pareti che consenta l’ottenimento dei menzionati perfezionamenti nell’ambito di una soluzione semplice, razionale, di facile ed efficace impiego e dal costo contenuto.
Gli scopi sopra esposti sono raggiunti dal presente dispositivo livellatore per la messa in opera di manufatti lastriformi per il rivestimento di pavimenti e/o pareti avente le caratteristiche di rivendicazione 1.
Altre caratteristiche e vantaggi della presente invenzione risulteranno maggiormente evidenti dalla descrizione di alcune forme di esecuzione preferite, ma non esclusiva, di un dispositivo livellatore per la messa in opera di manufatti lastriformi per il rivestimento di pavimenti e/o pareti, illustrate a titolo indicativo, ma non limitativo, nelle unite tavole di disegni in cui:
la figura 1 è una vista in esploso di una prima forma di attuazione del dispositivo secondo il trovato;
la figura 2 è una vista in assonometria del dispositivo di figura 1 durante la messa in opera di quattro manufatti lastriformi;
le figure 3 e 4 illustrano, in una successione di viste in sezione, il funzionamento del dispositivo di figura 1 durante la messa in opera dei manufatti lastriformi;
la figura 5 è una vista in sezione lungo il piano V – V di figura 3;
la figura 6 è una vista in sezione lungo il piano VI – VI di figura 3;
la figura 7 è una vista in esploso di una seconda forma di attuazione del dispositivo secondo il trovato;
la figura 8 è una vista in assonometria del dispositivo di figura 7 durante la messa in opera di quattro manufatti lastriformi;
la figura 9 illustra, mediante una vista in sezione, il funzionamento del dispositivo di figura 7 durante la messa in opera dei manufatti lastriformi. Con particolare riferimento alla forma di attuazione illustrata nelle figure da 1 a 6, si è indicato globalmente con 1 un dispositivo livellatore per la messa in opera di manufatti lastriformi per il rivestimento di pavimenti e/o pareti.
Il dispositivo 1 comprende:
- almeno un primo elemento 2, realizzato in corpo unico e provvisto di: - un corpo di base 3 sostanzialmente piano, su cui è possibile appoggiare almeno due manufatti lastriformi M adiacenti; ed
- un corpo di presa 4, 5, che è associato sostanzialmente ortogonale al corpo di base 3; e
- almeno un secondo elemento 6 associabile al corpo di presa 4, 5 per il serraggio, ossia lo schiacciamento, dei manufatti lastriformi M tra il corpo di base 3 ed il secondo elemento 6, a definire la complanarità dei manufatti lastriformi M.
Il corpo di base 3 è destinato ad essere applicato alla superficie da rivestire ed è atto a ricevere in appoggio i manufatti lastriformi M da parti opposte del corpo di presa 4, 5, con i bordi dei manufatti lastriformi M sostanzialmente paralleli tra loro e al corpo di presa 4, 5 e leggermente distanziati uno dall’altro, almeno dello spessore del corpo di presa 4, 5. A questo riguardo si sottolinea che lo spessore del corpo di presa 4, 5 può fungere anche da elemento distanziatore qualora la distanza da realizzare tra i manufatti lastriformi M corrisponda allo spessore del corpo di presa 4, 5; non si esclude, comunque, che il dispositivo 1 possa essere utilizzato in combinazione con le tradizionali barrette distanziatrici, che stabiliscono la corretta distanza tra un manufatto lastriforme M e l’altro, mentre il dispositivo 1 rimane dedicato ad assicurare la loro esatta complanarità. Nella particolare forma di attuazione mostrata nelle figure, il dispositivo 1 è destinato a ricevere in appoggio quattro manufatti lastriformi M, di cui una coppia collocata da una parte del corpo di presa 4, 5 ed una coppia disposta da parte opposta.
In questo caso il corpo di base 3 è dotato di due risalti 7 che sporgono verso l’alto da parti opposte del corpo di presa 4, 5 e che fungono da distanziatori per i manufatti lastriformi M di ciascuna coppia.
È facile comprendere che possono essere previste versioni del dispositivo 1 in cui è presente un solo risalto 7 o nessun risalto 7.
Il corpo di base 3, infine, è attraversato da parte a parte da fori passanti 20 che, durante la messa in opera, possono riempiersi con lo strato di collante applicato per incollare i manufatti lastriformi M, aumentandone l’aggrappaggio.
Il corpo di presa 4, 5 è sagomato sostanzialmente piastriforme e giace su un piano di giacitura sostanzialmente ortogonale al corpo di base 3.
Nella configurazione di utilizzo mostrata nelle figure, il dispositivo 1 è impiegato per livellare manufatti lastriformi M di un pavimento e, pertanto, il corpo di base 3 è disposto sostanzialmente in orizzontale e il corpo di presa 4, 5 è disposto sostanzialmente in verticale.
Nell’ambito della presente trattazione, quindi, espressioni come “sopra”, “sotto”, “alto”, “basso”, “sommità”, “fondo” e simili, sono considerate con riferimento alla configurazione di utilizzo mostrata nelle figure.
Resta inteso, tuttavia, che il dispositivo 1 può essere impiegato per livellare manufatti lastriformi M di una parete, di una scala, o simili, ed essere quindi disposto diversamente (ad esempio con il corpo di base 3 in verticale e il corpo di presa 4, 5 in orizzontale).
Il corpo di presa 4, 5 comprende:
- almeno una prima porzione 4, che è associata al corpo di base 3 lungo una prima zona a frattura prestabilita 21 e a cui è associabile il secondo elemento 6; ed
- almeno una seconda porzione 5, che è associata alla prima porzione 4 lungo una seconda zona a frattura prestabilita 22 e che comprende mezzi di accoppiamento 23 ad almeno un utensile di caricamento 24 atto a mettere in trazione il corpo di presa 4, 5 lungo una direzione di caricamento A sostanzialmente ortogonale al corpo di base 3.
La prima zona a frattura prestabilita 21 ha una resistenza alla rottura maggiore della seconda zona a frattura prestabilita 22; a questo proposito si sottolinea che, nell’ambito della presente trattazione, con l’espressione “resistenza alla rottura” si intende la resistenza opposta dalla prima zona a frattura prestabilita 21 e dalla seconda zona a frattura prestabilita 22 quando il corpo di presa 4, 5 è messo in trazione lungo la direzione di caricamento A e, in altre parole, corrisponde al carico di rottura a trazione. In questo modo, nel caso in cui l’utensile di caricamento 24 applichi una forza superiore ad un valore di soglia, il corpo di presa 4, 5 si rompe in corrispondenza della seconda zona a frattura prestabilita 22 e non in corrispondenza della prima zona a frattura prestabilita 21.
Ciò significa che, anche qualora si ecceda nel caricamento mediante l’utensile di caricamento 24, la prima porzione 4 e il secondo elemento 6 ad essa associato restano in posizione, visto che la prima zona a frattura prestabilita 21 rimane integra, e la rottura della prima zona a frattura prestabilita 21 può essere provocata dall’utilizzare solo al termine della messa in opera, quando lo strato di collante è indurito e la posa dei manufatti lastriformi M si è stabilizzata.
La prima zona a frattura prestabilita 21 si estende su una prima area di sezione indebolita 25 (figura 5) e la seconda zona a frattura prestabilita 22 si estende su una seconda area di sezione indebolita 26 (figura 6), la prima area di sezione indebolita 25 essendo più estesa della seconda area di sezione indebolita 26.
La prima porzione 4 è sostanzialmente piastriforme e si estende ortogonalmente al corpo di base 3.
La seconda porzione 5, invece, è disposta alla sommità della prima porzione 4 ed è sagomata ad arco, tra la prima porzione 4 e la seconda porzione 5 essendo delimitata almeno un’apertura di inserimento 27 attraversabile almeno in parte dall’utensile di caricamento 24.
Utilmente, i mezzi di accoppiamento 23 sono definiti dall’apertura di inserimento 27 visto che, una volta inserito l’utensile di caricamento 24 nell’apertura di inserimento 27, la seconda porzione 5 può essere messa in trazione e con essa anche il resto del primo elemento 2.
Nella forma di attuazione mostrata nelle figure da 1 a 6, il secondo elemento 6 comprende un corpo a ghiera 8 calzabile attorno al corpo di presa 4, 5 ed avvitabile attorno ad un asse di rotazione R sostanzialmente parallelo alla direzione di caricamento A.
Il corpo a ghiera 8 comprende almeno una rampa 9 sostanzialmente elicoidale impegnabile da almeno un corpo di aggancio 10 associato alla prima porzione 4.
Il corpo di aggancio 10 comprende un bordo inclinato 11, che è rivolto sostanzialmente affacciato al corpo di base 3, ha sostanzialmente la stessa inclinazione della rampa 9 ed è atto ad incunearsi su di essa per il serraggio del corpo a ghiera 8.
Il corpo di aggancio 10 comprende almeno un dente di aggancio 12 che si estende verso il corpo di base 3 e la rampa 9 comprende almeno una dentatura di aggancio 13 in cui il dente di aggancio 12 è impegnabile a cricchetto durante l’avvitamento del corpo a ghiera 8.
In configurazione di utilizzo, la dentatura di aggancio 13 è rivolta verso l’alto, per impegnarsi con il dente di aggancio 12 che invece è rivolto verso il basso.
Il dente di aggancio 12, da un lato, ostacola lo svitamento del corpo a ghiera 8 una volta raggiunta la posizione di serraggio dei manufatti lastriformi M e, dall’altro lato, è di ausilio all’utilizzatore nel valutare l’efficacia dell’avvitamento, in quanto emette un suono caratteristico ad ogni salto compiuto sulla dentatura di aggancio 13.
Utilmente, nella particolare forma di attuazione illustrata nelle figure da 1 a 6, le rampe 9 sono due e disposte all’interno del corpo a ghiera 8 da parti diametralmente opposte rispetto all’asse di rotazione R del corpo a ghiera stesso.
Similmente, i corpi di aggancio 10 e i denti di aggancio 12 sono due, disposti da parti sostanzialmente opposte della prima porzione 4.
Ciascuna rampa 9 si estende per un angolo di estensione inferiore a 180° e le proiezioni delle rampe 9 su un piano ortogonale all’asse di rotazione R sono sostanzialmente distanziate tra loro, a definire due corrispondenti sedi di inserimento 14 attraverso le quali è possibile far passare i corpi di aggancio 10 durante il montaggio.
Il corpo a ghiera 8 comprende una superficie anulare ringrossata 16 che è atta ad entrare in contatto con i manufatti lastriformi M e che serve ad aumentare la superficie di contatto per il serraggio dei manufatti lastriformi M.
Il corpo a ghiera 8 comprende, inoltre, almeno una nervatura esterna 17 che si estende sulla superficie laterale del corpo a ghiera 8 ed è atta ad agevolarne la presa da parte dell’utilizzatore.
Più in dettaglio, nella particolare forma di attuazione illustrata nelle figure da 1 a 6, il corpo a ghiera 8 comprende una pluralità di nervature esterne 17.
Almeno una delle nervature esterne, indicata con il numero di riferimento 17a per contraddistinguerla dalle rimanenti, è collocata in corrispondenza di una delle sedi di inserimento 14 e ha forma diversa rispetto alle altre. Più in particolare, le nervature esterne 17a con forma diversa sono due e collocate in corrispondenza di entrambe le sedi di inserimento 14.
Utilmente, la particolare conformazione delle nervature esterne 17, 17a consente all’utilizzatore di individuare sia al tatto che visivamente la posizione relativa delle sedi di inserimento 14 ed agevolarne l’accoppiamento con i corpi di aggancio 10.
L’utensile di caricamento 24 utilizzabile con il dispositivo 1 comprende: - almeno un elemento di base 28, afferrabile dall’operatore;
- almeno un elemento di appoggio 29, 30, che è associato all’elemento di base 28 e che è collocabile in una configurazione di utilizzo in cui appoggia su almeno uno tra il secondo elemento 6 e i manufatti lastriformi M; e
- almeno una leva di azionamento manuale 31, che è associata all’elemento di base 28 in modo mobile e che porta almeno un elemento di aggancio 32 accoppiabile con i mezzi di accoppiamento 23, la movimentazione della leva di azionamento manuale 31 rispetto all’elemento di base 28 mettendo in trazione il corpo di presa 4, 5 lungo la direzione di caricamento A.
Utilmente, l’utensile di caricamento 24 comprende due elementi di appoggio 29, 30, di cui un primo elemento di appoggio 29 ed un secondo elemento di appoggio 30, così da garantire massima stabilità quando disposti in configurazione di utilizzo.
Nella forma di attuazione mostrata nelle figure da 1 a 6, il primo elemento di appoggio 29 è sagomato a forcella e dimensionato per andare in appoggio sui manufatti lastriformi M, disponendosi almeno in parte attorno al secondo elemento 6 e consentire l’avvitamento del corpo a ghiera 8 da parte dell’operatore.
Il secondo elemento di appoggio 30, invece, è sagomato a perno, provvisto di un piede di appoggio 33 collocabile sui manufatti lastriformi M.
Utilmente, il secondo elemento di appoggio 30 è regolabile in altezza e, ad esempio, consiste nel gambo di una vite avvitabile in un corrispondente foro filettato ricavato sull’elemento di base 28.
In configurazione di utilizzo, l’elemento di base 28 è sostanzialmente parallelo ai manufatti lastriformi M e posto ad una prestabilita distanza dagli stessi, a consentirne l’impugnatura da parte dell’operatore.
La leva di azionamento manuale 31 è incernierata all’elemento di base 28 attorno ad un asse di incernieramento B.
Nella configurazione di utilizzo l’asse di incernieramento B è sostanzialmente ortogonale alla direzione di caricamento A e la leva di azionamento manuale 31 è disposta da parte opposta dei manufatti lastriformi M rispetto all’elemento di base 28.
In altre parole, nella configurazione di utilizzo la leva di azionamento manuale 31 è disposta sopra all’elemento di base 28, che a sua volta è disposto sopra ai manufatti lastriformi M.
In questo modo la leva di azionamento manuale 31 può essere azionata spingendola verso l’elemento di base 28 (i.e. abbassandola), il che permette anche di mantenere premuto l’elemento di base 28 verso i manufatti lastriformi M.
In altre parole, l’operatore deve applicare forza in una sola direzione (i.e. in direzione di avvicinamento ai manufatti lastriformi M) ottenendo contemporaneamente sia il mantenimento dell’utensile di caricamento 24 in posizione sui manufatti lastriformi M sia l’attivazione della leva di azionamento manuale 31.
L’elemento di aggancio 32 è montato sulla leva di azionamento manuale 31 in modo da sporgere a sbalzo per consentirne l’accoppiamento con l’apertura di inserimento 27.
La leva di azionamento manuale 31, l’elemento di aggancio 32 e l’asse di incernieramento B sono disposti a definire una leva di primo genere.
Il dispositivo 1 e l’utensile di caricamento 24 sono destinati a cooperare e formano un kit livellatore per la messa in opera di manufatti lastriformi per il rivestimento di pavimenti e/o pareti.
Il funzionamento del dispositivo 1 e dell’utensile di caricamento 24 illustrati nelle figure da 1 a 6 è il seguente.
Il primo elemento 2 viene posizionato sulla superficie pre-incollata da rivestire in corrispondenza del bordo di uno o di due manufatti lastriformi M già posizionati sulla superficie, avendo cura di collocare il corpo di base 3 sotto al suddetto bordo.
A questo punto si collocano i rimanenti manufatti lastriformi M sulle restanti porzioni del corpo di base 3, in una configurazione in cui il corpo di presa 4, 5 si erge tra le due coppie di manufatti lastriformi M oltre le loro superfici in vista.
Il corpo a ghiera 8 viene quindi calzato attorno al corpo di presa 4, 5, allineando i corpi di aggancio 10 alle sedi di inserimento 14, e in seguito ruotato attorno all’asse di rotazione R fino ad impegnare i bordi inclinati 11 dei corpi di aggancio 10 contro le rampe 9 e i denti di aggancio 12 nelle dentature di aggancio 13, in una configurazione di serraggio in cui i manufatti lastriformi M restano schiacciati tra il corpo di base 3 e la superficie anulare ringrossata 16 del corpo a ghiera 8.
Durante tale operazione, l’utensile di caricamento 24 viene impiegato per mettere in trazione il corpo di presa 4, 5 ed agevolare l’avvitamento del corpo a ghiera 8.
In caso di caricamento eccessivo applicato dall’utensile di caricamento 24, il corpo di presa 4, 5 si spezza in corrispondenza della seconda zona a frattura prestabilita 22 mentre la prima zona a frattura prestabilita 21 resta integra.
Una volta che la posa in opera si è stabilizzata, il corpo di presa 4, 5 ed il corpo a ghiera 8 vengono asportati mediante un’azione da parte dell’operatore sufficiente a provocare la rottura della prima zona a frattura prestabilita 21, ad esempio mediante un calcio.
Il corpo a ghiera 8 è riutilizzabile in successivi impieghi.
Nella seconda forma di attuazione mostrata nelle figure da 7 a 9, il dispositivo 1 comprende ancora un primo elemento 2, suddiviso in un corpo di base 3 e in un corpo di presa 4, 5, a sua volta suddiviso in una prima porzione 4 e in una seconda porzione 5, ed un secondo elemento 6, accoppiabile al primo elemento 2 allo scopo di serrare i due o più manufatti lastriformi M tra il corpo di base 3 ed il secondo elemento 6 ed assicurarne la complanarità.
In questa seconda forma di attuazione, tuttavia, il secondo elemento 6 non è più unibile al corpo di presa 4, 5 per avvitamento ma, bensì, mediante un accoppiamento a scorrimento.
Il secondo elemento 6, infatti, comprende un corpo a campana 34 calzabile attorno al corpo di presa 4, 5 e avente almeno un’apertura centrale 35 in cui il corpo di presa 4, 5 è inseribile in modo scorrevole lungo la direzione di caricamento A, il corpo a campana 34 e il corpo di presa 4, 5 comprendendo mezzi di attacco 36, 37 per il bloccaggio reciproco.
I mezzi di attacco 36, 37 comprendono:
- almeno una dentatura di attacco 36, che è ricavata sulla prima porzione 4 e si estende lungo la direzione di caricamento A; ed
- almeno un dente di attacco 37, che è ricavato sul corpo a campana 34 in prossimità dell’apertura centrale 35 ed è impegnabile a cricchetto nella dentatura di attacco 36.
Utilmente, i mezzi di attacco 36, 37 comprendono una pluralità di tali dentature di attacco 36 e di tali denti di attacco 37.
In particolare, sono previste diverse dentature di attacco 36 su ciascuna faccia contrapposta della prima porzione 4, così come diversi denti di attacco 37 sono previsti in corrispondenza dell’apertura centrale 35.
Nella forma di attuazione mostrata nelle figure, ad esempio, sono previste in tutto otto dentature di attacco 36 (quattro su una faccia e quattro sulla faccia opposta) e otto denti di attacco 37 (quattro su un lato dell’apertura centrale 35, che impegnano le dentature di attacco 36 di una faccia, e quattro sul lato opposto, che impegnano le dentature di attacco 36 dell’altra faccia).
Vantaggiosamente, almeno due delle dentature di attacco 36 hanno passo sfalsato tra loro, a consentire sempre l’accoppiamento di almeno uno dei denti di attacco 37.
Ad esempio, tutte le dentature di attacco 36 presentano una serie di denti distribuiti in successione lungo la direzione di caricamento A con un passo di 1 mm; quattro dentature di attacco 36, tuttavia, hanno inizio ad una quota sfalsata di 0,5 mm rispetto alle altre quattro dentature di attacco 36.
Visto che gli otto denti di attacco 37 sono tutti disposti ad una stessa quota, ciò significa che, quando quattro denti di attacco 37 ingranano perfettamente le corrispondenti dentature di attacco 36, i rimanenti quattro denti di attacco 37 non ci riescono.
Abbassando o alzando il corpo a campana 34 di 0,5 mm, invece, avviene l’inversione e i quattro denti di attacco 37 che prima non ingranavano entrano perfettamente in impegno sulle corrispondenti dentature di attacco 36, e viceversa.
Ciò significa che, anche se le dentature di attacco 36 hanno un passo pari a 1 mm (che è una dimensione sufficientemente grande da consentirne una fabbricazione semplice ed economica), è possibile trovare una posizione di ingranamento stabile ad ogni avanzamento di 0,5 mm (che è una dimensione sufficientemente piccola per garantire elevata precisione di posizionamento).
Come è possibile notare dal confronto con le figure da 1 a 6, si sottolinea che il primo elemento 2 mostrato nella seconda forma di attuazione delle figure da 7 a 9 è in tutto e per tutto identico a quello mostrato nella prima forma di attuazione delle figure da 1 a 6.
Anche il primo elemento 2 mostrato nella seconda forma di attuazione, infatti, comprende i corpi di aggancio 10 e i denti di aggancio 12 descritti per la prima forma di attuazione, così come il primo elemento 2 mostrato nella prima forma di attuazione comprende le dentature di attacco 36 descritte per la seconda forma di attuazione.
In altre parole, il primo elemento 2 mostrato nelle figure è un componente universale che può essere impiegato sia con un secondo elemento 6 sagomato a ghiera, come nelle figure da 1 a 6, sia con un secondo elemento 6 sagomato a campana, come nelle figure da 7 a 9.
Questo accorgimento permette di semplificare, e non poco, i processi produttivi del dispositivo 1.
Non si escludono, tuttavia, alternative soluzioni realizzative in cui i primi elementi 2 delle due forme di attuazione mostrate nelle figure da 1 a 6 e da 7 a 9 siano diversi tra loro.
Ad esempio, nella prima forma di attuazione possono essere presenti solo i corpi di aggancio 10 e non le dentature di attacco 36 e nella seconda forma di attuazione possono essere presenti solo le dentature di attacco 36 e non i corpi di aggancio 10.
Utilmente, l’utensile di caricamento 24 mostrato nella forma di attuazione delle figure da 7 a 9 è in tutto e per tutto analogo a quello mostrato nella forma di attuazione delle figure da 1 a 6, ad eccezione del fatto che il primo elemento di appoggio 29 sagomato a forcella non è dimensionato per andare in appoggio sui manufatti lastriformi M ma bensì per appoggiarsi sul corpo a campana 34.
È facile comprendere che in questo caso, durante l’azionamento dell’utensile di caricamento 24, l’operatore deve applicare forza in una sola direzione (i.e. in direzione di avvicinamento dell’utensile di caricamento 24 ai manufatti lastriformi M) ottenendo contemporaneamente sia di spingere il corpo a campana 34 verso i manufatti lastriformi M sia l’attivazione della leva di azionamento manuale 31 e la messa in trazione del corpo di presa 4, 5.
Il funzionamento del dispositivo 1 e dell’utensile di caricamento 24 illustrati nelle figure da 7 a 9 è il seguente.
Il primo elemento 2 viene posizionato sulla superficie pre-incollata da rivestire in corrispondenza del bordo di uno o di due manufatti lastriformi M già posizionati sulla superficie, avendo cura di collocare il corpo di base 3 sotto al suddetto bordo.
A questo punto si collocano i rimanenti manufatti lastriformi M sulle restanti porzioni del corpo di base 3, in una configurazione in cui il corpo di presa 4, 5 si erge tra le due coppie di manufatti lastriformi M oltre le loro superfici in vista.
Il corpo a campana 34 viene quindi calzato attorno al corpo di presa 4, 5, con i denti di attacco 37 che impegnano a cricchetto le dentature di attacco 36 fino ad una configurazione di serraggio in cui i manufatti lastriformi M restano schiacciati tra il corpo di base 3 e la superficie anulare ringrossata 16, presente anche nel corpo a campana 34.
Per garantire la perfetta complanarità dei manufatti lastriformi M, il corpo a campana 34 può essere spinto con maggior forza lungo il corpo di presa 4, 5 grazie all’utensile di caricamento 24.
In caso di caricamento eccessivo applicato dall’utensile di caricamento 24, il corpo di presa 4, 5 si spezza in corrispondenza della seconda zona a frattura prestabilita 22 mentre la prima zona a frattura prestabilita 21 resta integra.
Una volta che la posa in opera si è stabilizzata, il corpo di presa 4, 5 ed il corpo a campana 34 vengono asportati mediante un’azione da parte dell’operatore sufficiente a provocare la rottura della prima zona a frattura prestabilita 21, ad esempio mediante un calcio.
Il corpo a campana 34 è riutilizzabile in successivi impieghi.
Claims (10)
- RIVENDICAZIONI 1) Dispositivo (1) livellatore per la messa in opera di manufatti lastriformi per il rivestimento di pavimenti e/o pareti, comprendente: - almeno un primo elemento (2) provvisto di: - un corpo di base (3) sostanzialmente piano per l’appoggio di almeno due manufatti lastriformi (M) adiacenti; ed - un corpo di presa (4, 5) che è associato sostanzialmente ortogonale a detto corpo di base (3), detto corpo di base (3) essendo atto a ricevere in appoggio detti manufatti lastriformi (M) da parti opposte di detto corpo di presa (4, 5); ed - almeno un secondo elemento (6) associabile a detto corpo di presa (4, 5) per il serraggio di detti manufatti lastriformi (M) tra detto corpo di base (3) e detto secondo elemento (6) a definire la complanarità di detti manufatti lastriformi (M); caratterizzato dal fatto che detto corpo di presa (4, 5) comprende: - almeno una prima porzione (4) che è associata a detto corpo di base (3) lungo una prima zona a frattura prestabilita (21) e a cui è associabile detto secondo elemento (6); ed - almeno una seconda porzione (5) che è associata a detta prima porzione (4) lungo una seconda zona a frattura prestabilita (22) e che comprende mezzi di accoppiamento (23) ad almeno un utensile di caricamento (24) atto a mettere in trazione detto corpo di presa (4, 5) lungo una direzione di caricamento (A) sostanzialmente ortogonale a detto corpo di base (3); in cui detta prima zona a frattura prestabilita (21) ha una resistenza alla rottura maggiore di detta seconda zona a frattura prestabilita (22), detto corpo di presa (4, 5) rompendosi in corrispondenza di detta seconda zona a frattura prestabilita (22) e non in corrispondenza di detta prima zona a frattura prestabilita (21) nel caso in cui detto utensile di caricamento (24) applichi una forza superiore ad un valore di soglia.
- 2) Dispositivo (1) secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che detta prima zona a frattura prestabilita (21) si estende su una prima area di sezione indebolita (25) e detta seconda zona a frattura prestabilita (22) si estende su una seconda area di sezione indebolita (26), detta prima area di sezione indebolita (25) essendo più estesa di detta seconda area di sezione indebolita (26).
- 3) Dispositivo (1) secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detta prima porzione (4) è sostanzialmente piastriforme e detta seconda porzione (5) è disposta alla sommità di detta prima porzione (4) ed è sagomata ad arco, tra detta prima porzione (4) e detta seconda porzione (5) essendo delimitata almeno un’apertura di inserimento (27) attraversabile almeno in parte da detto utensile di caricamento (24), detti mezzi di accoppiamento (23) essendo definiti da detta apertura di inserimento (27).
- 4) Dispositivo (1) secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detto secondo elemento (6) comprende un corpo a ghiera (8) calzabile attorno a detto corpo di presa (4, 5) ed avvitabile attorno ad un asse di rotazione (R) sostanzialmente parallelo a detta direzione di caricamento (A), detto corpo a ghiera (8) comprendendo almeno una rampa (9) sostanzialmente elicoidale impegnabile da almeno un corpo di aggancio (10) associato a detta prima porzione (4).
- 5) Dispositivo (1) secondo la rivendicazione 4, caratterizzato dal fatto che detto corpo di aggancio (10) comprende almeno un dente di aggancio (12) che si estende verso detto corpo di base (3) e detta rampa (9) comprende almeno una dentatura di aggancio (13) in cui detto dente di aggancio (12) è impegnabile a cricchetto.
- 6) Dispositivo (1) secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detto secondo elemento (6) comprende un corpo a campana (34) calzabile attorno a detto corpo di presa (4, 5) e avente almeno un’apertura centrale (35) in cui detto corpo di presa (4, 5) è inseribile in modo scorrevole lungo detta direzione di caricamento (A), detto corpo a campana (34) e detto corpo di presa (4, 5) comprendendo mezzi di attacco (36, 37) per il bloccaggio reciproco.
- 7) Dispositivo (1) secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detti mezzi di attacco (36, 37) comprendono: - almeno una dentatura di attacco (36), che è ricavata su detta prima porzione (4) e si estende lungo detta direzione di caricamento (A); ed - almeno un dente di attacco (37), che è ricavato su detto corpo a campana (34) in prossimità di detta apertura centrale (35) ed è impegnabile a cricchetto in detta dentatura di attacco (37).
- 8) Dispositivo (1) secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detti mezzi di attacco (36, 37) comprendono una pluralità di dette dentature di attacco (36) e di detti denti di attacco (37), almeno due di dette dentature di attacco (36) avendo passo sfalsato a consentire sempre l’accoppiamento di almeno uno di detti denti di attacco (37).
- 9) Kit livellatore per la messa in opera di manufatti lastriformi per il rivestimento di pavimenti e/o pareti, comprendente: - almeno un dispositivo (1) secondo una o più delle rivendicazioni da 1 a 8; e - almeno un utensile di caricamento (24) comprendente: - almeno un elemento di base (28); - almeno un elemento di appoggio (29, 30), che è associato a detto elemento di base (28) e che è collocabile in una configurazione di utilizzo in cui appoggia su almeno uno tra detto secondo elemento (6) e detti manufatti lastriformi (M); - almeno una leva di azionamento manuale (31), che è associata a detto elemento di base (28) in modo mobile e che porta almeno un elemento di aggancio (32) accoppiabile con detti mezzi di accoppiamento (23), la movimentazione di detta leva di azionamento manuale (31) rispetto a detto elemento di base (28) mettendo in trazione detto corpo di presa (4, 5) lungo detta direzione di caricamento (A).
- 10) Kit secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detta leva di azionamento manuale (31) è incernierata a detto elemento di base (28) attorno ad un asse di incernieramento (B), in detta configurazione di utilizzo detto asse di incernieramento (B) essendo sostanzialmente ortogonale a detta direzione di caricamento (A) e detta leva di azionamento manuale (31) essendo disposta da parte opposta di detti manufatti lastriformi (M) rispetto a detto elemento di base (28).
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2016
- 2016-09-26 IT IT102016000096341A patent/IT201600096341A1/it unknown
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