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Hans Jonas

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.

Hans Jonas (1903 – 1993), filosofo tedesco naturalizzato statunitense.

  • Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la sopravvivenza di un'autentica vita umana sulla terra.[1] [etica della reciprocità]
  • Cinque anni di servizio militare nell'esercito inglese, nella guerra contro Hitler, inaugurarono la seconda fase della mia vita teoretica. Privo di libri e strumenti di ricerca fui costretto a interrompere il lavoro sulla gnosi. Ma qualcosa di più sostanziale e fondamentale era in gioco. La situazione catastrofica, la rovina incombente di un mondo, la crisi progressiva della civiltà, la prossimità della morte, la scarna essenzialità cui la vita era stata ridotta – tutti questi elementi costituivano un argomento sufficiente per ripensare i fondamenti del nostro essere e per riconsiderare i principi che orientano le nostre riflessioni su di essi. Così, costretto a contare sulle mie sole risorse, non potei far altro che tornare al compito fondamentale del filosofo, e alla sua occupazione naturale – pensare. E se, quando si vive in tende e baracche, spostandosi o mantenendo una posizione, pulendo le armi o sparando, l'estrema semplicità e rozzezza e la desolazione disciplinata della vita del soldato in una lunga guerra non possono favorire affatto l'attività speculativa, nemmeno la impediscono, e stimolano anzi molto a pensare – e a pensare in modo logico – quando vi sia la volontà di farlo.[2]
  • Dopo Auschwitz possiamo e dobbiamo affermare con estrema decisione che una Divinità onnipotente o è priva di bontà o è totalmente incomprensibile.[3]
  • Non si deve mai fare dell'esistenza o dell'essenza dell'uomo globalmente inteso una posta in gioco nelle scommesse dell'agire.[4]
  • Preso nella morsa di questa sfida [il nostro ambiente in pericolo], il genere umano diventa per la prima volta uno solo, che lo sappia già o no, saccheggiando la propria dimora terrena, condividendo il destino della propria rovina, essendo l'unico possibile salvatore di entrambi: la terra e se stesso. Una nuova solidarietà di tutto il genere umano sta sorgendo tra noi. Una colpa comune ci lega, un interesse comune ci unisce, un destino comune ci attende, una responsabilità comune ci chiama [...]. Lasciatemi concludere con una valutazione simbolica di come la "condizione umana" sia venuta trasformandosi. Una volta era la religione a dirci che eravamo tutti peccatori a causa del peccato d'origine. Oggi è l'ecologia del nostro pianeta che ci accusa di essere tutti peccatori a causa dell'eccessivo sfruttamento dell'ingegno umano. Una volta era la religione a terrorizzarci con il Giudizio universale alla fine dei tempi. Oggi è il nostro torturato pianeta a predirci l'approssimarsi di quel giorno senza alcun intervento divino. L'ultima rivelazione, che non giungerà da alcun monte Sinai né da alcun monte delle beatitudini, né da alcun albero della bodhi di Buddha, è il grido silenzioso delle cose stesse, quelle che dobbiamo sforzarci di risolvere per arginare i nostri poteri sul mondo, altrimenti moriremo tutti su questa terra desolata che un tempo era il creato.[5]
  • Selezionare e ristrutturare il patrimonio genetico della popolazione è ben diverso che proteggerlo dal deterioramento.[6]

La filosofia alle soglie del Duemila

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  • Come per molte altre cose la Seconda guerra mondiale ha rappresentato uno spartiacque anche per la filosofia [...]. Al pensiero abituato a vivere in alto, nel cielo, sopraggiunse la visione sconvolgente delle forze che lottavano in basso, sulla terra, ed esso fu costretto a mescolarsi al corso delle cose [...]. L'impegno morale penetrò di sé la ricerca teorica.
  • Da Copernico in poi, non più l'universo, ma solo la terra è la dimora della vita. Nulla nell'immensità di tutto ciò che resta ci garantisce che una tale dimora debba esserci in generale. Perciò dobbiamo considerare noi e ogni vita intorno a noi come un raro caso fortunato nel cosmo, che ha consentito ad una possibilità celata nel grembo della materia e rimasta tale in ogni sua regola di realizzarsi in modo del tutto eccezionale.
  • È molto dubbio che la filosofia possa essere oggi identificata con alcunché di univoco ed unitario.

Note

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  1. Da Il principio responsabilità, p. 15.
  2. Dalla premessa a Dalla fede antica all'uomo tecnologico, p. 29.
  3. Citato in Eugenio Spedicato, La strana creatura del caos: idee e figure del male nel pensiero della modernità, Donzelli Editore, Roma 1997. ISBN 88-7989-348-3
  4. Da Il principio responsabilità, p. 47.
  5. Da Il concetto di Dio dopo Auschwitz, pp. 48-49.
  6. Da Tecnica, medicina ed etica.

Bibliografia

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  • Hans Jonas, La filosofia alle soglie del Duemila, a cura di C. Angelino, Il melangolo, Genova, 1994.
  • Hans Jonas, Il concetto di Dio dopo Auschwitz. Una voce ebraica, a cura di G. Angelino, Il Nuovo Melangolo, 1993.
  • Hans Jonas, Dalla fede antica all'uomo tecnologico, a cura di Alessandro Dal Lago, Il Mulino, Bologna, 2001.
  • Hans Jonas, Il principio responsabilità. Un'etica per la civiltà tecnologica, a cura di P.P. Portinaro, Einaudi, Torino, 1990.

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