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Rivoltella

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Disambiguazione – Se stai cercando il comune soppresso della Lombardia, ora frazione di Desenzano del Garda in provincia di Brescia, vedi Rivoltella del Garda.
Disambiguazione – Se stai cercando il comune soppresso della Lombardia, ora l'unica frazione di Rosasco in provincia di Pavia, vedi Rivoltella (Rosasco).
Disegno di rivoltella del XIX secolo, sistema Lefaucheux. Cartucce con innesco a spillo.

La rivoltella, nota anche come revolver o pistola a tamburo, è un tipo di arma corta a ripetizione manuale semplice (tecnicamente, arma corta a ripetizione multicamera monocanna), caratterizzata da un serbatoio a tamburo girevole capace di un numero limitato di colpi (tra 5 e 10), che ad ogni semi-rotazione presenta alla canna una cartuccia alla volta. Inizialmente questi tamburi erano ad avancarica, ma dal 1857 circa, sono diventati a retrocarica, seguendo lo sviluppo delle nuove cartucce.

Dal particolare movimento del tamburo (a rotazione) deriva il verbo revolvere, che in lingua latina significa girare o rivoltare, usato prima dai francesi e poi dagli anglofoni.

Il revolver è generalmente uno dei simboli più comuni dei film western e del far west dell'America settentrionale del XIX secolo. Precede la pistola semiautomatica di circa 60 anni, anche se in effetti, le rivoltelle a retrocarica con cartuccia unitaria, anticipano le pistole semiauto di soli 20 anni circa.

rivoltina o pepperbox (1808)

La rivoltella nacque nella prima metà del 1800, come evoluzione concettuale di un tipo di pistola multicanna (rivoltina o pepperbox), costituita appunto da una serie di canne affiancate in circolo, che potevano essere girate a mano dal tiratore e caricate dalla volata della canna. Ma come sempre, fu la munizione a determinare i tempi e le caratteristiche delle armi. Infatti, fino a metà del secolo, il caricamento dei revolver era per lo più ad avancarica. Il periodo di spartiacque che mescolò e divise le armi ad avancarica da quelle a retrocarica, durò decenni, dove queste ultime avevano ormai bossoli metallici e cartucce a spillo o cartucce a percussione anulare (1850), per finire con quelle a percussione centrale (1857), che tuttora rappresentano lo standard delle cartucce e quindi delle armi. Da lì nacquero poi le varie rivoltelle a retrocarica.

La storia vuole che vari fattori, tra cui l'estrema inaffidabilità delle prime meccaniche dell'Ottocento, a causa della limitata capacità tecnica dei tempi (nei quali ogni elemento metallico era forgiato a mano), ed ovviamente anche l'aumento del peso che ogni canna aggiungeva allo schema pepperbox, costrinse alla ricerca di nuove soluzioni diverse, anche in vista dell'esigenza di garantire ricariche più rapide nei serbatoi (tamburi), cosa che nelle pistole multicanna dell'epoca, ancora ad avancarica, sarebbe stato un obiettivo difficile da ottenere se non impossibile. Ad oggi, soltanto i fucili doppiette giustapposti e sovrapposti ed alcune mitragliatrici multicanna, se non qualche “strana pistola ” di dubbia utilità, mantengono questo sistema multicanna, ma utilizzando la retrocarica delle cartucce. Così, invece di adottare più armi o armi a due o più canne, si pensò ad un metodo per poter sparare più colpi con la stessa canna e con la stessa arma. E in un qualche modo, nacque così la pistola moderna monocanna a ripetizione.

Revolver a tamburo di Collier, a pietra focaia (1818)

Nel 1818, l'ingegnere Elisha H. Collier sviluppò e brevettò in Inghilterra un modello di pistola a tamburo a monocanna, con già la forma della rivoltella attuale, ma di scarsa praticità per il tipo di accensione delle cariche di lancio, che era ancora a pietra focaia, e per il fatto che la rotazione del tamburo doveva avvenire manualmente, colpo su colpo. In quegli stessi anni, vennero sviluppate le prime capsule a percussione, che entrarono in uso più comune negli anni trenta, sulle prime pistole cosiddette a percussione, ma sempre ad avancarica.

Nel 1833 a Gadoni in Sardegna, Francesco Antonio Broccu, fabbro artigiano dal multiforme ingegno, progetta e costruisce anche una rivoltella a tamburo, molto simile a quelle che saranno prodotte anni dopo da Samuel Colt (non vi sono comunque prove di alcun contatto tra Colt e Broccu). Per questa sua invenzione ricevette vari riconoscimenti ed un premio di 300 franchi, da parte del re Carlo Alberto. Ma purtroppo, Broccu non brevettò mai le sue invenzioni, inclusa questa pistola, e nessun costruttore italiano o europeo approfittò mai dell'idea, pur senza brevetto.[1][2]

Darling pepperbox

Nel 1836, i fratelli Darling brevettarono negli Stati Uniti un modello di pepperbox a rotazione non-manuale, come invece funzionavano i revolver fino ad allora. Questa aveva (come le altre prima) un fascio di canne lunghe disposte in modo da formare una struttura cilindrica ruotante simile ad un tamburo, ma anche una meccanica di rotazione detta "automatica" (probabilmente, simile alla single-action di oggi). Le rivoltine furono comunque prodotte per altri decenni, nonostante la scarsa praticità di pesi ed ingombri (specialmente nei calibri maggiori), seguendo anche i cambiamenti delle varie cartucce per pistole a retrocarica, che non tardarono ad arrivare.

Colt Paterson 1838

Alla fine, l'idea di combinare le migliori caratteristiche del revolver di Collier (il tamburo) con le capsule a percussione delle rivoltine più moderne, fu presa e sviluppata in modo concreto da Samuel Colt, che nel 1836 (oltre a cercare di fondare la sua Company ) ottenne il brevetto per iniziare la produzione di un proprio revolver, il modello Paterson del 1836, nel quale l'accensione delle cariche di lancio avveniva tramite i luminelli e le capsule, come nella stessa pistola di Francesco A. Broccu del 1833.

La Colt Navy del 1851 calibro .36, arma ad avancarica del tamburo (sulla cui parte posteriore si trovano i luminelli)

Il Paterson fu il primo vero revolver monocanna affidabile e ad esso seguirono tanti altri modelli di grande successo e popolarità, come ad esempio il modello Navy del 1850, anche se erano ancora tutte pistole ad avancarica del tamburo. Oppure, il modello Dragoon, che sparava sei colpi in calibro .44, e prodotta con lievi modifiche fino al 1861. Tant'è che, l'inventore americano Colt, nel 1855 gettò le fondamenta per una delle aziende che risultò essere per tanti anni leader nella produzione mondiale di armi, soprattutto corte: quando si dice «Colt», le prime cose che vengono in mente sono i revolver e la pistola M1911 (anche se il progetto era di John Browning), non certo il Winchester o il Kalashnikov AK-47, ma nemmeno il fucile AR-15 (benché diventerà di "proprietà" Colt, ma si parla del secondo dopoguerra).

Nel 1858, Joseph Rider applica il meccanismo della Colt, nel revolver Remington Rider Double Action, creando probabilmente la prima rivoltella a doppia azione prodotta negli USA.[3]

La tecnica e la meccanica

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S&W Model 3 in .44 Russian (1870)

Fino all'aprile del 1869, la Smith & Wesson detenne il brevetto della retrocarica, che le consentiva l'esclusiva nella fabbricazione di revolver con tamburo forato da parte a parte, e quindi dell'uso di cartucce caricate dal retro. E dal 1854 (anno del primo brevetto) fino al 1875, produsse varie revolver a retrocarica, di vari calibri. Notevole fu anche il modello 1870, che aveva un estrattore a stella (brevettato) per scaricare tutti i bossoli del tamburo in un gesto solo, venne prodotto fino a 1915.

Il celebre Colt Single Action Army del 1873 in astuccio con accessori e cartucce calibro .357 Magnum

Nel 1873, la Colt presentò il suo primo revolver a retrocarica veramente pratico nell'uso, il Single Action Army, che venne prodotto ininterrottamente fino al 1941 (68 anni), in vari calibri tra cui il più longevo .45 Colt.

In queste prime rivoltelle, dopo lo sparo, si doveva riarmare il cane manualmente, facendo così ruotare il tamburo sino alla posizione di sparo della cartuccia successiva (armi "a singola azione") e l'azione, ricaricava la molla di scatto del cane stesso.

Furono costruiti modelli con tamburi rotanti sia in senso orario che antiorario, e già verso la metà del Ottocento, esistevano revolver a "doppia azione", nei quali il grilletto svolgeva la doppia funzione di armare il cane, nella prima parte della sua corsa, e di rilasciarlo nel breve tratto restante (ad esempio, molte pepperbox o i modelli di Robert Adams). Ma solo con i progressi tecnologici, furono prodotte armi "a doppia azione" veramente affidabili.

Il minimo ed ineliminabile spazio fra l'invito della canna (in realtà col perfezionamento delle tecniche produttive la larghezza dell'invito fu molto ridotta, preferendosi lavorare sulla precisione di allineamento delle camere di cartuccia) e la parte anteriore del tamburo causava, e causa tuttora in tutti i revolver, una certa fuoriuscita dei gas in espansione e perciò una leggera caduta della pressione di spinta. Questo tuttavia non pregiudica in misura significativa il funzionamento.

Oltre alle versioni a rotazione manuale in azione singola o doppia, sono esistiti ed esistono ancora dei modelli di rivoltelle semiautomatiche, come la moderna Mateba Autorevolver o la più antica Webley-Fosbery, che usano la spinta del rinculo per ricaricare/riarmare il meccanismo di azione. Queste però sono poco diffuse, in quanto non presentano caratteristiche nettamente superiori alle rivoltelle né alle pistole semiautomatiche, avendo più gli svantaggi che non.

I punti deboli

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The Faithful Colt (la fedele Colt - Army mod. 1860, in calibro .44, ad avancarica del tamburo), in un notissimo dipinto di W. M. Harnett, come immagine pubblicitaria del 1890 (una delle prime in assoluto).

Le prime rivoltelle a retrocarica, venivano alimentate dal retro del tamburo, attraverso uno sportellino situato in genere sul lato destro del castello, che apriva il varco alle cartucce. Dallo stesso punto, l'arma veniva scaricata dei bossoli esplosi: il tamburo girava in senso orario ed il bossolo vuoto si trovava appunto sulla destra; un pistoncino situato sotto alla canna, leggermente disassato, permetteva di spingere via il bossolo vuoto, una volta aperto lo sportellino, e questa operazione richiedeva ovviamente un certo tempo. Per ovviare a questo problema, il maggiore di cavalleria George W. Schofield progettò per la Smith & Wesson un'arma a castello basculante (in inglese top-break). Il vantaggio di tale sistema era che, all'apertura, i bossoli venivano espulsi automaticamente e l'arma era già pronta per accogliere le nuove cartucce, semplificando molto il caricamento, soprattutto nel caso di un soldato in sella. In questo caso, la tacca di mira fungeva da gancio per tenere chiusa l'arma.

Per queste tipologie di rivoltelle, i problemi venivano dalle rotture dei fermi di chiusura o comunque dalla mancata ritenzione del blocco, nel suo complesso, che poteva causare pericolose aperture della pistola durante lo sparo, con conseguente controlancio del bossolo contro il tiratore e/o di altri pezzi eventualmente sganciatisi dalla rottura. Successivamente il sistema divenne più affidabile e rimase in produzione per le pistole d'ordinanza britanniche Webley in calibro .38 e .455, fino a tutta la seconda guerra mondiale.

Webley Mark IV

La massima affidabilità però non fu raggiunta neanche con il sistema moderno, che prevede il basculamento laterale del tamburo, poiché, oltre alle sollecitazioni termodinamiche cui si sottoponeva l'intero castello, e quindi a maggior ragione il sistema di apertura e ritenuta, la stessa necessaria frequenza d'uso del meccanismo ne determinava effetti di logorio, non essendo infrequente il caso di rottura dei perni.

Altrettanto grave si rivelò, nell'attesa che si elevasse la precisione nella realizzazione dei singoli pezzi, il problema dei difetti di allineamento, anche incidentali, del tamburo, in qualche occasione dovuti all'irregolare meccanismo di rotazione (che, ad esempio anticipando la rotazione di una frazione di secondo prima dello sparo, poteva disassare cilindro e canna): in questi casi i problemi più gravi potevano nascere dall'urto della pallottola sul bordo della canna stessa, con pericolosissimi picchi pressori che portavano facilmente all'esplosione del tamburo, anche in considerazione del fatto che, fin dal primo apparire delle cartucce a percussione centrale, molti tiratori avevano iniziato a ricaricare personalmente i bossoli sparati, senza porre troppa attenzione al dosaggio della polvere.

Una Smith & Wesson modello 60. Le guancette del calcio sono ergonomiche ed in gomma dura per offrire una migliore impugnabilità.

Con l'esperienza realizzata sul campo dalle centinaia di migliaia di tiratori (talvolta a loro spese, in caso di incidente), e grazie anche al massiccio ricorso a questo tipo di arma portatile, leggera e di pronto impiego, che ebbe luogo nel leggendario «Far West », la Colt applicò metodologie industriali alla produzione di pezzi più precisi, più affidabili e, innovativamente, collaudati uno ad uno.

Sul finire del Ottocento fu perfezionato il meccanismo di doppia azione, già menzionato, con il quale è possibile sparare mediante la sola pressione sul grilletto, senza dover armare il cane con il pollice ad ogni colpo: ciò consente lo sparo di più colpi al secondo, in dipendenza della velocità del dito del tiratore.

Una volta consolidata la produzione intorno a modelli di provata affidabilità, vennero messi in commercio anche modelli con optional, fra i quali grande apprezzamento riscossero le guance del calcio decorate (in avorio, madreperla, argento o con fregi ed istoriazioni su legno pregiato). Alcune pistole vennero ricoperte da bagnatura d'argento o (ma furono davvero pochissimi esemplari) d'oro.

Da un punto di vista tecnico, si implementò l'accessoristica funzionale nel senso, ad esempio, di realizzare ausili di estrazione che, una volta aperto il tamburo, facilitassero la rimozione dei bossoli e si diede grande attenzione all'ergonomia, adeguando grilletti, ponticelli, cani, calci ed in genere ogni elemento della rivoltella alle misure biologicamente considerate standard per la media dell'utenza.

Con l'inizio del secolo (1901) entra sul mercato del tiro a segno, anche un modello particolare di rivoltella automatica (probabilmente la prima), la "auto-armante" Webley-Fosbery Self-Cocking Automatic, in grado di sfruttare le forze del rinculo per la ricarica; benché il colonnello Fosbery avesse brevettato il sistema già nel 1895, usando un prototipo modificato di una Colt SAA.

Una S&W 686 in calibro 357 magnum

Nel tempo, anche grazie all'ingresso di nuovi produttori in questo particolare mercato, i modelli di rivoltella si moltiplicarono, distinguendosi tecnicamente per:

Una Ruger SP101
  • calibro: dal sottile e leggero .22, adatto al tiro di precisione, al .44 Magnum, reso noto da certa letteratura popolare, e ad altri assai potenti (ad es. il .454 Casull oppure il 500 Smith & Wesson Magnum), i calibri usati sono numerosissimi; in tempi recenti si è assistito ad un certo revival del .38 Special, le cui caratteristiche (nelle versioni potenziate +P) sono alquanto affini a quelle del calibro 9 mm Parabellum delle pistole semiautomatiche, e che infatti è in uso anche presso alcune forze di Polizia;
  • tamburi: i modelli più diffusi contengono da 6 a 8 cartucce, ma vi sono anche armi particolari più o meno capienti;
  • canna: dalla canna super-corta da mezzo pollice, capace di consentire impensabili occultamenti dell'arma, sino alle pistole "cinematografiche" da mezzo metro (in realtà di scarsissima utilità, se non per la caccia nei paesi in cui ciò è consentito), anche nella lunghezza delle canne la gamma delle opzioni è vastissima, imperniandosi inoltre su questo punto il fattore della deterrenza visiva;
  • azione: i modelli a sola "singola azione", quantunque minoritari nella produzione corrente, resistono bene sul mercato a causa della maggior robustezza e del loro minor costo, e sono frequentemente usati per caccia o tiro. Si trovano talvolta distribuiti ad utenze professionali di prevedibile basso rischio, mentre la maggior parte degli utenti operativi richiede espressamente il requisito della "doppia azione", che anzi ha costituito elemento di preferenza nella scelta fra rivoltella e pistola semiautomatica sin quando la doppia azione non si è diffusa anche per quella. I tentativi di produrre rivoltelle con ripetizione a raffica si sono scontrati con diversi problemi tecnici, primo fra i quali la scarsa capienza di serbatoio, e non hanno avuto seguito.

Va detto che, dalle prime pistole Colt furono derivati anche diversi tipi di fucile/carabina con serbatoio a tamburo, che ricalcavano lo schema delle ordinarie pistole, ma con calcio e canna opportunamente allungati. Questi non ottennero successi travolgenti, anche perché per il particolare modo di lancio del proiettile non si potevano mai raggiungere potenze e gittate pari a quelle di una normale arma lunga.

  1. ^ Red, LA RIVOLTELLA - Fenomenologia di una scoperta italiana, su fenomenologia.net, 25 febbraio 2021. URL consultato il 26 agosto 2023.
  2. ^ Alerugolo, Accademia della Cultura: Un tipo speciale di “arma intelligente”: il brevetto, su Accademia della Cultura, 24 marzo 2020. URL consultato il 29 agosto 2023.
  3. ^ Farwest it Sergio Mura, Le prime “self cocking” della Colt : www.farwest.it, su farwest.it. URL consultato il 18 settembre 2023.
  • Ricketts H., Armi da Fuoco, Mursia, 1962.
  • Peterson H., Armi da Fuoco nei Secoli, Mondadori, 1964.
  • Cadiou R., Alphonse R., Armi da Fuoco, Mondadori, 1978.
  • Hogg I. Il Grande Libro delle Pistole di Tutto il Mondo, De Vecchi, 1978.
  • Wilson R., Colt: Una Leggenda Americana, Gremese, 1987.
  • Wilson R., La Conquista del West: Armi e Avventure del West Americano, Gremese, 1987.
  • Venner D., Revolvers et Pistolets Américains, coll. L'Univers des armes, Solar, 1996.
  • Henrotin Gerard, Iver Johnson Top Break Safety Revolvers Explained - ebook (HLebooks.com - 2010).

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