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Rosso e Nero (De Felice)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Rosso e Nero
AutoreRenzo De Felice, Pasquale Chessa
1ª ed. originale1995
Generelibro-intervista
Lingua originaleitaliano

Rosso e Nero (talvolta citato erroneamente come Il rosso e il nero) è un libro-intervista di Renzo De Felice a cura di Pasquale Chessa, edito da Baldini & Castoldi nel 1995, mentre De Felice era impegnato nella scrittura dell'ultimo volume della biografia di Mussolini relativo alla guerra civile 1943-1945, per anticiparne i contenuti in forma divulgativa.

L'opera fu un grande successo editoriale: con trentamila copie esaurite nei primi due giorni, che non bastarono a soddisfare neanche la metà delle richieste[1], si impose subito nella classifica della saggistica come best seller, insieme a un altro libro che affrontava le stesse tematiche ma con un'opposta impostazione culturale, Il filo nero di Giorgio Bocca, uscito lo stesso giorno[2][3]. Raggiunse anche il primo posto della classifica generale e lo mantenne per una settimana, venendo sorpassato da un romanzo di grande successo come Un luogo chiamato libertà di Ken Follett[4].

Oltre che per le interpretazioni controcorrente di temi come l'8 settembre 1943, il motivo per cui Mussolini aveva fondato la Repubblica Sociale Italiana, la consistenza militare della Resistenza e l'atteggiamento della popolazione verso gli eventi bellici, il libro fece molto discutere per l'utilizzo di espressioni sferzanti quali «baracca resistenziale» – in riferimento al sistema di compromessi operante tra gli Alleati e le varie anime politiche della Resistenza, esemplificato dalla contrastata nomina di Raffaele Cadorna a comandante del Corpo Volontari della Libertà – e «vulgata», definizione applicata alla storiografia di ispirazione antifascista, giudicata «ontologicamente ideologica» così come la contrapposta versione neofascista (anch'essa definita «vulgata»), nonché «aggressivamente egemonica». Tali giudizi suscitarono un grande dibattito e numerose polemiche[5][6].

Per aver avvalorato l'ipotesi della cosiddetta "pista inglese" sulla morte di Mussolini e sostenuto l'esistenza del carteggio tra il duce e Churchill, Denis Mack Smith lo accusò di essere antibritannico[7]. Marco Revelli gli dedicò un intero paragrafo del suo saggio Le due destre, intitolato "Lo storico della gente", in cui lo studioso del fascismo era definito «una sorta di Tamaro della storiografia» e Rosso e Nero un libro

«sgangherato, privo dei più elementari riferimenti bibliografici, inframmezzato da luoghi comuni e ingenuità assai poco "scientifiche" [...] Ma, appunto, nonostante le dichiarazioni formali [...], l'intento di De Felice non è affatto scientifico. Al centro ha una forte, quasi ossessiva progettualità politico-ideologica: la riproposizione di una identità nazionale unitaria del "popolo italiano" contro le scissioni della sua storia. La fondazione di un nuovo patriottismo nazionale, al di là della contrapposizione fascismo/antifascismo, e più in generale al di là di ogni contrapposizione etico-politica vissuta come sfida all'unità morale degli italiani. Per quanto riguarda il metodo De Felice riproduce, sul piano storiografico, quanto il populismo oligarchico di Fini e Berlusconi ha fatto sul piano politico: la svalorizzazione indifferenziata e sistematica, non argomentata razionalmente ma evocata emotivamente, dell'intero cinquantennio precedente, considerato irrimediabilmente minato dalla tabe ideologica[8]

Enzo Collotti ha definito l'opera «squallido pamphlet» che «senza reticenze sposa le tesi apologetiche del patriottismo di Mussolini e di altri collaborazionisti e sostiene l'impossibile tesi che Salò salvò il salvabile dopo l'armistizio del 1943»[9].

Anche il filosofo e storico Norberto Bobbio, in una recensione del libro di De Felice, avanza numerose critiche. Tra queste spicca certamente quella alla concezione metodologica di De Felice stesso, il quale insiste nel rivendicare il carattere scientifico della storiografia solo quando è fondata unicamente sui fatti. Bobbio obbietta che lo storico deve pur scegliere tra fatti ritenuti rilevanti o irrilevanti ed è inevitabilmente portato ad affermare una sua prospettiva morale quanto politica. A questo Bobbio aggiungeva la radicalità dell'antitesi tra fascismo e antifascismo, che non si sarebbe potuta superare in nome della famigerata "identità nazionale".[10]

  1. ^ Adnkronos, 11 settembre 1995: Renzo De Felice: in due giorni esaurito "Rosso e Nero".
  2. ^ Stefano Folli, L'otto settembre di De Felice e Bocca, in Corriere della Sera, 24 agosto 1995.
  3. ^ Bocca - De Felice coppia best seller, in la Repubblica, 15 settembre 1995.
  4. ^ L'alchimista venuto dal Brasile, in la Repubblica, 6 ottobre 1995.
  5. ^ Giorgio Bocca, Quattro no a De Felice, in la Repubblica, 5 settembre 1995.
  6. ^ Norberto Bobbio, Revisionismo nella storia d'Italia, in La Stampa, 9 settembre 1995. Pubblicato in prima pagina, l'articolo continua all'interno con il titolo De Felice, storico e ideologo[collegamento interrotto].
  7. ^ Carlo Formenti, Mack Smith accusa: "De Felice antibritannico", in Corriere della Sera, 29 ottobre 1995.
  8. ^ Revelli 1996, p. 68.
  9. ^ Enzo Collotti, L'Europa nazista, Firenze, Giunti Gruppo Editoriale, 2002, ISBN 88-09-01873-7., p. 437.
  10. ^ Michelangelo Bovero, Fascismo e democrazia nel pensiero di Norberto Bobbio, in Dal fascismo alla democrazia, Baldini&Castoldi, 2008.

Voci correlate

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