Spina di Borgo
La Spina di Borgo era un insieme di edifici di Roma posti tra castel Sant'Angelo e piazza San Pietro.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Dopo la realizzazione voluta da papa Alessandro VI nell'imminenza del Giubileo del 1500 della via Alessandrina, con le successive trasformazioni chiamata dai romani Borgo Nuovo, gli edifici di Borgo erano delimitati da due strade (convergenti a forma di cuneo) chiamate Borgo Nuovo quella a nord, e Borgo Vecchio, quella a sud.[1] Ne derivò un assetto urbanistico dalla forma triangolare allungata con la punta rivolta verso castel Sant'Angelo, che per la somiglianza con quella della spina di un circo romano, prese il nome di "Spina di Borgo".[2]
Nei secoli successivi numerose furono le intenzioni dei papi volte a demolire la spina con progetti di noti architetti (fra questi: Carlo Fontana nel 1692, Cosimo Morelli nel 1776 e Giuseppe Valadier rilevabile da un disegno del 1812). Tuttavia si dovettero aspettare i primi decenni del Novecento per tornare a discutere concretamente della demolizione della spina: i lavori si protrassero dal 1936, quando, sulla base di un progetto elaborato da Marcello Piacentini e Attilio Spaccarelli, fu realizzata via della Conciliazione, fino al 1950, in occasione del giubileo.
Fino alla sua demolizione a metà del percorso era situata piazza Scossacavalli, ora assorbita da via della Conciliazione, con la fontana progettata da Carlo Maderno, ora spostata di fronte alla basilica di Sant'Andrea della Valle.
In un'intervista, Alberto Sordi ricorda com'era l'effetto di avvicinamento a piazza San Pietro prima dell'abbattimento della Spina:
«Avevo quattro anni quando vidi per la prima volta San Pietro e fu proprio per il Giubileo del 1925. Ero in compagnia di mio padre, venivamo da Trastevere, dove ero nato in via San Cosimato e dove vivevo con la mia famiglia. Arrivammo percorrendo i vicoli, che poi furono distrutti, di Borgo Pio (sic): un ammasso di casupole, piazzette, stradine. Poi, dietro l'ultimo muro di una casa che si aprì come un sipario, vidi questa immensa piazza. Il colonnato del Bernini, la cupola. Un colpo di scena da rimanere a bocca aperta. Ecco, quello che ricordo di più di quel Giubileo fu questa sorpresa.»
Edifici demoliti
[modifica | modifica wikitesto]- Casa di Febo Brigotti (ricostruita)
- Chiesa di San Giacomo a Scossacavalli
- Oratorio di San Sebastiano a Scossacavalli
- Chiesa di San Lorenzo in Piscibus (parzialmente demolita)
- Ospedale San Carlo (primo ospedale militare di Roma)
- Palazzo Alicorni (ricostruito)
- Palazzo Caprini
- Palazzo Cesi (parzialmente demolito)
- Palazzo dei Convertendi (ricostruito)
- Palazzo del Governatore di Borgo
- Palazzo di Jacopo di Bartolomeo da Brescia (ricostruito)
- Palazzi Poletti
- Palazzo Rusticucci-Accoramboni (ricostruito)
- Palazzo Sauve (demolito)
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Parisi Presicce, Petacco, p. 162.
- ^ Parisi Presicce, Petacco, p. 219.
- ^ 30Giorni, Intervista per 30 Giorni, N. 1, 2000.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Claudio Parisi Presicce e Laura Petacco (a cura di), La spina. Dall'agro vaticano a via della Conciliazione, collana Architettura, Urbanistica, Ambiente, Roma, Gangemi, 2016, ISBN 978-88-492-3320-9.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Spina di Borgo
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Demolizioni Spina di Borgo e Conciliazione, su trastevereapp.com, 6 marzo 2024.
- Roma - Demolizione della spina di Borgo con le piazze Scossacavalli e Rusticucci, su Archivio Luce del Senato.
- Vincenzo Morelli, La spina dei Borghi, su morelli.it, 15 maggio 2015.
- Alessandra, La spina di Borgo, storia di una distruzione, su Passaggi Lenti, 12 ottobre 2016.
- Lauretta Colonnelli, Musei Capitolini, Storia della «Spina» di Borgo per secoli davanti a San Pietro, su roma.corriere.it, 22 luglio 2016.
- Roberto Rotondo, Un cristiano a Roma, su 30giorni.it. URL consultato il 17 giugno 2015.