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Massimo D'Antona

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Massimo D'Antona

Sottosegretario di Stato al Ministero dei trasporti e della navigazione
Durata mandato26 febbraio 1996 –
17 maggio 1996
ContitolareGiovanni Puoti
Capo del governoLamberto Dini
PredecessoreCarlo Chimenti
SuccessoreGiuseppe Albertini
Giuseppe Soriero

Dati generali
Partito politicoIndipendente
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
UniversitàUniversità degli Studi di Roma "La Sapienza"
ProfessioneDocente universitario

Massimo D'Antona (Roma, 11 aprile 1948Roma, 20 maggio 1999) è stato un giurista italiano, assassinato dalle Nuove Brigate Rosse il 20 maggio del 1999, a Roma, a pochi passi dalla sua abitazione.

Origini e formazione

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Allievo di Renato Scognamiglio, nel 1980, D'Antona diviene professore di diritto del lavoro all'Università di Catania, per poi trasferirsi nella Seconda Università degli Studi di Napoli, ed infine all'Università degli Studi di Roma "La Sapienza".

L'attività accademica e politica

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Sottosegretario ai trasporti durante il governo Dini, viene nominato nel 1996 Amministratore Straordinario dell'Ente Nazionale Assistenza al Volo, del quale poi diviene consigliere d'amministrazione nel 1997. La complessità dei contratti del settore del controllo del traffico aereo rappresentano per lui un forte impegno gestionale alla guida dell'ENAV. Nel 1998 si dimette dal Consiglio di amministrazione dell'ENAV.[1]

Consulente del Ministero del Lavoro, fu dapprima docente di diritto sindacale presso l'Università Federico ll di Napoli, e poi docente di diritto del lavoro all'Università degli studi di Roma "La Sapienza" e alla Seconda Università degli studi di Napoli. Durante il governo Amato I fu nominato presidente della commisine tecnica per la redazione di un testo unico per la disciplina del rapporto di lavoro presso le pubbliche amministrazioni.

L'agguato e l'assasinio

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Corone deposte il 20 maggio 2016 a Roma, in via Salaria, sul luogo dell'uccisione di Massimo D'Antona.
Lo stesso argomento in dettaglio: Omicidio di Massimo D'Antona.

Fu assassinato il 20 maggio 1999 in via Salaria a Roma da alcuni membri delle Nuove Brigate Rosse nella logica terroristica di annientamento di professionisti e servitori dello Stato legati a un contesto di ristrutturazione del mercato del lavoro.[2] Lasciò la moglie Olga Di Serio, che successivamente diventò deputata dei DS e poi del PD.

Autore di diverse monografie e saggi, con particolare attenzione ai temi delle garanzie del diritto al lavoro e alla privatizzazione del pubblico impiego, è stato anche tra i fondatori della rivista Il lavoro nelle pubbliche amministrazioni.

Scrisse diversi saggi in merito all'incoercibilità delle azioni di reintegrazione nel posto di lavoro, notando come le reiterate pronunce giurisprudenziali conformi ignorino le concrete possibilità di esecuzione[3] e se esistano responsabilità penali per i datori che non eseguano il relativo provvedimento giudiziario.

Riconoscimenti

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  1. ^ Tempesta all' Enav si dimette D'Antona, su Archivio - la Repubblica.it, 28 giugno 1998. URL consultato il 1º ottobre 2023.
  2. ^ L'omicidio di Massimo D'Antona, 20 anni fa, su Il Post, 20 maggio 2019. URL consultato il 1º ottobre 2023.
  3. ^ Massimo D'Antona La reintegrazione nel posto di lavoro, Padova, Cedam, 1979, p. 176 e ss.
  4. ^ intitolazione dell’aula XIII a Massimo D’Antona, su ildiariodellavoro.it, 20 maggio 2019.
  5. ^ Intitolazione dell’aula XIII di Scienze politiche a Massimo D’Antona, su uniroma1.it.
  • Massimo D'Antona, La reintegrazione nel posto di lavoro, Padova, CEDAM, 1979.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN231339112 · ISNI (EN0000 0000 8222 7102 · LCCN (ENn81105303 · BNF (FRcb12934267d (data)