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Mandragora officinarum

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Mandragola
Mandragora officinarum
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superasteridi
(clade)Asteridi
(clade)Euasteridi
(clade)Lamiidi
OrdineSolanales
FamigliaSolanaceae
SottofamigliaSolanoideae
TribùMandragoreae
GenereMandragora
SpecieM. officinarum
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
OrdineSolanales
FamigliaSolanaceae
GenereMandragora
SpecieM. officinarum
Nomenclatura binomiale
Mandragora officinarum
L.

La mandragola o mandragora (Mandragora officinarum L.), è una pianta appartenente alla famiglia delle Solanacee.[1] La mandragola è una pianta erbacea perenne con foglie ovate disposte a rosetta, una grossa radice, spesso ramificata, e fiori campanulati che danno origine a bacche gialle o arancioni.

Poiché le mandragole contengono alcaloidi tropanici allucinogeni (atropina, scopolamina e iosciamina) che causano delirio e allucinazioni,[1] e la forma delle loro radici spesso ricorda figure umane, sono state associate a una varietà di pratiche religiose e spirituali nel corso della storia.[1] Sono state a lungo utilizzati nei rituali magici,[1] oggi anche nelle pratiche neopagane come la wicca e l'etenismo.[2]

Fiori di mandragola

La mandragola è una pianta erbacea perenne con foglie ovate disposte a rosetta, una grossa radice, spesso ramificata. Lo stelo risulta cortissimo tanto che le foglie si dispongono in una rosetta basale. Le foglie sono molto variabili in forma e grandezza, con una lunghezza massima di circa 45 cm. Esse sono di forma ellittica o ovata e presentano della peluria più o meno fitta.[3]

I fiori compaiono dall'autunno alla primavera (da settembre ad aprile). e sono collocati al centro della rosetta di foglie. Anche i peduncoli fiorali sono di lunghezza molto variabile, fino a 45 cm. I cinque petali vanno dal bianco verdastro al blu pallido o viola, e, come i sepali, sono uniti alla base con lobi liberi all'estremità. I cinque stami sono uniti alle basi dei petali e hanno una lunghezza variabile da 7 a 15 mm. Le antere degli stami sono generalmente gialle o marroni, ma talvolta sono blu pallido.[3]

Frutto di mandragola

Il frutto, che si forma tra la fine dell'autunno e l'inizio dell'estate (da novembre a giugno), è una bacca, a forma di globo o di ellissoide (cioè più lunga che larga), con un diametro molto variabile da (5 – 40 mm). Quando è maturo, il frutto è lucido e di colore dal giallo all'arancione, somiglia in qualche modo a un piccolo pomodoro. Contiene semi di colore giallo o marrone chiaro.[3]

Distribuzione e habitat

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La mandragola è originaria delle regioni attorno al Mar Mediterraneo, entro i confini della Tunisia, dell'Algeria e del Marocco nel nord Africa; Spagna meridionale, Portogallo meridionale, Italia incluse le isole, (Niccolò Machiavelli ne scrisse la commedia Mandragola a riguardo), ex Jugoslavia, Grecia e Cipro nell'Europa meridionale; Turchia meridionale; Siria, Libano e Palestina nel Levante. Si trova solitamente in habitat aperti, come boschi radi, uliveti, terreni incolti, bordi dei sentieri, terrapieni ferroviari e ruderi, dal livello del mare fino a 1200 m di altitudine.[3]

Tutte le specie del genere Mandragora contengono alcaloidi altamente attivi, in particolare alcaloidi tropanici. Gli alcaloidi presenti nella pianta fresca o nella radice essiccata includevano atropina, iosciamina, scopolamina (ioscina), scopina, cuscoigrina, apoatropina, 3-alfa-tigloilossitropano, 3-alfa,6-beta-ditigloilossitropano e belladonnina. I costituenti non alcaloidi comprendono sitosterolo e beta-metilesculetina (scopoletina).[4][5]

Gli alcaloidi rendono la pianta velenosa, in particolare la radice e le foglie, attraverso effetti anticolinergici, allucinogeni e ipnotici. Le proprietà anticolinergiche possono portare all'asfissia. L'ingestione di radice di mandragora può avere altri effetti avversi come vomito e diarrea. La concentrazione di alcaloidi varia tra i campioni di piante ed è probabile che si verifichi un avvelenamento accidentale. Rapporti clinici sugli effetti del consumo di Mandragora officinarum comprendono sintomi gravi simili a quelli dell'avvelenamento da atropina, tra cui visione offuscata, dilatazione delle pupille (midriasi), secchezza delle fauci, difficoltà a urinare, vertigini, mal di testa, vomito, rossore e tachicardia. Nella maggior parte dei pazienti si sono verificate anche iperattività e allucinazioni.[6][7]

Uso medicinale

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Illustrazione di mandragora dal Dioscoride di Napoli

La mandragora ha una lunga storia di uso medicinale, anche se la superstizione ha giocato un ruolo importante negli usi a cui è stata applicata. Tuttavia, l’Agenzia europea per i medicinali, che sovrintende alla registrazione dei prodotti medicinali a base di erbe nell’Unione Europea, non riconosce la mandragola, e in effetti qualsiasi specie del genere Mandragora, come prodotto medicinale, sostanza o preparato a base di erbe approvato ai sensi della Direttiva Europea sui medicinali a base di erbe tradizionali.[8]

La radice di mandragola è allucinogena e narcotica. In quantità sufficienti induce uno stato di incoscienza e nell'antichità veniva utilizzata come anestetico negli interventi chirurgici.[9] In passato, il succo della radice grattugiato finemente veniva applicato esternamente per alleviare i dolori reumatici.[9] Veniva anche usato internamente per trattare la depressione esistenziale, le convulsioni e la mania.[9] Tuttavia, se assunto internamente in grandi dosi, si dice che susciti delirio e follia.[9]

In passato, la mandragola veniva spesso trasformata in amuleti che si credeva portassero fortuna e curassero la sterilità. Secondo una superstizione, le persone che estirpano questa radice saranno condannate all'inferno e la radice di mandragola griderà mentre viene estratta da terra, uccidendo chiunque la ascolti.[2] Pertanto, in passato, le persone legavano le radici ai corpi degli animali e poi usavano questi animali per estrarre le radici dal terreno.[2]

  1. ^ a b c d David O. Kennedy, Plants and the Human Brain, Oxford University Press, 2014, pp. 131–137, ISBN 9780199914012, LCCN 2013031617.
  2. ^ a b c John Gerard, Copia archiviata, su hsl.virginia.edu, 1597. URL consultato il 22 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 1º settembre 2012).
  3. ^ a b c d London Natural History Museum Library, Bulletin of the Natural History Museum, Andover : Intercept, 1998. URL consultato il 25 luglio 2024.
  4. ^ "39. Mandragora - taxonomy and chemistry of the European species" (PDF), su samorini.it.
  5. ^ (EN) Lumír O. Hanuš, Tomáš Řezanka e Jaroslav Spížek, Substances isolated from Mandragora species, in Phytochemistry, vol. 66, n. 20, 2005-10, pp. 2408–2417, DOI:10.1016/j.phytochem.2005.07.016. URL consultato il 25 luglio 2024.
  6. ^ M. E. Jiménez-Mejías, M. Montaño-Díaz e F. López Pardo, [Atropine poisoning by Mandragora autumnalis. A report of 15 cases], in Medicina Clinica, vol. 95, n. 18, 24 novembre 1990, pp. 689–692. URL consultato il 25 luglio 2024.
  7. ^ Giovita A. Piccillo, Enrico G. M. Mondati e Paola A. Moro, Six clinical cases of Mandragora autumnalis poisoning: diagnosis and treatment, in European Journal of Emergency Medicine: Official Journal of the European Society for Emergency Medicine, vol. 9, n. 4, 2002-12, pp. 342–347, DOI:10.1097/00063110-200212000-00010. URL consultato il 25 luglio 2024.
  8. ^ DIRECTIVE 2004/24/EC OF THE EUROPEAN PARLIAMENT AND OF THE COUNCIL of 31 March 2004 amending, as regards traditional herbal medicinal products, Directive 2001/83/EC on the Community code relating to medicinal products for human us, su eur-lex.europa.eu.
  9. ^ a b c d A Modern Herbal, first published in 1931, by Mrs. M. Grieve, contains Medicinal, Culinary, Cosmetic and Economic Properties, Cultivation and Folk-Lore.

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