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Luce dell'universo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Luce dell'universo
Titolo originaleLight
Copertina dell'edizione Urania. Illustrazione di Franco Brambilla.
AutoreM. John Harrison
1ª ed. originale2002
1ª ed. italiana2006
Genereromanzo
Sottogenerefantascienza, space opera
Lingua originaleinglese

Luce dell'Universo (Light) è un romanzo di fantascienza del 2002 di M. John Harrison, vincitore del Premio James Tiptree Jr..

Tre differenti vicende narrative parallele vengono presentate, aventi come elemento comune il mistero cosmologico della singolarità astronomica denominata Fascio Kefahuchi, e lo Shrander, una straordinaria creatura dalla profonda saggezza e conoscenza. Il Fascio Kefahuchi ha la particolarità di essere circondata da sistemi solari artificiali e misteriosi prodotti tecnologici di antiche civiltà aliene, di cui non si hanno altre notizie. Molti di questi manufatti funzionano in base a qualche principio fisico sconosciuto agli uomini.

Michael Kearney è un fisico del XX secolo ossessionato fin dall'adolescenza da misteriosi dadi in osso, i dadi dello Shrander, nonché serial killer, convinto che lo Shrander desideri da lui periodicamente una vittima. Anna Kearney, sua ex moglie, è una donna debole con problemi psicologici. Seria Mau è una pilota di nave-K del 2400. Ed Chianese è un ex "tuffatore", un pilota che rischia la vita lambendo il Fascio alla ricerca di reperti tecnologici interessanti.

Dalle vicende dei protagonisti, dai frequenti flashback, e dai loro sogni, è possibile ricostruire le loro storie e capire le loro scelte. Gli elementi affiorano lentamente gettando luce sui fatti narrati, fino al finale quando le tre storie convergono con l'incontro con lo Shrander nel Fascio Kefahuchi.

  • Adam Roberts, riferendosi alla violenza, in particolare contro le donne, ha definito il romanzo "sgradevole" e "crudele", intendendo con ciò lo stesso effetto estetico prodotto dalle opere di Pablo Picasso, quindi non in senso negativo e ha dunque ravvisato carattere misogino del romanzo confermato dalla presenza di numerosi personaggi femminili violenti e pericolosi. Viene lodato anche il modo come i cliché non vengano del tutto evitati ma riabilitati dall'accostamento a invenzioni originali e vivide, ad esempio il personaggio di Seria Mau, di per sé un cliché della fantascienza, con la descrizione della sua psicopatologia.
  • In un'intervista[1] Michael John Harrison ha detto a proposito che molti lettori sono disturbati dallo speranzoso finale, considerando i personaggi e le loro azioni. In realtà, ha risposto, tutti i personaggi "flirtano" continuamente con la morte, o perché ne sono ossessionati, o per divertimento. Inoltre egli fa notare come nel nostro tempo sia l'uomo a uccidere e la donna a rischiare la vita, mentre nel futuro i ruoli potrebbero invertirsi.
  • In un'interessante lettura schopenaueriana, Elizabeth Hand ha osservato che i personaggi tentano inutilmente di conoscere fenomeno e noumeno allo stesso tempo e che spesso ciò li porta alla disperazione o alla pazzia, ma che è innegabile l'allegrezza che si prova a leggere dei loro sforzi.
  • Altri[2], lodando lo stile asciutto della prosa e la complessità dei personaggi, hanno individuato nella redenzione la questione più importante del romanzo, una redenzione intesa in senso non teologico.
  • (EN) Elizabeth Hand, Books, su The Magazine of Fantasy and Science Fiction, marzo 2003. URL consultato il 15 marzo 2014. (recensione)
  • (EN) Adam Roberts, Light by M John Harrison, su infinityplus.co.uk, 2 novembre 2002. URL consultato il 15 marzo 2014. (recensione)

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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