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Libero consorzio comunale di Agrigento

Coordinate: 37°19′18″N 13°35′22″E
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Libero consorzio comunale di Agrigento
libero consorzio comunale
Libero consorzio comunale di Agrigento – Stemma
Libero consorzio comunale di Agrigento – Bandiera
Libero consorzio comunale di Agrigento – Veduta
Libero consorzio comunale di Agrigento – Veduta
Il tempio della Concordia di Agrigento, uno dei monumenti-simbolo del libero consorzio.
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Sicilia
Amministrazione
Capoluogo Agrigento
PresidenteGiovanni Bologna[1] (commissario straordinario) dal 18-9-2023
Data di istituzione4 agosto 2015
Territorio
Coordinate
del capoluogo
37°19′18″N 13°35′22″E
Superficie3 052,59 km²
Abitanti412 472[3] (31-12-2022)
Densità135,12 ab./km²
Comuni43 comuni
Province confinanti  Trapani
  Palermo
  Caltanissetta
Altre informazioni
Cod. postale92100 Agrigento, 92010-92031 altri comuni
Prefisso0922, 0925
Fuso orarioUTC+1
ISO 3166-2IT-AG
Codice ISTAT084
TargaAG
PIL(nominale) 6 750,73 mln [2](2021)
PIL procapite(nominale) 16 232 [2](2021)
Cartografia
Libero consorzio comunale di Agrigento – Localizzazione
Libero consorzio comunale di Agrigento – Localizzazione
Libero consorzio comunale di Agrigento – Mappa
Libero consorzio comunale di Agrigento – Mappa
Il territorio del libero consorzio comunale di Agrigento
Sito istituzionale

Il libero consorzio comunale di Agrigento è un libero consorzio comunale di 412 472 abitanti[3] della Sicilia. È subentrato nel 2015 alla soppressa provincia di Agrigento.

Confina a ovest con il libero consorzio comunale di Trapani, a nord con la città metropolitana di Palermo, a est con il libero consorzio comunale di Caltanissetta, a sud si affaccia sul Canale di Sicilia.

Il suo comune capofila è Agrigento, nome a cui mutò dall'originale Girgenti nel 1927, in pieno periodo fascista. È per eccellenza la terra simbolo della colonizzazione greca in Italia, e la maggiore per testimonianze dell'epoca sul suo territorio attualmente visitabili. Inoltre la sua valle può essere definita come una delle maggiori attrazioni turistiche della Sicilia[4].

Si estende, da est a ovest, dal mare di Licata alle spiagge di Menfi, in prossimità delle rovine greche di Selinunte; da nord a sud si estende dalla catena montuosa dei Sicani al canale di Sicilia; un suo lembo di terra, corrispondente all'arcipelago delle Pelagie (Lampedusa, Linosa e Lampione), appartiene geologicamente al continente africano.

Il suo territorio coincide perfettamente con quello dell'arcidiocesi di Agrigento, la più vasta diocesi cattolica siciliana per estensione[5].

Il libero consorzio comunale di Agrigento ospita un importante sito archeologico, la Valle dei Templi, che dal 1997 è stato dichiarato patrimonio dell'umanità da parte dell'UNESCO.

Geografia fisica

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Realmonte, Scala dei Turchi.
Un mandorlo della Valle dei Templi.

Il territorio del libero consorzio, situato nella parte centro-meridionale della Sicilia, si divide nettamente tra la costa, bassa e sabbiosa, e l'entroterra, composto di rilievi principalmente collinari, un tempo prodighi di zolfo, rilievi arrotondati e aridi. A nord, infatti si incontrano i monti Sicani, a est e a ovest dai fiumi Salso e Belice, mentre a sud si estende il litorale.

La pianura, invece, si estende prevalentemente nel territorio del comune di Licata, anticamente descritta come i Campi Geloi per i rodio-cretesi.

Tra Sambuca di Sicilia e Caltabellotta si trova un'enclave della città metropolitana di Palermo: San Biagio, frazione di Bisacquino.


Casteltermini è più filo-Nisseno in quanto in linea d'aria e di percorrenza stradale i comuni più vicini sono della provincia di Caltanissetta subito dopo Cammarata e San Giovanni Gemini infatti accento e dialetto ecc sono il giusto miscuglio (50% e 50%) per quel che rappresentano per loro Agrigento e Caltanissetta

Lo stesso argomento in dettaglio: Isole della Sicilia.

Il libero consorzio di Agrigento, come altri siciliani, comprende anche alcune isole minori: l'arcipelago delle Pelagie, infatti, appartiene amministrativamente al libero consorzio di Agrigento, anche se legato geograficamente all'Africa, sia per le caratteristiche climatiche sia per la vicinanza al continente. Dell'arcipelago fanno parte l'Isola di Lampedusa, l'Isola di Linosa e la piccola e disabitata Isola di Lampione, comprese nel territorio comunale di Lampedusa e Linosa. Altre isole del libero consorzio, seppur di esigue dimensioni, sono la Rocca San Nicola, appartenente al comune di Licata[6], lo scoglio di Pietra Patella, a Palma di Montechiaro, e gli scogli Guicciarda, appartenenti al comune di Realmonte.

Il Monte delle Rose (Bivona).

Il libero consorzio di Agrigento è prevalentemente collinare; la parte settentrionale, tuttavia, ricade nel territorio del sistema montuoso dei Monti Sicani, che presenta alcune cime di oltre 1.000 m di altezza: il Monte delle Rose, situato al confine tra il libero consorzio di Agrigento e la città metropolitana di Palermo (nei territori comunali di Bivona dentro il libero consorzio e Palazzo Adriano nel palermitano), e il Monte Cammarata (1.578 m), la cima più elevata del libero consorzio.

Il percorso tra il trapanese e l'agrigentino del fiume Belice.

Il libero consorzio di Agrigento comprende tre laghi artificiali: la Diga Castello (o Lago di Magazzolo), presso Bivona, il Lago Arancio, presso Sambuca di Sicilia, ai piedi dei monti Arancio (403 m) e Cirami (516 m) e la Diga San Giovanni sul fiume Naro, presso la città omonima al fiume. Nonostante la presenza di questi bacini, il libero consorzio risulta alquanto povero di risorse idriche ed è spesso soggetto a mancanza d'acqua potabile, per via del regime semi-torrentizio dei corsi d'acqua che l'attraversano, che durante la stagione estiva diventano completamente secchi. Tuttavia sono più di uno i fiumi di rilevanza che interessano il libero consorzio:

  • il fiume Belice, attraversa il nord dell'agrigentino, al confine con il Libero consorzio comunale di Trapani. La portata media annua (circa 4,5 m³/s).
  • il fiume Platani, che attraversa diversi centri abitati del libero consorzio (come San Biagio Platani) per sfociare dopo un tortuoso viaggio nel Canale di Sicilia. Il fiume ha carattere torrentizio con piene notevoli in autunno e magre fortissime in estate, con una portata media annua di 7,5 m³/s. È uno dei fiumi principali della Sicilia.
  • il fiume Imera Meridionale, detto anche Salso, secco solo per un medio periodo all'anno, portata (circa 5,1 m³/s). L'Imera Meridionale scorre nei territori collinari tra il Libero consorzio comunale di Enna e quello di Agrigento e sfocia nel mare di Licata. Rappresenta il fiume più lungo di Sicilia e in passato ha rappresentato il confine della parte orientale della Sicilia con quella occidentale, dalla Sicilia dei Sicani e dei Siculi, dai Cartaginesi e Greci ai Romani, e poi linea di confine tra il Val di Noto e il Val di Mazara.
Lo stesso argomento in dettaglio: Clima della Sicilia centrale e Clima mediterraneo.

A nord nell'entroterra il clima è differente dal resto del libero consorzio, rispecchiando in più mesi quello della Sicilia centrale.

Il libero consorzio comunale di Agrigento è però uno dei più caldi della Sicilia, anche se meno esposto alle condizioni estreme che si verificano in altre aree dell'isola, durante le più intense onde di calore estive. Lungo la fascia costiera e le pianure litoranee in inverno difficilmente si scende al di sotto dei 7/8 °C, mentre d'estate le temperature medie si mantengono piuttosto elevate (medie giornaliere attorno ai +26/+27 °C in luglio e agosto).

Ecco come le temperature medie registrate sono state messe in ordine in mesi e nelle varie stagioni dell'anno dal principale centro di informazioni climatiche della zona, la stazione meteorologica di Agrigento:

AGRIGENTO Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 14,014,516,418,923,628,230,930,927,523,519,315,814,819,630,023,422,0
T. min. media (°C) 8,08,09,111,214,819,221,822,119,816,112,69,78,611,721,016,214,4

Altre stazioni meteorologiche nel territorio agrigentino sono presenti a Bivona, Lampedusa, Licata, Racalmuto e Sciacca.

Dalla preistoria alla distruzione di Akragas

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Lo stesso argomento in dettaglio: Akragas.
Una delle tante testimonianze della storia agrigentina: il tempio di Hera.

Il territorio agrigentino è stato abitato fin dalla preistoria, come dimostrano le testimonianze riferibili all'età del rame e del bronzo, individuate nelle immediate vicinanze della città attuale. L'area era abitata inizialmente dai Sicani, popolo autoctono stanziato in gran parte della Sicilia. Nel VII secolo a.C. si insediarono i primi Greci che costrinsero i Sicani ad abbandonare le coste e spostarsi verso l'interno, dando il via alla colonizzazione che nel corso dei decenni successivi comportò la progressiva fusione dei Greci coi Sicani con la conseguente nascita dei Sicelioti.

Il periodo greco si apre quindi con la nascita della polis Ἀκράγας (Akragas) fondata nel 581 a.C. da coloni di Gela, originari delle isole di Rodi e di Creta, per bloccare l'espansione verso est di Selinunte. La scelta del sito dell'antica Akragas fu dovuta alla presenza di campi coltivabili e di alture su cui arroccare l'acropoli, la Rupe Atenea (il punto più alto della città). Tra il VI secolo e l'inizio del V secolo a.C., sotto la tirannia di Falaride si ebbero le fortificazioni delle mura e le grandi costruzioni dei templi dorici, nonché la politica espansionistica verso l'interno a spese delle popolazioni sicane.

Divenuta grande potenza militare, Akragas riuscì a sconfiggere più di una volta Cartagine nella guerra per il controllo del Canale di Sicilia. Nel 409 a.C. i cartaginesi si impossessarono di Minoa (sotto il dominio di Akragas), e nel 406 a.C. saccheggiarono e incendiarono Akragas. Nel 339 a.C., grazie a Timoleonte che destituì i tiranni della Sicilia, fece ricostruire e ripopolare la città.

Nel 282 a.C., Finzia, tiranno di Akragas, distrusse definitivamente Gela e ne deportò la popolazione a Licata. Testimonianze di insediamenti ellenici e pre-ellenici sono presenti sul Monte Sant'Angelo che sovrasta la città di Licata, tanto da far presumere che si trattasse proprio dell'antica Gela, dati i tantissimi riferimenti geografici e storici scorsi.

Il periodo romano

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Lo stesso argomento in dettaglio: Prima guerra punica.

I Romani penetrarono per la prima volta in Sicilia nel 264 a.C., dichiarando guerra a Cartagine, per il possesso dell'isola, e il controllo commerciale del Mediterraneo, contribuendo così all'inizio della Prima guerra punica.

Nel 262 a.C. i romani marciarono su Agrigento dove i Cartaginesi tenevano una guarnigione comandata da Annibale di Giscone. Annibale e la sua guarnigione si rinchiusero all'interno delle mura, e si prepararono a un lungo assedio durato cinque mesi. I Cartaginesi riuscirono a chiedere rinforzi, che giunsero guidati da Annone. Fu così che si venne alla Battaglia di Agrigento, vinta dai Romani. Fra il 256 a.C. e il 255 a.C. Roma, che si costruì una grande flotta, tentò di portare la guerra in Africa per invadere le colonie cartaginesi. Cartagine cercò di fermare questa operazione ma venne sconfitta nella Battaglia di Capo Ecnomo, al largo delle coste di Licata.

Nel 210 a.C., con la seconda guerra punica, Akragas passò sotto il controllo di Roma col nome latinizzato di "Agrigentum".

Alto Medioevo

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Architettura gotica nell'Agrigentino: il portale gotico-chiaramontano (detto arabo-normanno) dell'antica chiesa madre di Bivona.

Con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, la Sicilia subì la breve invasione degli Ostrogoti che non lasciarono traccia alcuna del loro passaggio. Nel 535, con la Guerra gotica, la Sicilia venne annessa all'Impero Bizantino divenendone una delle province più importanti, tale status si protrasse per più di tre secoli. Gli Arabi[7] presero il capoluogo nell'828, attribuendogli il nome di "Girgenti". La nascita dell'Emirato islamico di Sicilia apportò un progressivo sviluppo economico e una nuova crescita demografica. L'intero territorio agrigentino ricadde nel Vallo di Mazara (uno dei tre valli in cui era suddivisa la Sicilia dai tempi dell'Emirato di Sicilia e fino all'abolizione adoperata dalla Costituzione siciliana del 1812). Nel 1087, disgregatosi l'Emirato di Sicilia, si andò progressivamente formando la Contea di Sicilia, ad opera del Gran Conte Ruggero I Altavilla che poi, grazie a suo figlio e successore Re Ruggero II si trasformò in Regno di Sicilia nell'anno 1130, regalando periodi di massimo benessere, e di grande crescita economica al territorio agrigentino. La più fortunata fu Licata che ne prese il titolo di città reale e demaniale e che per diversi secoli rappresentò uno dei porti commerciali più importanti del Mediterraneo per via degli scambi con tutti i paesi del bacino, grazie al suo caricatore di grano[senza fonte].

Il Medioevo e l'età moderna

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Naro, chiesa di San Francesco.

Testimonianze del periodo medievale nel territorio agrigentino sono i numerosi castelli della zona, ad esempio quello di Palma di Montechiaro[8], realizzato nel 1353, che, per la sua posizione strategica, ricoprì un ruolo di grande importanza nella storia della lotta contro le scorrerie dei pirati nella fascia costiera; attualmente è ben conservato in tutta la sua imponenza. Il castello inoltre tra i tanti castelli chiaramontani presenti in Sicilia, è il solo edificato su un costone roccioso a picco sul mare. Altri ruderi di rocche medievali sono attualmente visitabili anche nel resto del territorio, come a Bivona, prima città siciliana a essere stata elevata a dignità di ducato (nel 1554 per opera di Carlo V)[9]. Da non dimenticare il Castel San Giacomo a Licata, che rappresentava un'isola fortificata di fronte l'attuale porto. Per secoli era il baluardo di un'intera costa per le sue difese e tamponò gli attacchi dei vari pirati turchi, francesi e inglesi che volevano attaccare la città licatese ai tempi del Regno di Sicilia. Altro castello d'importanza rilevante è il castello di Naro, esso sorge sulla sommità della collina sulla quale si sviluppa la città e risale al Trecento, opera della famiglia Chiaramonte. Fu ingrandito nel 1330 per volere del Re di Sicilia Federico III il quale fece costruire l'imponente torre quadrata. Dal 1912 è monumento nazionale.

L'età contemporanea

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Lo stesso argomento in dettaglio: Provincia di Agrigento.

La città di Agrigento prende le sembianze attuali, e dunque di moderna città, con nuovi edifici e le attuali strade fra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento: la città nuova si stende ai piedi della vecchia acropoli, determinando due parti di divisione: Agrigento alta (il nucleo storico di epoca greca), e quella bassa (la parte nuova della città).

Nel 1968 la parte occidentale della provincia viene colpita dal terremoto del Belice che provoca la distruzione degli abitati di Montevago e Santa Margherita di Belice.

Istituzione del Libero consorzio comunale

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Il 28 marzo 2014 è stata prevista la soppressione delle nove provincie regionali, sostituite da nove "Liberi Consorzi comunali" e 3 città metropolitane in seguito all'entrata in vigore della legge approvata dall'Assemblea Regionale Siciliana il 12 marzo 2014[10].

In ottemperanza alla legge regionale del 24 marzo 2014, n. 8, recante il titolo “Istituzione dei liberi Consorzi comunali e delle Città metropolitane”[11] e disciplinata poi con la successiva legge regionale n. 15 del 4 agosto 2015, "Disposizioni in materia di liberi Consorzi comunali e Città metropolitane"[12], la provincia regionale di Agrigento è stata soppressa e sostituita dal Libero consorzio comunale di Agrigento[13].

Lo stemma della provincia agrigentina
Lo stemma della provincia agrigentina
Il gonfalone della provincia agrigentina
Il gonfalone della provincia agrigentina

Il Libero consorzio comunale di Agrigento ha mantenuto inalterato il vecchio stemma provinciale. Esso è suddiviso in tre sezioni che rappresentano gli stemmi comunali di Agrigento (il rettangolo a sinistra), Sciacca (il quadrato in alto a destra) e Bivona (il quadrato in basso a destra), cioè le sedi della prefettura e delle due sottoprefetture da essa dipendenti negli anni in cui fu approvato lo stemma provinciale.[14]

In tutte e tre le parti è predominante l'acceso azzurro del cielo limpido. Nella prima sezione, quella di sinistra - la più grande, sono raffigurati tre giganti con i piedi su una pianura; essi sorreggono una struttura con tre torri medievali; in cima alla torre centrale spicca un'Ostia simbolo della fede in Cristo. Alla base della struttura sorretta dalle tre figure si legge una frase latina: Signat Agrigentum mirabilis aula gigantum. Nel riquadro in alto a destra, si vede un cavaliere con armatura a cavallo, in fase di scalata di una pendenza, o forse una collina, dove in cima vi è una fortezza medievale da conquistare; nel cielo è raffigurato un piccolo sole colmo di raggi. Infine in basso a destra, su un prato verde, vi è un granchio di fiume, Potamon fluvitile; nel cielo vi è la Luna.

Monumenti e luoghi d'interesse

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Monumenti e siti di interesse

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Il ben conservato Tempio della Concordia.
La casa natale di Luigi Pirandello, contrada Kaos.

Oltre ai patrimoni dell'umanità UNESCO, vi sono nel libero consorzio parecchi monumenti e siti culturali di grande rilievo, nominati monumenti nazionali. Si va dai resti archeologici della Magna Grecia, alle case natali di alcuni personaggi illustri, della politica e letteratura italiana. I monumenti nazionali nell'agrigentino sono:

Aree archeologiche

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Il teatro greco di Eraclea Minoa.
Aree archeologiche
Agrigento Valle dei templi
Findiaze
Licata
Alessandria della Rocca Necropoli sicana in contrada Grotticelli
Bivona Necropoli Millaga
Cattolica Eraclea Eraclea Minoa
Palma di Montechiaro Monte Grande
Realmonte Villa romana di Realmonte
Ribera Necropoli di contrada Anguilla
Ravanusa Monte Saraceno
Il Castello di Poggiodiana.
Castelli
Alessandria della Rocca Castello della Pietra d'Amico
Bivona Castello di Bivona[15]
Burgio Castello arabo (Castrum Burgii)
Camastra Castellazzo di Camastra
Cammarata Castello di Cammarata
Favara Castello di Favara
Licata Castel Sant'Angelo
Menfi Torre di Porto Palo
Naro Castello Chiaramontano
Palma di Montechiaro Castello di Marina di Palma
Torre San Carlo
Racalmuto Castello normanno
Ribera Castello di Poggiodiana
Sciacca Castello Luna
Castello Vecchio
Castello Incantato

Aree naturali

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La tartaruga Caretta caretta.
L'Isola dei Conigli a Lampedusa.

Nell'agrigentino si estende gran parte del Parco dei Monti Sicani, quinto parco regionale della Sicilia; vi sono inoltre alcune aree naturali protette, tra cui quella della Montagnola, nella cui grotta si possono ammirare stalattiti e stalagmiti, quella del Monte Cammarata, la cui cima è ammantata da un'interessante vegetazione, e la foce del fiume Belice, che sbocca tra ampie spiagge dorate.

Dal punto di vista naturalistico sono notevoli anche le acque che circondano Lampedusa e Linosa, isole geograficamente africane, che offrono interessanti paesaggi propri del continente nero, come l'interno desertico e le spiagge rocciose che si raggruppano nelle cosiddette cale. L'arcipelago è noto inoltre per la numerosa presenza delle tartarughe Caretta caretta, che apprezzano queste isole per la cova delle loro uova.

Le principali riserve naturali riconosciute del libero consorzio sono:

Evoluzione demografica

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Con un reddito pro-capite medio dichiarato di circa 15.000 euro annui, Agrigento risultava nel 2017 la terza provincia o ex provincia più povera in Italia[17].

Questo numero trova riscontro in una quota del 2,9% di nativi iscritti all'anagrafe degli italiani residenti all'estero (0,074 mln nel 2016[18], pari a sua volta a circa il 10% della popolazione residente, facendo di Agrigento uno dei 25 comuni italiani col maggior tasso di emigrazione, ed in particolare il primo nella regione siciliana[17]. Nel 2019, la percentuale di NEET fra gli under 30 rimane intorno al 40%[19], rispetto ad una media nazionale del 26%.

Lo stesso argomento in dettaglio: Arcidiocesi di Agrigento.
Festa di San Calogero, Agrigento.
Gli archi di Pasqua a San Biagio Platani.

Le tradizioni delle celebrazioni cristiane sono molto sentite, in particolar modo nei paesi. L'agrigentino conta parecchie feste in onore di Santi e di Gesù, vissute tutte con grande partecipazione e fede. Ciò attira anche il turismo, che viene colpito da questo antico folklore di Sicilia. Tra le feste più note si ricordano:

  • Festa di Calogero di Sicilia, si svolge nel cuore della città di Agrigento dal 6 al 13 luglio. Durante la processione è tradizione offrire del pane al santo, lanciandolo nella direzione del simulacro.
  • Altra festa legata al culto verso San Calogero è quella che si svolge a Naro tra il 15 e il 25 giugno e che vede il suo culmine il 18, giorno in cui la tradizione della chiesa pone la morte del Santo, con la processione del "tiro delle corde" durante la quale il simulacro del Patrono della città viene posto sopra una grande slitta in legno e trascinato dai fedeli grazie a una lunga fune dal Santuario di San Calogero fino alla chiesa Madre. Durante il periodo dei festeggiamenti vengono organizzate diverse serate di intrattenimento mentre la notte tra il 17 e il 18 giugno viene effettuato uno spettacolo pirotecnico.
  • Sant'Angelo martire, patrono della città di Licata; viene festeggiato il giorno della ricorrenza della sua morte avvenuta il 5 maggio 1225; la festa è molto movimentata soprattutto dalla lunga fiera che si apre un paio di giorni prima e si conclude il 6 maggio. L'urna argentea seicentesca viene portata in spalla da marinai scalzi e accompagnata da quattro ceri lignei portati da altre categorie di lavoratori.
  • La Festa di Santa Rosalia in Bivona, che si svolge dal 1624 con la processione del fercolo della santa per le vie del paese. Nei festeggiamenti è usuale la grande sfilata di bande musicali per i vicoli di Bivona e vengono conclusi con spettacoli pirotecnici.
  • La Festa di Santa Rosalia a Santo Stefano Quisquina si celebra la prima domenica di giugno. Dal sabato al mercoledì vi sono riti religiosi, mostre e spettacoli musicali. Il martedì avviene lo storico pellegrinaggio quando il busto con le reliquie di Santa Rosalia viene portato all'Eremo della Quisquina, preceduto da una suggestiva cavalcata.
  • La festa di Gesù Nazareno[20] che si svolge nel comune di San Giovanni Gemini, in cui si festeggia il ritrovamento di una statua del Cristo nelle campagne circostanti il paese. In onore del Cristo protettore del paese, viene allestito un carro trionfale alto ben 22 m. Vi sono inoltre spettacoli di "masculiata" o "maschiata", dei mortaretti di polvere da sparo che producono assordanti boati.
  • La festa di San Giuseppe a Favara: si esibiscono bande musicali e si portano in processione statue del santo per i vicoli del suggestivo paese. È una festa dalle origini contadine, caratterizzata da numerose offerte di grano fatte al Santo dai fedeli. Durante la festa nei vari quartieri della città viene preparata la classica "minestrata", fatta con svariati tipi di pasta e verdure. La festa si conclude dopo 3 giorni con spettacoli pirotecnici.
  • La festa di San Giuseppe di Sant'Anna di Caltabellotta: anticamente gli abitanti del paese il giorno 19 di marzo erano dediti alla preparazione degli "altari di San Giuseppe". Gli altari venivano allestiti da famiglie che avevano ricevuto la grazia da parte del santo, pertanto preparavano come sacrificio diverse pietanze, tra cui pane artistico, fritture e dolci, da offrire ai "santi", generalmente ragazzi bisognosi che venivano invitati a pranzo. Oggi la tradizione viene mantenuta con grande fervore e amore. È un'occasione di festa e di convivialità per il paese che ha una grande devozione per San Giuseppe.
  • La festa di San Giuseppe di Ribera: gli abitanti del paese nel mese di marzo raccolgono offerte in cibo da destinare alla chiesa durante i giorni che precedono quelli dei festeggiamenti. Nel giorno in cui si esce la processione viene costruito un carro con in cima l'immagine sacra del santo circondata da pane e corone di alloro.
  • La Pasqua di San Biagio Platani: lungo il corso principale del paese, reso allegro e colorato dagli addobbi e dai tanti archi si faranno incontrare le statue della Vergine Maria, e di Gesù.
  • La Pasqua ad Aragona: è caratterizzata dal suggestivo "Incontro dei Giganti" ovvero della Madonna e del Cristo Risorto e della gigantesche statue dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Legata alla Pasqua Aragonese è la tipica pietanza "Taganu d'Aragona" che si prepara per il sabato Santo.
  • La Festa di Santa Croce[21] o Sagra del tataratà, una grande festa che si svolge la quarta domenica di maggio a Casteltermini, in onore di una grande croce ritrovata nel XVII secolo, ma risalente, secondo alcune ricerche al I secolo[senza fonte].
  • La Festa di Maria Santissima dell'Udienza a Sambuca di Sicilia, che si celebra ogni terza domenica di maggio, dal 1575. Durante tutta la notte di domenica ha luogo la processione del simulacro portato a spalla dai componenti della Confraternita, vestiti con particolari abiti ricamati in seta e oro. La festa è arricchita da numerosi tipi di festeggiamenti, quali il Palio, le sfilate, i concerti di bande musicali e le famose luminarie notturne di stile Veneziano.
  • Festa del SS. Crocifisso di Rifesi a Burgio: la seconda domenica di agosto il simulacro, una delle immagini più antiche di Cristo, viene portato in processione al santuario che dista 8 km dal paese. La seconda domenica di ottobre ritorna in paese tra il tripudio dei devoti e della cittadinanza. Da tempo immemorabile si rinnova così un atto di fede e di promesse al Salvatore.
  • Festa di Sant'Antonio da Padova a Ribera, con la celebrazione della Tredicina in suo onore. Oltre a momenti di spiritualità e carità, che culminano nella Solenne Processione del Simulacro e delle Reliquie del Santo il 13 giugno, la città gioisce per il Patrono del quartiere più antico con la Festa della Famiglia in piazza Sant'Antonino e la distribuzione del Pani cu l'Ogliu (pane condito con olio, sale e spezie) in corso Crispi.
  • Festa della Madonna dell'aiuto regina di campobello di Licata, viene festeggiata l'ultima domenica di agosto. Il simulacro viene portato in processione tramite un carretto siciliano trainato da un cavallo per le vie del paese. Il giorno seguente avviene la Rietina la più grande sfilata di carretti siciliani trainati da cavalli, che arrivano da tutta la Sicilia, il tutto accompagnato da gruppi folkloristici. Durante la rietina avviene l'asta della "Bannera" (Stendardo raffigurante la Madonna dell'aiuto) all'offerta più alta viene dato lo stendardo, e il ricavato va al santuario dedicato alla Madonna.

Qualità della vita

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Anno Qualità della vita (Sole 24 Ore) Qualità della vita (Italia Oggi) Rapporto Ecosistema Urbano (Legambiente)
2007 103º (- 8) 98º (=) 94º (+ 1)
2008 101º (+ 2) 103º (- 5) 97º (- 3)
2009 107º (-6)[22]
2010 98º (+ 9)
2011 101º (- 3)
2012 95º (+ 6)
2013 96º (- 1)

Secondo il XX Rapporto Ecosistema Urbano redatto da Legambiente nel 2013 Agrigento risulta essere al 44º posto su 45 città (con popolazione inferiore a 80.000 ab.). A determinare tale risultato negativo tra le altre voci contribuisce l'assenza di Pianificazione e Partecipazione ambientale (45°, unica città con valore 0).

Gli sbarchi a Lampedusa

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La porta d'Europa: è questa la definizione del piccolo lembo di terra più a sud d'Europa: Lampedusa. L'isola, facente parte del libero consorzio comunale di Agrigento, è facilmente raggiungibile dall'Africa per la vicinanza, (infatti è più vicina all'Africa e ne fa parte geograficamente). A partire dal 1990 circa, numerose persone provenienti dall'Africa Mediterranea, maggiormente da Tunisia, Algeria, e Marocco e dalla nazione dove hanno inizio le traversate cioè la Libia, hanno attraversato il mare per raggiungere l'isola italiana. Infatti, l'avanzare della desertificazione, e altri motivi, in gran parte socio-economici e politici, hanno interessato l'impoverimento di queste aree, provocandone una successiva migrazione della popolazione in cerca di sviluppo economico. Il fenomeno è andato avanti, e continua a espandersi sempre più, dilagando, come nel gennaio 2009, in rivolte da parte dei clandestini, ma anche dei Lampedusani stessi[23], che non vogliono che la loro isola venga trasformata in un enorme centro di raccolta per clandestini. Oggi l'isola si ritrova essere la più trafficata delle Rotte dei migranti africani nel Mediterraneo, insieme con la città spagnola di Ceuta, territorio circondato dal Marocco, e dunque obbligato a respingere sempre più gente che vuole varcare la frontiera.

La sede distaccata dell'Università di Palermo, il polo territoriale universitario di Agrigento,[24], possiede più sedi nel centro della città di Agrigento, tra cui una delle principali nell'Azienda Ospedaliera San Giovanni di Dio, principale struttura sanitaria dell'area. Un'altra sede decentrata dell'ateneo palermitano presente nel territorio di Agrigento è quella di Bivona, attivata all'inizio degli anni novanta.

Il telamone di Agrigento.
L'Efebo, museo archeologico.
Interno del Museo del Gattopardo.

Il Museo archeologico regionale di Agrigento raccoglie le collezioni statali, civiche e diocesane di materiali archeologici e costituisce un insieme organico e di particolare importanza per la comprensione della storia della città di Agrigento e del suo territorio; è uno dei principali e più completi musei regionali, ed è tutto interamente dedicato alla Magna Grecia; è situato nel cuore della Valle dei Templi.

Il museo è suddiviso in 20 sale, ogni sala corrisponde a oggetti di quotidiano uso del popolo greco. Tra le più suggestive vi è la sala IX, interamente dedicata alle migliaia di monete greche ritrovate con gli scavi della valle e di tutto l'agrigentino. Attraverso le stanze, è possibile rivivere la vita contadina, i culti religiosi, la vita privata del popolo greco. La sala X ospita invece un pezzo simbolo dei rinvenimenti archeologici, l'Efebo di Agrigento, scultura in stile severo. Sono inoltre visibili tantissimi vasi tra cui il cratere di Gela.

Musei
Agrigento Museo archeologico regionale di Agrigento
Museo Diocesano
Museo Civico di Agrigento
Museo Civico di Santo Spirito
Antiquarium Iconografico della collina dei Templi Casa Barbadoro
Bivona Casa museo Carmelo Cammarata
Burgio Museo delle mummie
Museo della ceramica Muceb
Casteltermini Antiquarium comunale Di Pisa e Guardì
Cattolica Eraclea Antiquarium di Eraclea Minoa
Cianciana Museo civico
Licata Museo archeologico della Badia
Naro Museo Civico di Naro
Ribera Museo Etnoantropologico di Ribera[25]
Sambuca di Sicilia Museo Etno-Antropologico della Terra di Zabut
Santa Margherita di Belice Museo del Gattopardo
Museo della Memoria
Sciacca Antiquarium di Monte Kronio - Stufe di S. Calogero
Casa-Museo "F. Scaglione"
Museo del carnevale di Sciacca[26]
Ravanusa Museo Archeologico S. Lauricella

L'informazione del libero consorzio è legata ai numerosi telegiornali messi in onda dalle emittenti locali, tra le quali il video giornale di TeleAcras e TVA.

Il Giornale di Sicilia e La Sicilia hanno un'edizione dedicata al libero consorzio di Agrigento e da 57 anni è presente il periodico L'Amico del Popolo, settimanale cattolico agrigentino, aderente alla Federazione Italiana Stampa Cattolica.

Radio locali
  • Radio Torre Ribera FM 101.3 (con sede a Ribera)
  • Radio Santo Stefano FM 94.6 (con sede a Santo Stefano Quisquina)
  • Radio In FM 97.5 e 88.3 (con sede a Favara)
  • Radio Favara 101 FM 88.9 e 101 (con sede a Favara)
  • Radio Fly Network FM 104.0 (con sede a Licata)
  • Radio Azzurra FM 106.0 (con sede a Ravanusa)
  • Radio Studio 5 FM 104.7 (con sede a Sciacca)
  • Radio Sicilia Express FM 97.8 (con sede a Palma di Montechiaro)
  • Radio Sirio FM 98.0 (con sede a Canicattì)
  • Radio Vela Agrigento FM95.6, Sciacca e Cammarata FM95.3, Canicattì FM107, Licata FM105.5 (con sede ad Agrigento)
TV locali
  • Tele Acras (con sede ad Agrigento)
  • TRS98 (Tele Radio Studio 98)
  • Sicilia TV (con sede a Favara)
  • RMK Tele Monte Kronio (con sede a Sciacca)
  • TRS Tele Radio Sciacca (con sede a Sciacca)
  • Tele Video Agrigento (con sede ad Agrigento)
  • Agrigento TV (con sede ad Agrigento)
  • TV Alfa Licata (con sede a Licata)
  • Licata Nuova TV (con sede a Licata)
  • TV Europa (con sede a Canicattì)
  • TRC Tele Radio Canicattì (con sede a Canicattì)
  • Tele TUA (con sede a Naro)
Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina siciliana.
La cassata di Sicilia, uno dei prodotti gastronomici più famosi.

I piatti della cucina del libero consorzio di Agrigento si basano sui prodotti che l'ambiente del Mediterraneo offre.

I dolci vengono prodotti in particolare durante le feste di paese. La mandorla, principale prodotto simbolo del territorio[27], viene spesso usata in molti dolci per il suo delicato e intenso profumo, come ad esempio per i dolcetti Cucchiteddi, preparati in Sciacca, dove alla mandorla viene unito l'aroma dei limoni di Sicilia. Altro dolce caratteristico, molto noto anche fuori dai confini consorziali grazie a una sagra organizzata durante la Settimana Santa, è l'agnello pasquale di Favara, preparato secondo tradizione con pasta di mandorle e ripieno di pistacchio e infine ricoperto da una glassa di zucchero. Altro dolce tipico di Favara è la Pasta Elena, dolce con pandispagna, crema di ricotta e mandorle tostate, inventata dai maestri pasticceri Francesco Butticè e Vincenzo Albergamo, in onore della Regina d'Italia in visita nell'Agrigentino.

La cassata, che si presenta con varianti da comune a comune, e infine gli immancabili cannoli siciliani sono altri classici dessert.

La cucina agrigentina d'altra parte, è rappresentata anche dall'ottimo pesce. Le alose in camicia ad esempio, sono un ottimo piatto nutriente e delicato, in cui il pesce viene avvolto in pasta sfoglia e tostato al forno, o ancora la pasta con sarde e piselli - l'agrigentino è l'unico territorio che in questo tipico piatto di Sicilia aggiunge anche i piselli. In generale la più totale sicilianità del consorzio è rappresentata dalla caponata.

Tra i piatti detti "della povertà", cucinati dai contadini durante i periodi di carestia o di guerra, vi è l'u pani frittu cioè il pane fritto, creato anche nella variante in cui viene fritto con l'uovo. Una ricetta "umile", che "si accontentava" delle interiora degli animali nell'agrigentino è stata trasformata in un gustoso piatto: i budelli grassi di vittello e maiale[28]. Nel capoluogo una ricetta tipica è la pasta con fave e ricotta[29].

Altri piatti tipici sono "lu mpurnatu e la mpanata" tipici della cittadina di campobello di Licata dove alla fine del mese di aprile avviene una sagra dedicata a queste due pietanze. Il primo l'infornato è un timballo di ziti fatto con ragù, carne di maiale, cavolfiori, uova, pecorino ed altre essenze spesso segrete, tramandate da generazione in generazione.

Il secondo l'impanata è un rotolo di sottile pasta,come quella del pane, che con un po' di olio d'oliva, prima avvolgerla su se stessa, farcendola a strati con spinaci, cavolfiori e cipolla passati in padella e olive nere, per poi cuocerle nel forno a legna.

Con un PIL pro capite nominale pari a 13.024,52 € nel 2012 è risultata essere una delle province più povere d'Italia[30]. L'economia è prevalentemente basata sull'agricoltura e sul turismo. Dalla viticoltura si ottengono produzioni raffinate di vino, tra cui l'Inzolia e il Marsala, e di spumante, tutte produzioni peculiari e trainanti per un'economia piuttosto depressa. È inoltre discreto il traffico portuale, che si basa su Porto Empedocle, che fu un tempo fiorente scalo per lo smercio dello zolfo della miniera di Pasquasia, a Enna, e dei giacimenti minori. Oggi la siccità e l'iniquità della rete idrica rende frequenti le crisi idriche.

Uva da tavola di Canicattì.
La pesca bianca di Bivona.

Anche se non bene agevolata economicamente, l'agricoltura, e le coltivazioni nell'agrigentino restano sempre tra le più vive della Sicilia. Tra i prodotti qui coltivati sotto protezione dai Presidii ed Arca del Gusto di Slow Food ci sono le mandorle di Agrigento da cui nasce la tradizione contadina della sagra del mandorlo in fiore, la pesca bianca di Bivona.

Sono inoltre presenti le arance di Ribera della qualità Washington Navel, oggi conosciute con il nuovo marchio Riberella D.O.P.[31].

L'agricoltura dell'agrigentino soffre parecchio nelle stagioni estive e più calde, poiché è tra le terre più a rischio idrico, e le risorse d'acqua sono poco sufficienti per un'omogenea irrigazione dei campi. La siccità dunque è la principale nemica dell'agricoltura agrigentina.

Arancia di Ribera D.O.P.

L'agrigentino dimostra essere, uno dei territori più interessanti dal punto di vista vitivinicolo. E la conferma arriva anche dal numero di "etichette" che conquistano leCinque Stelle: circa 4[senza fonte]. Certo, l'agrigentino è anche il territorio di alcuni marchi celebri come Planeta, che vi ha due grandi cantine, la più famosa presso Menfi. Insomma un territorio con mille volti enologici: dai rossi ai bianchi e rosati, agli spumanti questi ultimi ben noti per il particolare gusto. Tante sono le etichette DOC ma nessuna molto celebre ancora a livello nazionale. Altre cantine di rilevanza sono situate presso Campobello di Licata. Una grande uva bianca che dal 1997 giova all'economia consortile è un'uva da tavola coltivata nel comune di Canicattì, la famosa Uva da tavola di Canicattì.

Un altro vanto sono le produzioni di primizie e prodotti in coltivati in serra nella piana di Licata. La ricchezza prodotta nel territorio licatese rappresenta una fonte di guadagno per migliaia di agricoltori e per i mercati della zona che velocizzano i prodotti di questa terra verso i grandi supermercati del nord.

Sono presenti impianti industriali per la lavorazione dei prodotti agricoli destinati al mercato nazionale.

Una lavorazione artigianale che si è magnificamente sviluppata nella città di Sciacca è quella della produzione di ceramica. Dopo la famosa Caltagirone, Sciacca è la seconda per la bellezza delle sue ceramiche presenti anche sulle facciate dei monumenti cittadini. La città è entrata a far parte della categoria dei centri di produzione di ceramiche più importanti d'Italia. Piatti, vasi, anfore, statue, piastrelle e oggetti artistici vari fanno bella mostra nei numerosi negozi del centro storico. I forni antichi, recentemente scoperti, fanno pensare che l'arte della ceramica a Sciacca abbia avuto inizio dal Trecento, se non prima. Tale attività fu continuata e ampliata nei secoli successivi. Le sue numerose fornaci sono anche la testimonianza che la sua ceramica dominava i mercati della Sicilia occidentale e veniva esportata altrove. Nel XVI secolo come già in precedenza si è detto per ordine dei nobili locali, parecchie mattonelle, e tessere colorate furono destinate ad abbellire tanti monumenti. Quasi sempre la produzione allestite in mostre sfocia in attrazioni turistiche molto apprezzate da tutta Europa.

L'energia si sta sviluppando specie nel settore delle "fonti pulite": grazie soprattutto al clima soleggiato del territorio agrigentino e ai venti delle sue colline, sulle colline dell'entroterra sono stati negli ultimi anni installati parecchi aerogeneratori, e molti impianti fotovoltaici. Tuttavia la produzione d'energia non fa ancora parte di una principale fonte di guadagno; lo sarà in futuro secondo i progetti.

 Bene protetto dall'UNESCO
Area archeologica di Agrigento
 Patrimonio dell'umanità
Tipoarcheologico
CriterioC (i) (ii) (iii) (iv)
PericoloNon segnalato
Riconosciuto dal1997
Scheda UNESCO(EN) Archaeological Area of Agrigento
(FR) Scheda

Senza alcun dubbio turismo e archeologia nel libero consorzio di Agrigento si fondono in una sola cosa, infatti principali attrazioni turistiche della zona sono quasi tutte resti e testimonianze dell'età della Magna Grecia e sono tra le maggiori in Italia.

La più rinomata è la Valle dei templi, un sito archeologico risalente al periodo della Magna Grecia, ubicato nei pressi di Agrigento; nel 1997 è stata inserita nella lista dei luoghi patrimonio mondiale dell'umanità, redatta dall'UNESCO. È considerata un'ambita meta turistica, oltre alla più importante fonte di turismo per l'intera città di Agrigento e una delle principali di tutta la Sicilia. Rappresenta anche uno dei principali monumenti nazionali. Il principale tempio è quello della Concordia, paragonabile per splendore a quelli oggi presenti in Grecia. Costruito come quello di Giunone su di un massiccio basamento destinato a superare i dislivelli del terreno roccioso, per lo stato di conservazione è considerato uno degli edifici sacri d'epoca classica più notevoli del mondo greco (440 a.C.-430 a.C.). Al centro della Valle dei Templi, nella zona a ovest della chiesa di San Nicola (oggi Museo Nazionale), si ergono i resti dell'ekklesiastérion e del cosiddetto Oratorio di Falaride. I lavori per la costruzione del museo hanno messo in luce un interessantissimo complesso di carattere pubblico. Nella parte nord, non più visibile perché barbaramente sepolto dall'edificio del museo, era un santuario di Demetra e Kore del VI-V secolo a.C., da collegare con ogni probabilità, come presidio sacro, con le attività pubbliche svolte immediatamente in basso a sud: dal santuario provengono i consueti ex voto fittili e ceramici.

L'imponente castello su un costone di roccia a Marina di Palma.

La Valle dei Templi non è l'unica attrazione storico-turistica. Anche i centri storici di molti paesi, come quello di Licata con suoi antichi palazzi, le sue ville Liberty, le sue chiese, e i suoi caratteristici borghi come la "marina" antico polo commerciale, e poi il centro storico di Canicattì con le sue chiese e i palazzi nobiliari, le cattedrali delle città della provincia come il duomo di Sciacca, o il centro storico a pianta seicentescha di Campobello di Licata arricchito dai palazzi seicenteschi e settecenteschi, le chiese, le piazze pavimentate dall'artista Silvio benedetto sono rilevantissimi centri culturali per tutto l'agrigentino.

Altra fonte di turismo sono i castelli[32]: in epoca medievale furono costruiti nell'entroterra molte fortezze, mura, castelli e palazzi fortificati. La maggior parte di essi, essendo appartenenti all'Alto Medioevo e dunque tra il 900 e il 1000 a.C., è ormai quasi distrutta, o ne sono totalmente scomparse le tracce rimanendo solamente documenti e/o testi che parlano di queste antiche fortezze. I castelli attualmente visitabili oggi sono comunque parecchi, alcuni levigati dal tempo, altri ancora ben tenuti e imponenti. Tra questi spicca per importanza il castello di Palma di Montechiaro (castello chiaramontano), che realizzato nel 1353 fu, per la sua posizione strategica, di grande importanza nella storia della lotta contro i pirati provenienti dal Mediterraneo. Il castello di Bivona, fortezza anch'essa eretta intorno al 1300, è stato dichiarato monumento nazionale. Il castello di Favara costruito intorno al 1270 restaurato di recente, viene utilizzato come sede di rappresentanza del comune e scenario di mostre e convegni anche a carattere nazionale. Il Castel Sant'Angelo di Licata, che durante la seconda guerra mondiale, nel 1943, fu bombardato dalle truppe alleate, è stato successivamente restaurato ed è oggi adibito a museo.

Tra le località legate al turismo balneare, vi è Eraclea Minoa, con le coste sabbiose bianche perla e le sue pinete a ridosso del mare e altre nel licatese, dalla spiaggia di Rocca San Nicola (l'antica Inico, reggia di Cocalo) alla Baia di Mollarella, ai faraglioni situati sotto il monte Sant'Angelo, fino alle sabbiose spiagge della riviera di levante di Licata, fino ai confini con il castello di Falconara. L'isola di Lampedusa è un'altra nota meta turistica.

Infrastrutture e trasporti

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Il territorio agrigentino non è toccato da alcuna autostrada, possedendo solamente alcune strade a scorrimento veloce. È però in corso di realizzazione l'adeguamento della SS 640 in moderna superstrada da Agrigento fino all'immissione sulla A19, passando per Caltanissetta. Complessivamente esistono cinque strade statali maggiori che attraversano il territorio del libero consorzio: oltre alla già citata SS 640, vi sono la SS 118, la SS 115 (e le sue diramazioni), la SS 189 e la SS 624. Di particolare rilievo è l'itinerario per Palermo - il quale si snoda tra la SS 189 e la SS 121 - che risulta un'arteria parecchio trafficata e insufficiente per le esigenze dell'area e per la quale sono previsti dei lavori di ampliamento. Di fatto il migliore collegamento dell'ex provincia agrigentina con il capoluogo regionale è la SS 624, che partendo da Sciacca e, attraversando un isolato entroterra, arriva sulla circonvallazione di Palermo (Viale della Regione Siciliana). Si giunge a Palermo con una moderata velocità in circa due ore. Gran parte del percorso si trova su alti e lunghi viadotti, immerso tra le colline.

Molto battuta è anche la fondamentale SS 115 che corre lungo tutta la costa meridionale dell'isola, da Trapani fino a Siracusa, congiungendo la maggior parte delle località costiere agrigentine. Altre statali sono le nn. 123, 190, 386, 410, 557, 576, cui si aggiungono le strade consortili.

L'elegante edificio della stazione centrale di Agrigento, e Piazza Marconi.

Il territorio agrigentino viene attraversato da tre linee ferroviarie aperte al traffico passeggeri, tutte gestite da RFI per un totale di circa 150 km: la Palermo-Agrigento, la Caltanissetta Xirbi-Agrigento -le quali si incontrano, nella stazione di Aragona- e infine la Siracusa-Canicattì. Tutte e tre le linee sono a binario semplice ed elettrificato, tranne la Siracusa-Canicattì che non è provvista di elettrificazione.

La principale stazione del libero consorzio è quella di Agrigento Centrale, da dove un tempo partiva il famoso treno Freccia del Sud, che arrivava alla Stazione di Milano Centrale. Oggi non è più sede di transito di treni nazionali, ma soltanto di treni regionali, che la collegano con Palermo e Caltanissetta. Altre importanti stazioni sono quelle di Canicattì e Licata, poste lungo la stessa linea e da dove transitano i treni che fanno la spola tra queste località e altre importanti città come Gela, Vittoria, Comiso e l'aeroporto, Ragusa e Modica.

Le linee per Palermo e Siracusa sono state oggetto di alcuni interventi di potenziamento recenti che hanno abbattuto i tempi di percorrenza. La tratta verso il capoluogo isolano in particolare è quella che risulta più competitiva rispetto al trasporto su strada. Carenze ben maggiori si evidenziano nelle zone sprovviste di collegamento ferroviario, come quelle interne e costiere, dove pure esistono importanti centri balneari, archeologici e portuali, poiché attraversate solo da ferrovie ormai soppresse: la Agrigento-Naro-Licata, la Lercara-Filaga-Magazzolo e soprattutto la Porto Empedocle-Castelvestrano, ultima a essere stata chiusa, nel 1986.

Proprio Porto Empedocle è anche il capolinea di una delle sei ferrovie turistiche italiane, ovvero la Ferrovia dei templi, originaria porzione terminale della linea per Palermo, che attraversa il suggestivo parco archeologico della Valle dei Templi: è stata affidata alla Fondazione delle Ferrovie dello Stato ed è aperta al traffico solo in alcuni momenti dell'anno, come durante la Sagra del mandorlo in fiore e nei mesi estivi.

Scorcio dell'area portuale di Licata.

Principale per le quantità del pescato e per l'arrivo di altri generi alimentari e non solo, Sciacca vanta il porto più attivo del territorio, porto moderno e ospita circa cinquecento natanti tra pescherecci e piccole imbarcazioni, che quasi ogni anno scaricano oltre cinquemila tonnellate di pesce. La sua flotta peschereccia comprende circa duecento barche ed è la seconda in Sicilia dopo quella di Mazara del Vallo (TP). Tale attività impegna, comprese le strutture a terra, quasi duemila persone con un fatturato annuo che supera i trenta milioni di euro.[33] I tipi di pesca più note sono lo strascico, la sottocosta e il palangresi. La pesca più praticata è quella del pesce azzurro a cianciolo che, attraverso la lavorazione nelle sue industrie conserviere, viene esportato in tutto il mondo, facendo di Sciacca il primo produttore europeo.

Importante porto è quello di Porto Empedocle, come quello di Sciacca peschereccio ma anche industriale e turistico. Nel comune ricade la sede della Capitaneria di Porto-Guardia Costiera, che presidia tutta la costa del territorio agrigentino. Le principali partenze di traghetti per Lampedusa, e Linosa gestite dalla "Ustica lines" sono garantite dal porto del comune di Porto Empedocle[34].

Da menzionare è anche quello di Licata di origine antichissime: fu polo commerciale del Mediterraneo dal periodo greco al periodo romano e normanno ed enormi erano gli scambi commerciali con gli approdi europei ed extraeuropei, fino agli inizi del secolo scorso; il commercio riguardava soprattutto lo zolfo, prodotto nell'entroterra licatese, che vantava il giacimento più grande d'Europa di questo elemento zolfo. Tanti erano i consolari di paesi europei che aprivano le proprie sedi in città; successivamente divenne uno dei primi porti intermodali dell'isola per via della ferrovia che attraverso un collegamento permetteva il carico delle merci. Il porto licatese per via degli attacchi stranieri col passare dei secoli divenne anche un approdo militare e difesa del territorio. La cantieristica licatese rappresenta un vanto dell'economia locale: antichi maestri d'ascia sono il fulcro artigianale dell'attività di costruzione delle numerosissime barche prodotte ed esportate anche fuori Sicilia; la marineria licatese rappresenta il fiore all'occhiello dell'economia locale, con il suo freschissimo pescato richiesto dai maggiori mercati dell'isola. Un piccolo cantiere navale provvede alla realizzazione delle piccole e medie imbarcazioni.

Nell'agrigentino non sono presenti aeroporti, fatta eccezione per l'Aeroporto di Lampedusa che vi si trova politicamente, ma non geograficamente. L'aeroporto serve solamente l'arcipelago delle Isole Pelagie e sorge a poche centinaia di metri dal centro abitato di Lampedusa; possiede una sola pista di 1800 m[35].

Futuristici progetti parlano della realizzazione di un grande scalo aereo che servirà la città di Agrigento, attualmente di difficile realizzazione a seguito della definitiva partenza dell'aeroporto di Comiso nell'estate 2013. Quest'ultimo, infatti, risulta essere il più vicino per distanza. Tuttavia, gli aeroporti di Catania e Palermo, pur essendo geograficamente più distanti, sono maggiormente trafficati per via del numero delle destinazioni aeree disponibili.

Amministrazione

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L'amministrazione del libero consorzio ha sede ad Agrigento in piazza Aldo Moro 1.

Allo scadere del mandato di Eugenio D'Orsi nel 2013, non si è proceduto a nuove elezioni per ordine della Regione che aveva nel frattempo commissariato tutte le province siciliane. La gestione dell'ente fu data al prefetto Benito Infurnari. Non essendo riuscito a emanare la prevista riforma, nel 2014 il governo di Palermo procedette a un nuovo commissariamento, nella persona di Alessandra Di Liberto.

# Comune Popolazione al 31 maggio 2011
(ab.)
1 Agrigento 59.190
2 Alessandria della Rocca 3.101
3 Aragona 9.607
4 Bivona 3.938
5 Burgio 2.812
6 Calamonaci 1.388
7 Caltabellotta 3.953
8 Camastra 2.059
9 Cammarata 6.430
10 Campobello di Licata 10.303
11 Canicattì 35.118
12 Casteltermini 8.475
13 Castrofilippo 3.028
14 Cattolica Eraclea 3.969
15 Cianciana 3.525
16 Comitini 950
17 Favara 33.832
18 Grotte 5.898
19 Joppolo Giancaxio 1.245
20 Lampedusa e Linosa 6.297
21 Licata 39.041
22 Lucca Sicula 1.901
23 Menfi 12.805
24 Montallegro 2.546
25 Montevago 3.047
26 Naro 8.200
27 Palma di Montechiaro 24.033
28 Porto Empedocle 17.338
29 Racalmuto 8.976
30 Raffadali 12.909
31 Ravanusa 12.706
32 Realmonte 4.563
33 Ribera 19.579
34 Sambuca di Sicilia 6.175
35 San Biagio Platani 3.540
36 San Giovanni Gemini 8.183
37 Santa Elisabetta 2.762
38 Santa Margherita di Belice 6.624
39 Sant'Angelo Muxaro 1.492
40 Santo Stefano Quisquina 4.942
41 Sciacca 41.105
42 Siculiana 4.579
43 Villafranca Sicula 1.430
# TOTALE 453.594
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  25. ^ Puma, Minio, Pasciuta 2008.
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  31. ^ Riberella - Arancia di Ribera D.O.P., su riberella.it. URL consultato il 26 novembre 2009.
  32. ^ I castelli nella provincia di Agrigento, su insicilia.it. URL consultato il 26 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 2 agosto 2009).
  33. ^ Sciacca - SICILIA, su Mare in Italy - Il Portale del Mare e della Pesca in Italia. URL consultato il 26 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 6 febbraio 2012).
  34. ^ Traghetti Sicilia, su traghettionline.com. URL consultato il 26 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 12 gennaio 2010).
  35. ^ Aeroporto di Lampedusa, su Sicilia in dettaglio. URL consultato il 26 novembre 2009.
  • Antonino Marrone, Bivona città feudale voll. I-II, Caltanissetta-Roma, Salvatore Sciascia Editore, 1987.
  • Nicolò Inglese, Storia di Ribera, Agrigento, Tipografia Vescovile Padri Vocazionisti, 1966. ISBN non esistente
  • Gaetano Augello, Condizioni demografiche ed economiche del Comune di Canicattì, Tesi di laurea, Facoltà di Lettere dell'Università di Palermo, A.A. 1965/1966.
  • Gaetano Augello, Agostino La Lomia - Un Gattopardo nella terra del Parnaso, Editore Cerrito, Canicattì, 2006.
  • Gaetano Augello, Canicattì - La storia e le tradizioni, Canicattì, Edizioni Cerrito, 2010.

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