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Frou Frou (brano musicale)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Copertina dello spartito

Frou Frou è una celebre canzone composta nel 1897 da Hector Monréal[1] ed Henri Blondeau,[2] autori francesi di operette attivi durante la Belle Époque, su una preesistente musica di Henry Chatau.

Storia della canzone

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In origine su questa melodia (nata come polca) era stato adattato un testo dal paroliere Lucien Delormel[3] dal titolo Frou Frou Polka, per la rivista parigina La fête du souffleur che andò in scena nel 1889. Questa canzone era stata composta per la cantante Gabrielle Lange, ma non sollevò più di tanto l'entusiasmo del pubblico parigino. Un musicista tedesco di passaggio per Parigi assistette però allo spettacolo, udì la melodia, e ne intuì le potenzialità. Egli ne modificò l'arrangiamento trasformandola in un valzer poi, dopo averla ribattezzata Beim-Supper Waltz la portò con sé a Vienna e la fece conoscere al pubblico della Capitale dell'Impero Austro-ungarico. Questo valzer incontrò un immediato favore, e sull'onda del successo in tutta Europa del valzer viennese, ritornò a Parigi, proprio nel momento in cui Hector Monréal ed Henri Blondeau, avendo ricevuto l'incarico dal Théâtre des Variétés di allestire la rivista Paris qui marche, erano alla ricerca di arie da impiegare nello spettacolo. Venne loro in mente di utilizzare la melodia di Beim-Supper Waltz; essi composero un nuovo testo, ispirandosi a un fatto in quel momento d'attualità: la scoperta della bicicletta da parte del pubblico femminile. Le lunghe gonne di fine Ottocento impacciavano la pedalata, ma soltanto le donne più coraggiose ed emancipate osavano indossare dei pantaloni alla zuava, simili a quelli usati dai ciclisti dell'epoca (i famosi bloomers ), che agli occhi dell'opinione pubblica addosso ad una donna parevano una bizzarria ridicola e sconveniente. Li indossava, per esempio, l'americana Annie "Londonderry" Kopchovsky,[4] la prima donna a compiere nel 1894 il giro del mondo in bicicletta.[5] Ma nella Parigi di quel tempo vigeva, fin dal 1799, il divieto per le donne parigine di “vestire come un uomo”. Nello specifico il veto proveniva da un'ordinanza della Prefettura di Parigi, che concedeva l'uso dei pantaloni alle signore unicamente dopo essere state autorizzate dalla polizia previa esibizione di un certificato medico. A causa di questo divieto, la polizia poteva arrestare qualsiasi donna fosse stata sorpresa con indosso questo capo di abbigliamento. Questa rigida norma aveva subito una prima deroga nel 1892, quando era stato eccezionalmente permesso alle donne che avessero voluto andare a cavallo di indossare pantaloni femminili da equitazione. Nel 1908 verrà concessa una seconda deroga, permettendo finalmente di indossare i pantaloni anche alle donne in sella ad una bicicletta.[6] La nuova canzone, dal titolo Frou Frou, composta quando il divieto era ancora in vigore, prendeva bonariamente in giro[7].le velleità femminili di indossare i pantaloni per praticare gli sport, e venne interpretata per la prima volta dalla cantante Juliette Méaly. Fu un trionfo. La canzone venne anche utilizzata dal regista Jean Renoir nel suo film del 1937 La grande illusione, ambientato sul Fronte francese nel periodo 1914 - 1918.

Testo francese originario del 1889 (di Lucien Delormel, polca)

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Comme c'est subtil
Comme c'est gentil
D'entrevoir les dessous
Qui dont frou-frou-frou.
Tous les vieux messieurs
Les jeunes gommeux
Allument les dentelles
Des petites demoiselles.
Et voilà pourquoi
Oui-da l'on composa
Frou-frou polka.

Testo francese del 1897 (di Monréal e Blondeau, valzer)

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La femme porte quelques fois
La culotte dans son ménage
Le fait est constaté, je crois
Dans les liens du mariage
Mais quand elle va pédalant
En culotte, comme un zouave
La chose me semble plus grave
Et je me dis en la voyant:

refrain
Frou-frou, frou-frou
Par son jupon la femme
Frou-frou, frou-frou
De l'homme trouble l'âme
Frou-frou, frou-frou
Certainement la femme
Séduit surtout
Par son gentil frou-frou

La femme ayant l'air d'un garçon
Ne fut jamais très attrayante
C'est le frou-frou de son jupon
Qui la rend surtout excitante
Lorsque l'homme entend ce frou-frou
C'est étonnant tout ce qu'il ose
Soudain il voit la vie en rose
Il s'électrise, il devient fou

refrain
En culotte, me direz-vous
On est bien mieux à bicyclette
Mais moi je dis que sans frou-frous
Une femme n'est pas complète
Lorsqu'on la voit se retrousser
Son cotillon vous ensorcelle
Son frou-frou, c'est comme un bruit d'aile
Qui passe et vient vous caresser
refrain

Testo in italiano

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Sovente nell'intimità[8]
La donna si mette i calzoni
Dai tempi d'Adamo, si sa,
Funzionan così i matrimoni.
Ma se in velocipede va
Sfoggiando la moda alla zuava,
Le dico: “Sarai molto brava,
Ma l'abito no, non mi va".

ritornello
Fru fru, fru fru
Col suo frusciar la gonna,
Fru fru, fru fru
Da' fascino alla donna.
Fru fru, fru fru
Ci fa sognar la gonna
Ancor di più
Col suo gentil fru fru

La donna che sembra un garzon
Rinuncia a un'antica poesia
In lei l'uomo cerca illusion,
Dei veli l'arcana magìa.
Che importa se coi pantalon
Più svelta sarai in bicicletta?
La donna soltanto è perfetta
Se ha un abito che fa fru fru.
ritornello

Testo in spagnolo

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Las niñas en la actualidad[9]
Se visten con rara elegancia
Y copian la excentricidad
de modas que importan los barcos de Francia
Ya no hay en las modas el chic
Que usaban las niñas de antaño
Y un corte de trajes extraños
nos llega del viejo París

Señor señor qué horror
Las cosas que hay que ver
Se ve que el pantalón lo lleva la mujer
Bañistas sin rubor, ciclistas sin faldón
A dónde va la moda con tanta innovación
 
estribillo
Fru fru, fru fru canción de pluma y seda
Fru fru, fru fru te llevas la virtud
Y en su rumor el hombre se nos queda
con la inquietud de nuestro fru fru fru.

Las ropas que impone el sport
Ocultan las gracias del alma
Con ellas se ahuyenta el amor
Y el sueño del hombre se alarga
Por eso es que suelen rezar
Las buenas abuelas que han sido
Y al vernos pasar se santiguan
Diciendo: "El mundo va mal...".
estribillo

  1. ^ Hector Monréal (pseudonimo di Joseph Rieunier) nacque a Carcassonne nel 1839. Egli si trasferì in gioventù a Parigi, iniziando la sua carriera come disegnatore a Le Petit Journal. Il direttore di questo quotidiano, colpito dalla sua vena artistica, gli chiese di realizzare ogni giorno in maniera umoristica un cartello da affiggere sulla porta, con le varie incombenze da assegnare ai suoi colleghi. Questi cartelli, estremamente originali e zeppi di caricature bizzarre, non potevano certo passare inosservati, e divennero presto molto popolari. Ma il suo talento originale non poteva limitarsi a disegnare vignette e caricature, così egli abbandonò Le Petit Journal per divenire attore e chansonnier e poi (grazie all'incontro con Henri Blondeau) autore di riviste, operette e «pièces de théâtre). Per circa 40 anni, la coppia fissa Monréal – Blondeau firmò una serie ininterrotta di successi nei principali teatri e varietà parigini, come lo Château d'Eau, l'Eldorado, le Folies Dramatiques, e l'Olympia. Morì a Parigi nel 1910.
  2. ^ Henri Blondeau, nato a Parigi nel 1841, e ivi deceduto nel 1925, fu librettista di operette e di varietà, ma anche autore drammatico.
  3. ^ Lucien Delormel, (che si firmava a volte con lo pseudonimo di Grim), fu un paroliere, compositore, librettista ed editore francese, nato a Parigi nel 1847 e morto nel 1899. Egli collaborò anche in coppia con gli altri celebri autori parigini di operette e varietà, come Gaston Villemer e Léon Garnier. Nel corso della sua carriera, egli fu autore di più di quattromila canzoni.
  4. ^ Nell'Ottocento, la donna veniva vista essenzialmente come un essere debole, languido e malinconico, sostanzialmente inferiore all'uomo: ciò era la conseguenza di convenzioni sociali che intendevano relegare la donna a un ruolo generalmente subordinato, limitato alla sfera dei lavori domestici e alla procreazione. La donna doveva mostrare in ogni occasione autocontrollo, modestia, decoro e morale. Per questo motivo, le prime manifestazioni sportive femminili, che non fossero di sport ritenuti appropriati per una signora come il croquet, il tennis, o l'equitazione, suscitavano riprovazione e sarcasmo. Thomas Stevens era stato il primo uomo ad aver percorso il giro del mondo con il velocipede (partendo da San Francisco il 22 aprile 1884, dirigendosi verso est, e facendovi ritorno nel 1887) e la sua impresa aveva avuto vasta eco sui giornali di tutto il mondo. Poiché la bicicletta veniva vista come un mezzo essenzialmente maschile, due facoltosi signori di Boston, dileggiando le prime donne che volevano usare la bicicletta, sostennero pubblicamente che mai nessuna donna sarebbe riuscita ad eguagliare l'impresa di Stevens, e che essi erano pronti ad elargire cinquemila dollari alla prima donna che fosse riuscita a dimostrare il contrario. Annie "Londonderry" Kopchovsky, un'ebrea lettone di 23 anni immigrata da bambina negli Stati Uniti, raccolse la sfida: imparò ad andare in bicicletta e, il 25 luglio 1894, abbandonando il marito e i tre figlioletti, partì dal Massachusetts in sella ad una bicicletta Columbia. Lasciati a casa gonne lunghe e corsetti, portò con sé solo un cambio di biancheria e una pistola. Pedalando arrivò fino a Singapore, dopo aver attraversato gli Stati Uniti e la Francia, e aver toccato l'Egitto e lo Yemen. Dovette superare incredibili difficoltà e sopportare innumerevoli ostracismi, ostacoli e maldicenze («è troppo mascolina per essere una donna», «deve essere sicuramente un eunuco travestito»), e persino la prigione. Ritornò in patria 15 mesi dopo a testa alta, dopo aver compiuto il giro del mondo e aver quindi vinto la scommessa che l'aveva spinta a partire. Ella scrisse delle sue avventure di viaggio per diversi mesi sul New York World e divenne uno dei simboli della lotta per l'emancipazione femminile.
  5. ^ «In Italia, Francia e Germania, come pure in Inghilterra e negli Stati Uniti, si registrarono numerosi e acrimoniosi dibattiti fra coloro che salutavano con entusiasmo la prospettiva della diffusione delle attività sportive fra le donne e coloro che invece temevano che le atlete agissero come elementi di disordine sociale e decadenza morale e fisica nel paese. Pur divenendo l'oggetto di una vera e propria moda e offrendo alle donne nuove possibilità di movimento, uno sport come la bicicletta, per es., non fu immediatamente accolto né ebbe una rapida e indiscussa diffusione come attività competitiva. In Inghilterra già dal 1880, le donne venivano ammesse nell'associazione nazionale di cicloturismo, ma è solo nel 1916 che tale associazione consentì la prima gara di ciclismo femminile». (tratto da: Roberta Sassatelli, Lo sport al femminile nella società moderna, in Enciclopedia dello Sport, Treccani Editore, Roma, 2003).
  6. ^ «Lo sviluppo delle attività sportive fra le donne fu del resto in larga misura facilitato dal graduale mutamento della moda, che ne venne a sua volta influenzata, per cui cominciarono a modificarsi le fogge degli abiti femminili. La diffusione della bicicletta a partire dall'ultimo scorcio dell'Ottocento, per es., si configurò sia come un simbolo delle richieste di libertà delle donne sia come un'occasione per legittimare abiti meno formali, meno decorativi e più funzionali al movimento. I nuovi vestiti disegnati per la bicicletta ‒ gonne più corte e gonne pantaloni, l'inserimento di elastici e nastri per accorciare e fissare le gonne, ecc. ‒ concedevano infatti alle donne una nuova libertà fisica e di movimento e delle donne simboleggiavano le rivendicazioni di controllo sul proprio corpo e sui propri movimenti e la loro rivolta contro le restrizioni sociali. Allo stesso tempo, in questa prima fase di sviluppo dello sport femminile, i vestiti che lasciavano più libero il corpo dovevano evitare di suggerire immagini di femminilità sessualmente troppo aggressive e libere: si proposero quindi fogge funzionali e modeste.». (tratto da: Roberta Sassatelli, Lo sport al femminile nella società moderna, in Enciclopedia dello Sport, Treccani Editore, Roma, 2003).
  7. ^ L'uso dei primi pantaloni da parte delle donne suscitò ilarità e ironie, come in queste coeve rime italiane:

    «O popol maschile dal sonno ti desta
    orribil tempesta s'addensa su te.
    La donna con empia sacrilega azione
    ci impone il calzone, ci ruba il gilè.
    E invece delle ampie gonnelle fluenti
    si stringe alle gambe due tubi indecenti.»

  8. ^ La canzone venne tradotta in tutto il mondo. In Italia, uno dei più famosi interpreti di questa canzone fu Paolo Poli.
  9. ^ Una delle più famose interpreti di questa canzone nella versione in lingua spagnola fu Libertad Lamarque.
  • Chantal Brunschwig, Louis-Jean Calvet et Jean-Claude Klein, Cent ans de chanson française 1880 - 1980, Seuil, Paris, 1981.
  • Peter Zheutlin, Il giro del mondo in bicicletta - La straordinaria avventura di una donna alla conquista della libertà , Elliot Editore, Roma, 2011, ISBN 9788861922044
  • Roberta Sassatelli, Lo sport al femminile nella società moderna, in Enciclopedia dello Sport, Treccani Editore, Roma, 2003.

Collegamenti esterni

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