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Fascismo intransigente

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il fascismo intransigente o fascismo rivoluzionario, per certi aspetti analogo al cosiddetto fascismo di sinistra, è una corrente minoritaria del fascismo italiano che - rifacendosi all'integrità del manifesto di San Sepolcro e degli ideali originali del movimento precedenti alla marcia su Roma - si discostò dal PNF (del quale i membri dissidenti fondarono i fasci nazionali) e dall'esperienza del ventennio.[1]

Durante il ventennio di fatto il fascismo fu un regime reazionario di estrema destra, compromesso con la Chiesa cattolica e con le forze politiche conservatrici, a causa della comune opposizione al marxismo materialista e al liberalismo individualista.[2]

Caratteristiche ideologiche

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Le caratteristiche ideologiche di tale linea di pensiero, che non ottenne mai un grande consenso (ad eccezione di alcune figure fasciste della prima ora, come il massone Roberto Farinacci o il napoletano sindacalista rivoluzionario Aurelio Padovani morto in circostanze misteriose), e che fu tutto sommato ignorata da Mussolini sono:

Dalla Repubblica di Salò ad oggi

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Certi elementi del fascismo più ortodosso e terribilista, come la socializzazione dell'economia, il corporativismo e l'ostilità verso la monarchia, furono ripresi dal PFR nella Repubblica di Salò.

Oggigiorno - tali elementi - sono in parte riscontrabili nel Movimento Fascismo e Libertà - Partito Socialista Nazionale, un piccolo partito di estrema destra.

Voci correlate

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