Fatalismo
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Il fatalismo è una dottrina filosofica o una concezione teologica che, contrapponendo il predeterminismo al libero arbitrio, rimarca la sottomissione di tutti gli eventi o azioni al fato o al destino, ed è comunemente associato al conseguente atteggiamento di rassegnazione verso gli avvenimenti che si pensa siano ineluttabili, predestinati, già stabiliti.[1][2]
Il fato può essere vissuto come provvidenziale, tramite la fede che un ordine cosmico detto logos presieda all'esistenza quotidiana. In questo caso si è disposti ad accettare passivamente il corso degli eventi senza tentare di modificare lo status quo. Ma esiste pure un fatalismo ritenuto illogico, disordinato e perciò indegno di fede/fiducia. Anzi: il fato nasce con un valore negativo nell'epica e nella tragedia greche, da Omero a Sofocle, e anche nella primissima filosofia, dal frammento di Anassimandro a Eraclito, da Empedocle all'antiteodicea di Epicuro.
Il fatalismo nella religione
[modifica | modifica wikitesto]«Cessa di sperare di cambiare i fati degli dèi con la preghiera.»
Miti come quello delle Moire indicano che persino gli dèi subiscono un determinismo esterno concernente il decorso della Storia. Il fatalismo positivo d'un logos provvidenziale è invece proposto dallo stoicismo greco e romano.
La cultura latina presenta un esempio di fatalismo con Marco Manilio (I secolo a.C. - I secolo d.C.), il quale, nel suo scritto Astronomica, fa trasparire lievemente ed in forma velata la sua concezione fatalistica basata su un logos inteso anche come demiurgo della realtà.
Una forma piuttosto diversa di fatalismo è proposta anche dalla letteratura apocalittica ebraica e dalla dottrina cristiana della Divina Provvidenza. La stessa tradizione biblica presenta una componente storiosofica ad elevato tasso di predeterminismo: il millenarismo con la settimana cosmica e il settemillenarismo, su cui poggia la corrente teologica dispensazionalista.
Nel Medioevo la Scolastica ha riformulato il problema nei termini d'una impossibilità per qualsiasi entità cosmica, diversa da Dio o lontana dalla condizione divina, d'essere al contempo causa ed effetto di se stessa, in latino: causa sui oppure ens a se (aseità), di contro all'ens ab alio (abalietà).[3]
Partendo invece dall'altra radice della cultura europea/occidentale, la filosofia (Platone) e scienza (Ipparco di Nicea) greche, nel movimento New Age si è diffusa l'idea di una sequenza eonica delle ere zodiacali.
Il fatalismo nella filosofia della religione
[modifica | modifica wikitesto]«Il fato conduce colui che vuole lasciarsi guidare, trascina colui che non vuole.»
Il tema torna al centro della riflessione con lo Zeitgeist del Romanticismo ottocentesco. In Nietzsche fatalismo e fiducia sono le caratteristiche del nichilismo attivo, il "pessimismo coraggioso" ed eroicamente titanico dell'oltreuomo (Übermensch), che in sostanza è una sintesi del "pessimismo cosmico" dello Schopenhauer neobuddhista e di Leopardi, e dell'ottimismo anti-fatalistico emersoniano del saggio "Fato". Il fato, secondo Nietzsche, ripropone ciclicamente le stesse situazioni, in conformità con il modello zoroastriano dell'eterno ritorno; non è dunque possibile interpretare la vita, illudendosi di potere agire su di essa, ma bisogna accettarla con la semplicità d'un fanciullo. All'uomo superiore Nietzsche attribuisce un'adesione incondizionata al proprio destino, l'amor fati, variante neospinoziana dell'amor crucis cristiano.
Secondo Habermas anche in Heidegger, soprattutto dopo la Kehre,[4] prevale l'idea di un abbandono all'Essere come "evento (Ereignis), dunque un'analoga accondiscendenza e arrendevolezza: il termine da lui usato per designare tale abbandono proviene dalla mistica renano-fiamminga ed è Gelassenheit, titolo d'una sua conferenza del 1955 pubblicata nel 1959.
Invece, e forse inaspettatamente, nel pensiero dell'ultimo Hegel spunta una drastica dissociazione fra il pantragismo e il giustificazionismo panlogistico come patodicea e/o teodicea. Nella famosa sezione dedicata all'"astuzia della Ragione" (List der Vernunft), nella Introduzione alle Lezioni sulla filosofia della storia, egli approda a un netto distinguo fra:
- l'alienazione (Entäusserung) dello Spirito assoluto, che sarà pure riconciliabile (versöhnlich) con se stesso, e
- l'estraniazione (Entfremdung) dello spirito soggettivo e personale, il quale invece non ne può ricavare alcuna consolazione e conforto (la "coscienza infelice").
Rimane solo l'essere parassitati strumentalmente dal male: "spirito", sì, però comunque fatalismo anti-provvidenziale, esiziale, negativo, maligno. Con ciò viene rigettata ogni identificazione intenzionale delle coscienze individuali nei confronti d'una simile mostruosa progettazione e architettura del decorso storico.[5]
Il fatalismo materialistico e immanente
[modifica | modifica wikitesto]Oltre al fatalismo dei filosofi della religione citati, esiste anche un fatalismo materialistico, immanente, risultante dall'evolversi dei vincoli e delle possibilità nel susseguirsi degli eventi cosmici. Il riferimento è all'epistemologia dell'emergentismo,[6] ma pure a ciò che Ernst Bloch ha definito "sinistra aristotelica",[7][8] vale a dire al rapporto nell'ontologia di Aristotele fra atto e potenza, ossia a quanto sussisterebbe come "tendenza-latenza" nella materia.[9][10] Tuttavia questi pensatori si concentrano più sulle ipotetiche modalità di un simile cambiamento e non sulle sue tempistiche, le quali possono o meno trascenderci.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Umberto Fracassini, Fatalismo, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1932.
- ^ fatalismo: significato e definizione, su la Repubblica.
- ^ Aseità, in Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009.
- ^ Jürgen Habermas, Der Philosophische Diskurs der Moderne. Zwölf Vorlesungen, Frankfurt am Main, Suhrkamp Verlag, 1985. Tr. it.: Il discorso filosofico della modernità. Dodici lezioni, Roma-Bari, Editori Laterza, 2ª ed. 2003, p. 159. ISBN 88-420-5239-6; ISBN 978-88-420-5239-5. "Egli distacca le sue azioni ed affermazioni da sé come persona empirica e le attribuisce ad un destino di cui non si deve rispondere."
- ^ Per una breve sintesi: Paul Ricœur, Il male. Una sfida alla filosofia e alla teologia, ed. or. 1986, trad. it. Brescia, Morcellana, 1993, pp. 35-49. ISBN 88-372-1520-7; ISBN 978-88-372-1520-0.
- ^ Cf. Mauro Ceruti, Il vincolo e la possibilità, Prefazione di Heinz von Foerster, Milano, Feltrinelli, 1986. ISBN 88-07-09011-2; ISBN 978-88-07-09011-0. Anteprima limitata su Google Libri.
- ^ Ernst Bloch, Ateismo nel cristianesimo. Per la religione dell'Esodo e del Regno. "Chi vede me vede il Padre", Milano, Feltrinelli, 2005, p. 288. ISBN 88-07-81850-7; ISBN 978-88-07-81850-9.
- ^ Ernst Bloch, Avicenna e la sinistra aristotelica, Sesto San Giovanni, Mimesis, 2018. ISBN 88-57-55047-8; ISBN 978-88-57-55047-3.
- ^ Ernst Bloch, Il principio speranza, Milano, Garzanti, 2005, pp. 242-244. ISBN 88-11-74054-1; ISBN 978-88-11-74054-4.
- ^ Ernst Bloch, Experimentum Mundi. La domanda centrale. Le categorie del portar-fuori. La prassi, Brescia, Queriniana, 1980, pp. 174-5, 284. ISBN 88-39-91831-0; ISBN 978-88-39-91831-4.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Le intuizioni di Gioacchino da Fiore (la sua storiosofia)
- Linea di universo
- Meccanicismo
- Peter Wessel Zapffe
- Stat sua cuique dies
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni sul fatalismo
- Wikizionario contiene il lemma di dizionario «fatalismo»
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Hugh Rice, Fatalism, in Edward N. Zalta (a cura di), Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and Information (CSLI), Università di Stanford.
- (EN) Mark Bernstein, Chapter 3 - Fatalism (pp. 65-81), in Robert Kane (a cura di), The Oxford Handbook of Free Will, Oxford, Oxford University Press, 2005 [2002]. ISBN 01-951-7854-8; ISBN 978-01-951-7854-8
- (FR) Bibliographie sur le fatalisme, su perso.wanadoo.fr. URL consultato il 19 giugno 2022 (archiviato dall'url originale il 24 febbraio 2011).
- Fatalismo, su sapere.it.
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