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Bergognone

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Madonna col Bambino (Londra, National Gallery)
Matrimonio mistico di santa Caterina d'Alessandria (Londra, National Gallery; dalla Certosa di Pavia)
Pala di Sant'Ambrogio (Certosa di Pavia)

Ambrogio da Fossano, detto il Bergognone (1453 circa – 1523), è stato un pittore italiano.

Di cultura foppesca, anche se di modi più "gentili", riprese dalla cultura fiamminga, giuntagli attraverso la Liguria, sia stilemi iconografici che l'uso della luce e gli ariosi paesaggi; alla fine degli anni Ottanta venne influenzato dall'opera di Leonardo, ma soprattutto di Bramante. I suoi paesaggi preludono ai pittori della realtà di Brescia nel Cinquecento, mentre il pietismo dei soggetti religiosi lo si ritrova sia nei leonardeschi lombardi sia in tanta pittura tardo-manieristica.

Molti pittori furono suoi allievi e seguaci, tra i quali si distinsero il fratello minore Bernardino e Bernardino Lanzani di San Colombano al Lambro.

Gli anni giovanili

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Si conosce poco delle sue origini, si ritiene sia nato nel decennio che va dal 1450 al 1460, forse originario della cittadina piemontese di Fossano o di un'omonima località che esisteva presso Cremia[1]. Risulta presente nella matricola dei pittori dell'Università di Milano del 1481 come Ambrosius de Fossano, filius domini Stefani e abitante a Milano presso la parrocchia di San Galdino in Porta Romana. Firmò alcune sue opere Ambrosio de Fossano dicto Brecognono, bregognono o bergognono[2] ma Fossano e Bergognone sono anche i nomi di casati lombardi presenti nella zona della Certosa di Pavia dove il pittore lavorerà dal 1488 al 1494. Non si conosce nulla della sua formazione, alcune analogie si possono trovare con l'arte di Vincenzo Foppa di cui poteva esser stato alunno, ma anche con opere della scuola fiamminga e provenzale, acquisita dai viaggi dei pittori di cui venne a contatto con Zanetto Bugatto, Antonello da Messina e altri.

Opere giovanili e datate al 1480 circa sono il Cristo in pietà con angeli e un monaco certosino del Museo di Villa Cagnola a Gazzada Schianno[3] e la Deposizione del Museo di Belle Arti di Budapest, in cui prevale il richiamo alla cultura fiamminga soprattutto nell'uso della luce. Risalgono agli anni giovanili anche le sue prime due pale con Madonna e santi dal respiro monumentale, dipinte per il protonotario apostolico Calegrani, originario di Arona: la prima (1484) si trova ancora nella Chiesa dei Santi Martiri ad Arona, sua collocazione originaria, mentre la seconda[4] (realizzata nel 1488 per la chiesa di San Pietro in Ciel d'Oro a Pavia) è oggi alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano. Nella stessa pinacoteca si trovano anche due scomparti laterali di un polittico non ancora identificato; in essi sono raffigurati Sant'Elisabetta e San Francesco, san Pietro Martire con san Cristoforo. Tali dipinti testimoniano il suo avvicinamento ai modi di Vincenzo Foppa, modi addolciti e decorati, con i volti timidamente leonardeschi.

Tra il 1480 e il 1490 Bergognone realizzò un dittico, ora all'Accademia Carrara di Bergamo, con San Paolo e san Giovanni Evangelista, accostamento iconografico insolito, forse un'allusione al tema De propaganda fide.

Alla Certosa di Pavia

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Tra il 1488 e il 1495 Bergognone fu il principale pittore attivo nella fabbrica della Certosa di Pavia, dove realizzò, oltre ad un gran numero di affreschi, ben nove pale d'altare: ne rimangono sei, tre in loco, due alla National Gallery di Londra e una a Poznań; inoltre rimangono frammenti di una settima conservati sia alla Certosa di Pavia che in collezione privata a Milano.

Ancora in loco sono oggi la Crocifissione (firmata e datata 1490), i pannelli con i Dottori della Chiesa, le monumentali pale di Sant'Ambrogio[5] (1490) e San Siro (1491). Proprio confrontando questi ultimi due dipinti si nota come, tra il 1490 e il 1491, avvenne un cambiamento di registro nello stile dell'artista, che si fece più monumentale e attento allo spazio prospettico, per influsso di Bramante che era a Milano dal 1479.

Proviene dalla Certosa anche il più tardo Cristo portacroce e i certosini (1493 circa), oggi alla Pinacoteca Malaspina di Pavia, mentre il Matrimonio mistico di santa Caterina d'Alessandria (del 1490 circa), è conservato a Londra, alla National Gallery.

Sempre per la Certosa l'artista realizzò anche una serie di opere minori: le predelle con Storie di sant'Ambrogio, per la Pala di Sant'Ambrogio (Nascita di sant'Ambrogio al Kunstmuseum di Basilea, Consacrazione di sant'Agostino e Predica di sant'Ambrogio alla Galleria Sabauda di Torino e l'Incontro di sant'Ambrogio e l'imperatore Teodosio all'Accademia Carrara di Bergamo), e le Storie di san Benedetto, conservate a Nantes e Milano. Tra queste opere minori per la Certosa si contano anche alcune Madonne col Bambino a mezzo busto (probabilmente dipinte per le celle dei certosini), ambientate in tipici e colti dal vero paesaggi lombardi, dove si palesa anche una timida influenza di Leonardo da Vinci: la Madonna del latte dell'Accademia Carrara di Bergamo del 1485 circa, la Madonna col Bambino della National Gallery di Londra, la Madonna del Certosino, ora a Milano nella Pinacoteca di Brera, databili tra il 1488 e il 1490. In queste opere le figure si stagliano contro paesaggi tipicamente lombardi, impostate a una cromia un po' spenta con grande attenzione alla luce.

Sono opera di Bergognone, sempre in Certosa, anche gli affreschi per le testate dei transetti. Nell'abside del transetto sinistro, tra il 1490 e il 1495 l'artista realizzò l'affresco con Gian Galeazzo Visconti presenta alla Vergine il modello della Certosa, in cui la composizione simmetrica dei gruppi e le forme regolari e monumentali, si accordano con la lezione del Bramante. Nell'abside del transetto opposto completa il ciclo l'Incoronazione di Maria tra Francesco Sforza e Ludovico il Moro, su un bellissimo sfondo azzurro[6].

Gian Galeazzo Visconti, e i suoi discendenti, offrono la Certosa alla Madonna, Certosa di Pavia

Agli anni della Certosa dovrebbe risalire anche la tavola con Cristo risorto della National Gallery of Art di Washington. Probabilmente del 1494 è il pannello con la Presentazione al tempio[7], parte centrale di un trittico di provenienza ignota di cui fanno parte il Sant'Agostino e donatore[8] come parte sinistra e il San Pietro Martire e donatore[9] come parte destra, tutti conservati al Louvre.

Il notevole impegno alla Certosa non gli impedì di operare anche a Milano, dove intorno al 1495 eseguì gli affreschi in Santa Maria presso San Satiro, e il polittico con la Madonna col Bambino tra i Santi Giacomo ed Enrico vescovo nella basilica di Sant'Eustorgio, a Lodi, negli affreschi della chiesa dell'Incoronata (oggi perduti), a Melegnano e a Bergamo.[3]

Milano, Lodi e Bergamo

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Affresco del Bergognone nella chiesa di San Simpliciano a Milano

Dopo un periodo di attività quasi esclusiva alla Certosa di Pavia, alla metà dell'ultimo decennio del secolo Bergognone si trasferì a Milano, eseguendo un importante ciclo di affreschi (oggi staccati e ricoverati alla Pinacoteca di Brera) per la chiesa di Santa Maria presso San Satiro, verosimilmente sotto lo stretto controllo di Bramante.

Allo scoccare del XVI secolo l'artista, che era ancora uno dei più celebrati in Lombardia, eseguì diverse opere per Milano, Lodi e Bergamo. Del 1500 circa è l'altarolo per devozione privata, con la Madonna col Bambino, dell'Accademia Carrara di Bergamo. Tra il 1500 e il 1505 Bergognone realizzò un polittico a un solo ordine per la chiesa bergamasca di San Bernardino, di cui rimangono parte delle tavole all'Accademia Carrara (Santa Marta, San Giovanni Evangelista e San Girolamo) ed una nella Collezione Johnson a Filadelfia (Santa Maria Maddalena). Probabilmente del 1501 è il Cristo Portacroce della National Gallery di Londra, che insieme all'Orazione nell'orto, nello stesso museo, erano parte di un trittico o di un polittico.

Del 1508 è l'Incoronazione della Vergine, nel catino absidale della basilica di San Simpliciano a Milano, dove l'accentuato chiaroscuro è forse di origine leonardesca. Dello stesso anno è il Polittico di Santo Spirito nella chiesa di Santo Spirito a Bergamo.

Nelle quattro pale con Storie di Maria per la Chiesa dell'Incoronata a Lodi, considerate tra i suoi massimi capolavori (1508), l'artista seppe collocare figure vagamente leonardesche in fastose scenografie di origine bramantesca, completate però da inserti con i caratteristici paesaggi di Lombardia, come nell'Annunciazione[10], forse il dipinto di più alta qualità dell'intero complesso. Nel pannello con la Presentazione al Tempio l'artista fece uso di una delicata luce radente, proveniente dai finestroni del matroneo di un tempio poligonale, molto simile alla stessa chiesa dell'Incoronata.

Le ultime opere

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L'ultimo periodo dell'artista si inaugurò con un breve ritorno alla Certosa di Pavia (1514), dove affrescò una delicata Madonna del Latte nella volta del refettorio, decorando le lunette dello stesso ambiente con figure di Apostoli a mezzo busto. Dell'ultimo periodo sono i Santi Rocco e Sebastiano conservati presso la Collezione Cerruti, il terzo polo del Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea, monumentali affreschi nella sala capitolare di Santa Maria della Passione sempre a Milano (1514-1518), uno dei capolavori tardi del maestro.

Nel 1518 affrescò una cappella nella chiesa di San Pietro in Gessate con il Funerale di san Martino. Del 1522 è invece l'Incoronazione della Vergine, conservata a Brera ma proveniente da Nerviano. Tra le opere mature rimaste a Milano bisogna anche segnalare la tela raffigurante la Madonna col Bambino e santi nella prima cappella della navata sinistra del santuario di Santa Maria dei Miracoli.

Cristo risorto, basilica di Sant'Ambrogio a Milano
Madonna del Certosino (Brera)
  1. ^ Ipotesi, quest'ultima, avanzata nel catalogo della mostra del 2024 Religioso amore. Bergognone a Lodi; a tal proposito si vedano il catalogo stesso o l'articolo del professor Simone Ferrari Bergognone, maestro del Rinascimento pubblicato sull'inserto domenicale della Gazzetta di Parma del 10 marzo 2024.
  2. ^ Emporium, vol. 1, Arti Grafiche Bergamo, 1895, p. 340 fascicolo 5.
  3. ^ a b Miklós Boskovits, Giorgio Fossaluzza, p. 125.
  4. ^ Scheda Archiviato il 9 marzo 2007 in Internet Archive.
  5. ^ Scheda, su artrades.com. URL consultato il 4 novembre 2006 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2007).
  6. ^ Foto, su flickr.com.
  7. ^ Scheda sull'opera
  8. ^ Scheda sull'opera
  9. ^ Scheda sull'opera
  10. ^ Foto, su vincenzofoppa.it. URL consultato il 4 novembre 2006 (archiviato dall'url originale il 10 ottobre 2007).
  11. ^ Pagina 42, Emanuele Vaccaro, "La galleria de' quadri del Palazzo di Palermo di Sua eccellenza D. Antonio Lucchesi - Palli, principe di Campofranco" [1], Palermo, Filippo Solli, 1838.
  12. ^ Pagina 373, Gaspare Palermo, "Guida istruttiva per potersi conoscere ... tutte le magnificenze ... della Città di Palermo" [2], Volume IV, Palermo, Reale Stamperia, 1816.
  • Luca Beltrami, Ambrogio Fossano detto il Bergognone, Kessinger Publishing 2009
  • Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999. ISBN 88-451-7212-0
  • Miklós Boskovits, Giorgio Fossaluzza, La collezione Cagnola. I dipinti, Busto Arsizio, Nomos Edizioni, 1998.

Voci correlate

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