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Ashrama

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Una Ashrama (āśrama), nell'induismo, è una delle quattro fasi della vita, in base all'età, discussa nei testi antichi e medievali indiani.[1] Le quattro ashrama sono: Brahmācarya (studente), Grihastha (padre di famiglia), Vanaprastha (ritirato) e Saṃnyāsa (rinuncia)[2] da non confondersi con un luogo di romitaggio (Āśrama).

Il sistema delle ashrama è un aspetto del concetto di Dharma nell'induismo[3] ed anche una componente delle teorie etiche della filosofia indiana, dove è combinato con quattro obiettivi propri della vita umana (puruṣārtha), per la realizzazione, la felicità e la liberazione spirituale.[4] È esclusivamente riservato, almeno nelle sue formulazioni tradizionali, agli appartenenti di sesso maschile delle caste cosiddette ārya (ovvero ai primi tre varṇa), essendo rigidamente esclusi da tale percorso sia gli śūdra (e a maggior ragione i "fuori casta") sia le donne, a qualsiasi casta queste ultime appartengano.

Il termine sanscrito āśrama è composto dalle radici śram (impegnarsi per) e ā- (realizzare).

Il sistema ashrama

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Sotto il sistema ashrama, la vita umana è suddivisa in quattro periodi.[5][6] L'obiettivo di ogni periodo è l'esecuzione e lo sviluppo del singolo. Mentre alcuni testi indiani presentano queste sequenze come stadi della vita umana e raccomandano l'età in cui si entra in ogni fase, molti testi affermano che gli ashrama sono come quattro modi alternativi di vita e di opzioni disponibili che ogni singolo deve seguire, ma non fasi sequenziali né pongono limiti di età.[1][7]

Sistema ashrama
Ashram o stadi Età (anni)[8] Descrizione Rituali di transizione
Brahmācarya
(vita da studente)
Fino a 24 Brahmacharya (condotta in armonia col Brahman): rappresenta per lo studente la fase di laurea della vita. Questa fase si concentra sulla formazione e comprende la pratica del celibato.[2] Lo studente si reca nel Gurukul (casa del guru) e normalmente vive con il guru, acquisendo conoscenze sulle scienze, filosofia, scritture e logica, praticando l'autodisciplina, lavorare per guadagnare Dakṣiṇa per pagare per il guru e imparare a vivere una vita di Dharma (giustizia, morale, doveri). Upanayana all'inizio.[9][10] Samavartana alla fine.[11]
Grihastha
(padre di famiglia)
24–48 Dopo le abluzioni (snāna) che chiudono il periodo di dodici anni del brahmācarya, inizia questa fase della vita coniugale del singolo, con le funzioni di mantenimento di una famiglia, accrescerne la dimensione ed educare i propri figli, che porta ad una vita sociale dharmatica e incentrata sulla famiglia.[2][12][13] La fase Grihastha è considerata la più importante nel contesto sociologico, poiché in questa fase gli esseri umani non perseguono solo una vita virtuosa, ma procurano il cibo e la ricchezza per altre persone che sostengono nelle fasi della vita, realizzando la discendenza continuatrice dell'umanità.[2][4] La fase rappresentata anche la più intensa dal punto di vista fisico, sessuale, emotivo, professionale, sociale e materiale realizzando il proprio modo di essere.[14] Matrimonio indù all'inizio.
Vanaprastha
(ritiro)
48–72 La fase del ritiro, dove una persona consegna alla generazione successiva le responsabilità domestiche, ha un ruolo consultivo e si ritira dal mondo a poco a poco[15][16], "ritirandosi nella foresta"[17]. La fase vanaprastha è un periodo di transizione dalla vita di padrone di casa, con la maggiore enfasi su Artha e Kama (ricchezza, sicurezza, piacere sessuale), ad una con maggiore enfasi sulla Mokṣa (liberazione spirituale).[15][18] Potrà affidare la moglie ai figli oppure consentirle di seguirlo. Se la vita ritirata diviene occasione di infermità, non potendo più proseguire, allora partirà «verso nord-est e, nutrendosi solo di acqua e aria, mantenersi concentrato e camminare in linea retta fintantoché il suo corpo non cada a terra morto»[19].
Saṃnyāsa
(rinuncia alla vita)
72+
(o in qualsiasi momento)
La fase è caratterizzata dalla rinuncia ai desideri e ai pregiudizi materiali, rappresentata da uno stato di disinteresse e distacco dalla vita materiale, generalmente senza alcuna proprietà significativa o di una casa (asceta), e focalizzata sulla Mokṣa, la pace e la semplice vita spirituale.[20][21] Qualcuno potrebbe entrare in questa fase dopo aver completato la fase Brahmacharya della propria vita.[22][1] Concentrato solo sul mokṣa, con barba e capelli rasati, le unghie tagliate, con solo una ciotola, un bastone e un vaso per l'acqua e senza mai nuocere ad alcun essere vivente[23], «egli non aspirerà alla morte né aspirerà alla vita. Semplicemente attenderà il proprio tempo, come un servitore attende la ricompensa»[24]. L'ultimo rito che compirà prima di divenire uno yati sarà il "sacrificio di Prajāpati" donando ogni sua proprietà ai poveri e ai brahmani, quindi interiorizzando quel fuoco sacrificale che lo aveva accompagnato nei riti religiosi per tutta la vita.

Ashrama e purushartha

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Il sistema degli ashrama è un aspetto del complesso concetto di Dharma nell'Induismo[3] ed è integrato con il concetto di Purushartha o le quattro corrette finalità della vita della filosofia indù e cioè Dharma (pietà, moralità), Artha (ricchezza, salute), Kama (amore, relazioni, emozioni) e Mokṣa (liberazione, libertà, realizzazione di sé).[3] Ognuno dei quattro ashrama della vita è una forma di personale realizzazione sociale, ogni fase ha linee guida etiche, doveri e responsabilità, per il singolo e per la società. Ogni ashrama pone diversi livelli di enfasi sui corretti quattro scopi della vita, con le diverse fasi viste come passaggi per il raggiungimento dell'ideale della filosofia indù, e cioè la Mokṣa.[25]

Né testi antichi né medievali dell'India affermano che uno qualsiasi dei prime tre ashrama debba esclusivamente dedicato ad un obiettivo specifico della vita (Purushartha).[26] La quarta fase del Sannyasa è diversa, e il consenso schiacciante nei testi antichi e medievali è che questa fase della vita deve essere dedicata interamente alla Moksha aiutati dal Dharma.[26]

Il Dharma è considerato primario in tutte le fasi. la Moksha è il nobile obiettivo finale, raccomandato a tutti, da ricercare in qualsiasi fase della vita. Sugli altri due, i testi non sono chiari.[26] Con l'eccezione del Kāma Sūtra, la maggior parte dei testi non danno raccomandazioni sulla preferenza relativa all'Artha o al Kama, che un individuo deve seguire in tali fasi della vita. Il Kamasutra dice:[26]

«La durata della vita di un uomo è di cento anni. Dividendo questo tempo, dovrebbe pensare a tre obiettivi di vita in un modo che essi si sostengano, piuttosto che ostacolino l'un l'altro. In gioventù dovrebbe partecipare a cose redditizie (artha): come l'apprendimento, nella sua perfezione al piacere (kama), e nella sua vecchiaia a dharma e mokṣa

Classificazione alternativa degli stadi della vita

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Sviluppo
stadi della vita
Periodo Ashrama
(stadi del
rispetto)
Purushartha
(obiettivi di vita)
Descrizione
Saisava 0–2 anni Nessun codice morale in questo periodo.
Balya 3–12 anni Brahmācarya Dharma Vidyarambha, apprendere l'alfabeto, l'artmetica e l'istruzione di base
Kaumara
(13–19)
Kaishora 13–15 anni Brahmacharya Dharma e Moksha
Tarunya 16–19 anni Brahmacharya Dharma e Moksha
Yauvana
(20–59)
Yauvana-I
(Tarunayauvana)
20–29 anni Brahmacharya o Grihastha Dharma, Artha e Moksha
Yauvana-II
(Praudhayauvana)
30–59 anni Grihastha Dharma, Artha, Kama e Moksha
Vardhakya
(60+ )
Vardhakya
(Period-I)
60–79 anni Vanaprastha Dharma e Moksha
Vardhakya
(Period-II)
80+ anni Saṃnyāsa Dharma e Mokṣa
  1. ^ a b c Patrick Olivelle (1993), The Ashrama System: The History and Hermeneutics of a Religious Institution, Oxford University Press, pages 1–29, 84–111
  2. ^ a b c d RK Sharma (1999), Indian Society, Institutions and Change, ISBN 978-8171566655, page 28
  3. ^ a b c Alban Widgery (1930), The Principles of Hindu Ethics, International Journal of Ethics, 40(2): 237–239
  4. ^ a b Alban Widgery (1930), The Principles of Hindu Ethics, International Journal of Ethics, 40(2): 232–245
  5. ^ Chakkarath, Pradeep (2005), p. 39
  6. ^ Rama, p. 467.
  7. ^ Barbara Holdrege (2004), Dharma, in The Hindu World (Editors: Sushil Mittal and Gene Thursby), Routledge, ISBN 0-415-21527-7, page 231
  8. ^ J. Donald Walters, The Hindu Way of Awakening: Its Revelation, Its Symbols, an Essential View of Religion, Crystal Clarity Publishers, 1998, pp. 154–, ISBN 978-1-56589-745-8. URL consultato il 12 luglio 2013.
  9. ^ Vivekjivandas, Sadhu. Hinduism: An Introduction – Part 2. (Swaminarayan Aksharpith: Ahmedabad, 2010) p. 113. ISBN 978-81-7526-434-2
  10. ^ Brian Smith (1986), Ritual, Knowledge, and Being: Initiation and Veda Study in Ancient India, Numen, Vol. 33, Fasc. 1, pages 65–89
  11. ^ R Pandey (1969), Hindu Saṁskāras: Socio-Religious Study of the Hindu Sacraments (2nd Ed.), Delhi: Motilal Banarsidass, ISBN 81-208-0434-1
  12. ^ Sahebrao Genu Nigal, Axiological approach to the Vedas, Northern Book Centre, 1986, pp. 110–114, ISBN 81-85119-18-X.
  13. ^ Manilal Bose, 5. Grihastha Ashrama, Vanprastha and Sanyasa, in Social and cultural history of ancient India, Concept Publishing Company, 1998, pp. 68–79, ISBN 81-7022-598-1.
  14. ^ Mazumdar and Mazumdar (2005), Home in the Context of Religion, in Home and Identity in Late Life: International Perspectives (Editor: Graham D. Rowles et al.), Springer, ISBN 978-0826127150, pages 81–103
  15. ^ a b Albertina Nugteren (2005), Belief, Bounty, And Beauty: Rituals Around Sacred Trees in India, Brill Academic, ISBN 978-9004146013, pages 13–21
  16. ^ Ralph Tench and William Sun (2014), Communicating Corporate Social Responsibility: Perspectives and Practice, ISBN 978-1783507955, page 346
  17. ^ Manusmṛti VI,2. Traduzione di Federico Squarcini e Daniele Cuneo in Il trattato di Manu sulla norma. Torino, Einuadi, 2010
  18. ^ Saraswathi et al (2010), Reconceptualizing Lifespan Development through a Hindu Perspective, in Bridging Cultural and Developmental Approaches to Psychology (Editor: Lene Arnett Jensen), Oxford University Press, ISBN 978-0195383430, page 280-286
  19. ^ Manusmṛti VI,2. Traduzione di Federico Squarcini e Daniele Cuneo in Il trattato di Manu sulla norma. Torino, Einuadi, 2010
  20. ^ S. Radhakrishnan (1922), The Hindu Dharma, International Journal of Ethics, 33(1): 1–22
  21. ^ DP Bhawuk (2011), The Paths of Bondage and Liberation, in Spirituality and Indian Psychology, Springer, ISBN 978-1-4419-8109-7, pages 93–110
  22. ^ Stefano Piano, Lo hindūismo. La prassi religiosa, p. 180.
  23. ^ Manusmṛti VI,52.
  24. ^ Manusmṛti VI,45. Traduzione di Federico Squarcini e Daniele Cuneo in Il trattato di Manu sulla norma. Torino, Einuadi, 2010
  25. ^ Alban Widgery (1930), The Principles of Hindu Ethics, International Journal of Ethics, 40(2): 239–240
  26. ^ a b c d e Patrick Olivelle (1993), The Ashrama System: The History and Hermeneutics of a Religious Institution, Oxford University Press, pages 216–219
  • Chakkarath, P. (2005). What can Western psychology learn from indigenous psychologies? Lessons from Hindu psychology. In W. Friedlmeier, P. Chakkarath, & B. Schwarz (Eds.), Culture and human development: The importance of cross-cultural research to the social sciences (pp. 31–51). New York: Psychology Press.
  • Swami Kriyananda, The Hindu Way of Awakening, Crystal Clarity Publishers, 1998, ISBN 1-56589-745-5.
  • Swami Rama, Perennial Psychology of the Bhagavad Gita, Himalayan Institute Press, 1985, ISBN 0-89389-090-1.
  • Patrick Olivelle (1993), The Ashrama System: The History and Hermeneutics of a Religious Institution, Oxford University Press, OCLC 466428084
  • Alain Daniélou (1993), Virtue, Success, Pleasure, and Liberation, ISBN 978-0892812189

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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