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Angraecum

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
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Angraecum
Angraecum sesquipedale
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Monocotiledoni
OrdineAsparagales
FamigliaOrchidaceae
SottofamigliaEpidendroideae
TribùVandeae
SottotribùAngraecinae
GenereAngraecum
Bory, 1804
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneMagnoliophyta
ClasseLiliopsida
OrdineOrchidales
FamigliaOrchidaceae
SottofamigliaEpidendroideae
TribùVandeae
SottotribùAngraecinae
GenereAngraecum
Sinonimi

Aeranthus
Rchb.f 1826
Aerobion
Spreng. 1826
Angorkis
Thou. 1809
Angorchis
Spreng. 1822
Barombia
Schltr. 1914
Epidorchis
Thou. 1822
Macroplectrum
Pfitzer 1889
Monixus
Finet 1907
Pectinaria
Cordem. 1819

Specie

Angraecum Bory, 1804 è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Orchidacee.[1]

Comprende oltre 220 specie, diffuse nell'Africa tropicale, in Madagascar, ove è concentrata la maggiore biodiversità, ed in varie altre isole dell'oceano Indiano (Comore, Seychelles, isole Mascarene e Sri Lanka).[2]

La maggior parte delle specie di Angraecum sono epifite, alcune sono litofite. Sono provviste di radici aeree, di consistenza carnosa, raggruppate alla base del fusto nelle specie a fusto breve, o lungo il fusto, intervallate alle foglie, nelle specie con fusto più lungo. Le radici possono essere rivestite da un velo radicale detto velamen, composto da cellule vuote e permeabili all'acqua, che consente alla pianta di assorbire l'umidità atmosferica e, in alcune specie, di espletare un'attività fotosintetica, grazie alla presenza di cloroplasti.[3]
Come tutte le Angraecinae, non possiedono pseudobulbi ed hanno fusti a crescita monopodiale, ossia presentano un solo "piede" vegetativo. Il fusto può essere lungo solo pochi centimetri, come per esempio in A. minus, o raggiungere alcuni metri di lunghezza, come in A. infundibulare. Nella maggior parte delle specie cresce verticalmente, ma in talune specie può distaccarsi orizzontalmente dalla pianta ospite o assumere un atteggiamento pendente.[4]
I fiori, molto odorosi soprattutto durante la notte, sono riuniti in infiorescenze racemose che originano dalle ascelle foliari, e sono di colore bianco nella maggior parte delle specie, ma in alcune specie possono essere gialli, verde chiaro o ocra. Un elemento caratteristico del genere è il lungo sperone presente alla base del labello, che in alcune specie può superare i 30 cm.[5]

La maggior parte delle specie di Angraecum si riproduce grazie alla impollinazione entomofila da parte di farfalle notturne della famiglia Sphingidae.[6]. Paradigmatico di questa stretta interdipendenza coevolutiva è il caso della cosiddetta "orchidea di Darwin" (A. sesquipedale), una specie caratterizzata da uno sperone lungo circa 30 cm, per la quale Charles Darwin postulò l'esistenza di un insetto impollinatore dotato di una spirotromba di analoghe dimensioni[7]. A distanza di circa 40 anni dalla formulazione di una tale ipotesi fu effettivamente scoperto che l'impollinatore era uno sfingide, Xanthopan morganii, dotato di una spirotromba di dimensioni corrispondenti[8].
Alcune specie endemiche delle isole Mascarene (A. bracteosum, A. striatum), caratterizzate da fiori non profumati e con sperone di piccole dimensioni, hanno un meccanismo di riproduzione legato invece alla impollinazione ornitogama, ad opera di uccelli della famiglia Zosteropidae (Zosterops borbonicus, Z. olivaceus).[9][10]
Un'altra specie endemica delle Mascarene, A. cadetii, anch'essa con fiori non profumati e con sperone di piccole dimensioni, deve la sua impollinazione, caso unico tra le orchidaceae, ad un grillo, Glomeremus orchidophilus della famiglia Gryllacrididae.[11][12]

Lo stesso argomento in dettaglio: Specie di Angraecum.

Il genere comprende oltre 220 specie[2] tra cui:

Alcune specie

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Può dare frequentemente luogo ad ibridi intergenerici con altri generi di Angraecinae:

  1. ^ (EN) Chase M.W., Cameron K.M., Freudenstein J.V., Pridgeon A.M., Salazar G., van den Berg C., Schuiteman A., An updated classification of Orchidaceae, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 177, n. 2, 2015, pp. 151–174, DOI:10.1111/boj.12234.
  2. ^ a b (EN) Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew, http://www.plantsoftheworldonline.org/taxon/urn:lsid:ipni.org:names:325979-2. URL consultato il 26 marzo 2021.
  3. ^ Stewart et al. 2006, pp. 19-20.
  4. ^ Stewart et al. 2006, pp. 20-21.
  5. ^ Genus Angraecum, su Encyclopædia Angraecorum. URL consultato il 25 giugno 2010.
  6. ^ (EN) Nilsson LA, Johnsson L, Ralison L and Randrianjohany E, Angraecoid Orchids and Hawkmoths in Central Madagascar: Specialized Pollination Systems and Generalist Foragers, in Biotropica, Vol. 19, No. 4 (Dec., 1987), pp. 310-318.
  7. ^ (EN) Darwin C., I vari espedienti mediante i quali le orchidee vengono impollinate dagli insetti, Pisa, ETS, 2009, p.115, ISBN 978-88-467-2436-6.
  8. ^ (EN) Rothschild LW & Jordan K, A revision of the lepidopterous family Sphingidae, in London and Aylesbury, Hazell, Watson and Viney 1903: 30-32.
  9. ^ (EN) Micheneau C, Fournel J and Pailler T, Bird Pollination in an Angraecoid Orchid on Reunion Island (Mascarene Archipelago, Indian Ocean), in Annals of Botany 2006 97(6):965-974. URL consultato il 29 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 28 giugno 2009).
  10. ^ (EN) Micheneau C, Fournel J, Humeau L and Pailler T, Orchid–bird interactions: a case study from Angraecum (Vandeae, Angraecinae) and Zosterops (white-eyes, Zosteropidae) on Reunion Island, in Botany 2008; 86(10): 1143–1151. URL consultato il 27 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 3 ottobre 2013).
  11. ^ (EN) Micheneau C. et al, Orthoptera, a new order of pollinator [collegamento interrotto], in Annals of Botany 2010; 105(3): 355-364.
  12. ^ (EN) Hugel S., Micheneau C., Fournel J., H. Warren B., Gauvin-Bialecki A., Pailler T., Chase M.W. & Strasberg D., Glomeremus species from the Mascarene islands (Orthoptera, Gryllacrididae) with the description of the pollinator of an endemic orchid from the island of Réunion (PDF), in Zootaxa, vol. 2545, 2010, pp. 58–68.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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