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Scacchi

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File:Scacchiera.jpg
Scacchiera (Staunton-design) ed orologio

Gli scacchi sono un gioco da tavolo di strategia che si gioca in due persone. È un gioco di pura abilità e uno dei giochi più profondi e complessi attualmente giocati.

Il numero di posizioni legalmente ammesse è stimato essere fra e e "l'albero di complessità del gioco" è approssimativamente di , mentre ad ogni mossa le possibilità variano da 0 (=(patto)matto) a 218. Si gioca a scacchi sia a scopo ricreativo che competitivo. Si può dunque giocare a casa o nei Club di Scacchi, in tornei, on-line, o per corrispondenza.

Gli scacchi si giocano su un tavolo quadrato diviso in 64 case (scacchiera), organizzato in 8 righe (dette traverse) ed 8 colonne: le traverse sono numerate da 1 (traversa base dei pezzi bianchi) a 8 (traversa base dei pezzi neri), mentre le colonne sono contraddistinte dalle lettere dell'alfabeto da 'a' a 'h'. La casella nell'angolo a destra di ciascun giocatore è bianca.

Su questa scacchiera si muovono 16 pezzi bianchi e 16 pezzi neri. Le scacchiere ed i pezzi possono essere in legno, o plastica, esistono anche scacchiere (con i pezzi) artistiche in vetro, pietra, cuoio o metallo, usate più che altro come oggetti decorativi. La stessa scacchiera può essere usata per giocare a dama. Esistono anche versioni da viaggio che si piegano per formare una scatola che contiene i pezzi da gioco.

Esistono diverse varianti del gioco degli scacchi. Le più popolari sono xiangqi (Cina) e shogi (Giappone). Ambedue però hanno le stesse radici storiche degli scacchi.

I pezzi sulla scacchiera

Template:Posizione scacchi Posizione dei pezzi all'apertura di una partita

Ogni giocatore ha a disposizione un insieme di 16 pezzi. Ogni insieme consiste di sei tipi diversi di pezzi. I due insiemi di pezzi sono colorati in bianco (insieme 1) e in nero (insieme 2). Si riconosce dunque il giocatore "bianco" e "nero". Il giocatore "bianco" ha il diritto di muovere per primo.

I pezzi sono (in ordine di importanza crescente):

Il Cavallo e l'Alfiere si dicono "pezzi minori" mentre la Torre è "pezzo maggiore" assieme alla Regina. Ad ogni pezzo viene attribuito convenzionalmente un determinato punteggio utile per valutare gli scambi dei pezzi durante la partita.

Regolamento e scopo del gioco

La partita di scacchi termina quando un giocatore riesce a dare scacco matto all'altro: cioè riesce a porre il Re avversario sotto attacco (scacco) in modo tale che non abbia più scampo (se fosse un altro pezzo, verrebbe catturato alla mossa successiva). La frase scacco matto è una deformazione del persiano Shah Matà, che vuol dire "Il re è morto". Lo scacco (l'attacco non definitivo al re nemico) non deve obbligatoriamente essere annunciato ad alta voce, ma all'avversario non è permesso fare alcuna mossa che metta o lasci il proprio re sotto scacco. Per decisione del giocatore soccombente, la partita può terminare anche per abbandono a causa di un evidente deficit di materiale o dell'impossibilità di evitare il matto nelle mosse successive.

Il gioco termina in parità (patta) per i seguenti motivi:

  1. se restano sulla scacchiera soltanto i due re, o comunque se la situazione è tale per cui nessuno dei due giocatori può dare scaccomatto all'altro.
  2. se il giocatore a cui tocca muovere non può muovere alcun pezzo, ma il suo re non è sotto scacco (stallo).
  3. se per cinquanta mosse consecutive (cinquanta mosse per ciascun giocatore) non viene catturato alcun pezzo o non viene mosso nessun pedone.
  4. se la posizione si ripete identica per tre volte (anche non consecutive) durante la partita.
  5. se uno dei due giocatori propone la patta e l'altro accetta.

Non è permesso muovere un pezzo in una casa occupata da un pezzo dello stesso colore, né è permesso muovere il re (o farlo "passare", nella mossa di arrocco) in / per una casa controllata da un pezzo avversario. Se un pezzo viene spostato in una casa occupata da un pezzo avversario, quest’ultimo viene catturato e tolto dalla scacchiera come parte della stessa mossa. Si dice che un pezzo attacca una casa se il pezzo può effettuare un presa in quella casa. Inoltre chi tocca un pezzo proprio quando tocca a lui muovere, è obbligato a muovere quel pezzo (sempre che quel pezzo possa effettivamente compiere una mossa valida).

Queste, insieme alle regole di movimento dei pezzi riportate nelle rispettive pagine, sono le regole principali del gioco: una descrizione completa e accurata delle regole degli scacchi, completa di regole da torneo, si può trovare nel Regolamento FIDE ufficiale.

Fasi del gioco

Ogni partita a scacchi segue una propria storia, dettata dalle capacità e dalle abitudini dei giocatori: comunque, in generale le prime fasi sono dedicate a sviluppare i pezzi, cioè a far avanzare alcuni pedoni e a far uscire dalle case di partenza i pezzi leggeri (cavalli e alfieri), i più adatti a muoversi in una scacchiera molto affollata (apertura della partita). Successivamente, man mano che i pezzi vengono catturati e si crea spazio per manovrare, entrano in gioco prima la regina e successivamente le torri, cioè i pezzi pesanti (mediogioco); continuando ancora, la serie di catture fa diminuire sempre più il numero dei pezzi sulla scacchiera finché i due re non possono più contare su una protezione sufficiente e devono entrare in gioco in prima persona (finale di partita).

La fase di apertura può seguire alcune linee di sviluppo note come "aperture" e che si sono dimostrate efficaci, già studiate e codificate in letteratura: queste possono guidare il giocatore nello sviluppo dei pezzi fino ad un certo punto del gioco, oltre il quale deve proseguire da solo, sfruttando il vantaggio di posizione ottenuto grazie al tema strategico dell'apertura scelta. Nel mediogioco invece predomina la tattica: in questa fase si sfruttano sovraccarichi, scalzamenti, forchette e inchiodature, allo scopo di costringere l'avversario a scambi di materiale svantaggiosi o a cedere terreno. Durante il finale i temi principali sono gli scacchi ai re e le promozioni dei pedoni rimasti.

A fronte di questo svolgimento ordinato e lineare della partita, si possono invece verificare delle combinazioni, cioè delle brevi e brillanti serie di mosse che sfruttano debolezze non evidenti dello schieramento avversario e che possono portare ad uno scaccomatto improvviso o a delle perdite di materiale tanto pesanti da compromettere la partita per chi le subisce; una classica combinazione è lo scaccomatto del barbiere, terrore dei principianti.

Strategia

Esistono molti modi in cui una partita si può sviluppare: esistono però certi tratti caratteristici delle posizioni, benefici per il proprio gioco e dannosi per quello dell'avversario, che è bene conoscere e, se possibile, ottenere per sè.

Il controllo del centro

Un alfiere collocato su un bordo della scacchiera controlla otto case: se viene collocato al centro ne controlla quattordici. Questo, in essenza, è il motivo per cui è bene collocare i propri pezzi più vicino possibile al centro: controllare il centro della scacchiera conferisce mobilità e capacità di attacco e le toglie al nemico, e bisogna quindi occuparsene fin dalle prime mosse: non è un caso che le aperture più importanti siano quelle in cui i pedoni centrali muovono per primi.

Posizioni aperte e chiuse

A seconda di come si è svolta l'apertura del gioco si può avere, nel mediogioco, una posizione aperta o una posizione chiusa: si dice aperta una posizione con pochi pedoni centrali, diagonali libere e almeno una colonna sgombra da pedoni: una posizione aperta, come si può immaginare, porta ad uno scontro violento con catture e scambi di pezzi continui: in genere le partite con posizioni aperte sono brevi ed arrivano rapidamente al finale.

Una posizione chiusa, viceversa, è una posizione in cui i pedoni sono ancora quasi tutti presenti sulla scacchiera ed hanno una struttura molto forte: questo rallenta le manovre dei due giocatori e li costringe ad una partita difensiva, che può diventare anche molto lunga.

Tattica

In una specifica fase del gioco, posto che i giocatori non siano principianti e che non commettano errori grossolani come lasciare pezzi indifesi o perdere molto tempo nello sviluppo, per ottenere un vantaggio sull'avversario è necessario scardinare le difese che proteggono il re o almeno i punti chiave del suo schieramento. Per questo scopo si usano una serie di tecniche standard che si ritrovano in tutte le partite, come l'inchiodatura di un pezzo su un altro, il sovraccarico difensivo, lo scalzamento, l'attacco multiplo a più pezzi importanti (forchetta o forbice) e la triangolazione.

Storia

La leggenda, le origini e l'evoluzione del gioco

File:Pezzi degli scacchi.jpg
Pezzi su una scacchiera

La leggenda racconta che una volta un re vinse una grande battaglia per difendere il suo regno, ma per vincere dovette compiere un'azione strategica in cui suo figlio perse la vita.Da quel giorno il re non si diede più pace perchè avrebbe voluto poter trovare un modo per vincere senza sacrificare la vita del figlio, e tutti i giorni rivedeva lo schema della battaglia, ma senza trovare una soluzione.Tutti cercavano di rallegrare il re, ma nessuno ci riusciva.Un giorno venne al palazzo un bramino, Lahur Sessa,che, per rallegrare il re, gli insegnò un gioco che aveva inventato: il gioco degli scacchi.Il re si appassionò a questo gioco e, a forza di giocare, capì che non esisteva un modo di vincere quella battaglia senza sacrificare un pezzo, suo figlio.Allora il re fu finalmente felice e chiese a Lahur Sessa quale voleva che fosse la sua ricompensa: ricchezze,un palazzo, una provincia o qualunque altra cosa.Il monaco rifiutò,ma il re insistette per giorni, finchè alla fine Lahur Sessa,guardando la scacchiera,gli disse-Tu mi darai un chicco di grano per la prima casella, due per la seconda,quattro per la terza,otto per la quarta e così via-.Il re rise di questa richiesta,dicendogli che poteva avere qualunque cosa e invece si accontentava di pochi chicchi di grano.Il giorno dopo i matematici di corte andarono dal re e gli dissero che per adempiere alla richiesta del monaco non sarebbero bastati i raccolti di tutto il regno per ottocento anni.Lahur Sessa aveva voluto in questo modo insegnare al re che una richiesta apparentemente modesta poteva nascondere un costo enorme.Comunque,una volta che il re lo ebbe capito, il bramino ritirò la sua richiesta e divenne il governatore di una delle province del regno.

Il gioco degli scacchi deriva da un gioco che ha origine in India attorno al VI secolo, il chaturanga: questi, secondo l'indirizzo interpretativo prevalente ha in seguito dato origine a varie forme del gioco nelle diverse regioni asiatiche (scacchi cinesi, coreani e giapponesi) e occidentali: presso i Persiani dapprima, quindi gli Arabi e infine nell'Europa medievale. Altre fonti, diversamente, attribuiscono al gioco cinese l'origine del gioco indiano. Non trascurabile è inoltre il probabile influsso che nell'area greco-ellenistica possano aver avuto, nei primi secoli dell'era cristiana, giochi da tavolo greci e romani sul più tardo gioco indiano.

Dall'area indo-persiana il gioco, a seguito della conquista araba della Persia, si è diffuso nella civiltà araba (dopo l'VIII-IX sec) dove conobbe uno sviluppo anche nella teoria del gioco: il primo trattato scacchistico di cui si ha conoscienza, opera di un medico di Baghdad, fu scritto nell'892. Dagli Arabi ha conosciuto una diffusione verso nord seguendo due direttrici: attraverso l'Oriente bizantino verso la Russia e la Scandinavia (dove sembra attestato prima che in Occidente) e tramite la Spagna araba, e probabilmente la Sicilia, in tutto l'Occidente europeo.

In Europa le prime fonti risalgono all'inizio del XI secolo. Tra queste, significativi il testamento del Conte di Urgel (Catalogna) che lascia alla Chiesa tra i suoi beni una scacchiera e una lettera del Cardinale Pietro Damiani al Papa Alessandro II del 1060 in cui denuncia la diffusione del gioco. In Spagna nel XIII secolo fu redatto un manoscritto famoso Libro de los juegos che copriva "scacchi", la "tavola reale" (backgammon) e dadi, sponsorizzato da Alfonso X di Castiglia.

Dall'Europa araba il gioco si diffuse nel resto del continente, favorito anche dal successo che aveva nella cultura cavalleresca, nonostante fosse fortemente contrastato dalla Chiesa.

Inizialmente, in Europa le regole non differivano dal gioco arabo, lo shatranj, (evoluzione del Chaturanga) caratterizzato da una scacchiera senza colori e da regole che rendevano piuttosto lento lo svolgimento del gioco: la "fersa" (la donna nella successiva evoluzione) muoveva diagonalmente di una sola casella, l'"elefante" (poi "alfiere", o "vescovo" in inglese) muove di tre sole caselle in diagonale potendo saltare gli altri pezzi, i pedoni muovono sempre di una sola casella e promuovono sempre a fersa, gli altri pezzi muovono secondo le regole odierne tranne che non esiste arrocco.

Nel corso dei secoli, la necessità di velocizzare il gioco, in particolare essendo le partite giocate per scommessa, comportò progressivamente l'adozione di movimenti più veloci, soprattutto dell'alfiere e della donna, e all'adozione di regole non comuni: nel "Libro del Acedrex" scritto dal re di Castiglia Alfonso X il Saggio nel 1283, il movimento dei pezzi presenta già alcune variazioni, con la donna più mobile. Altro trattato di scacchi, il "De Ludo", scritto da un frate, Jacopo da Cessole, risale al primo XIV secolo.

Alla fine del quindicesimo secolo in Italia, o secondo altri in Spagna, vengono definitivamente fissate le regole moderne del gioco, ovvero viene creata una variante che si impone sugli altri sistemi di gioco: i pedoni avevano l'opzione di avanzare di due caselle al momento della loro prima mossa con la conseguente opzione per l'avversario di mangiarlo en passant; gli Alfieri potevano muoversi lungo tutto una diagonale libera (invece di essere limitati a muoversi obbligatoriamente di due caselle diagonali) e perdevano la possibilità di saltare la casella di colore diversa del loro colore; alla Regina era permesso di muoversi in tutte le direzioni senza limitazione di distanza, il che l'ha resa il pezzo più potente presente sulla scacchiera (prima poteva solo muoversi di una casella alla volta in senso diagonale). Esistevano ancora delle differenze nelle regole per l'arroccamento e l'esito in caso di patta.

Questi cambiamenti, nel loro insieme, hanno reso il gioco degli scacchi più suscettibile di studio profondo favorendone molto la diffusione. Da allora, in Europa, il gioco si è giocato quasi allo stesso modo in cui viene giocato oggi. Le regole odierne sono state congelate nel diciannovesimo secolo, tranne per le condizioni esatte di una patta.

Nel Cinquecento il gioco conobbe un evoluzione nella teoria, con numerosi trattati, come l'opera di Lucena, del 1497, e di Ruy Lopez "Libro de la invencion liberal y arte del juego de Axedrez", del 1561, in cui viene elaborata una teoria delle aperture, e c'è un approccio scientifico allo studio. Nel Seicento e nel Settecento il gioco conosce giocatori professionisti come Gioacchino Greco (1600-1634), e il francese François-André Danican Philidor (1726-1795) entrambi autori di trattati di scacchi.

Il modello più popolare di scacchiera ("Staunton") venne creato da Nathaniel Cook nel 1849, che venne adottato da uno dei principali giocatori dell'epoca Howard Staunton, e ufficialmente dalla FIDE nel 1924.

Gli scacchi in Italia

Lo stesso argomento in dettaglio: Campionato italiano di scacchi.

Periodo d'oro per gli scacchi in Italia è stato il cinquecento. In quegli anni gli italiani contendevano agli spagnoli il primato dei più forti. I giocatori da menzionare sono Leonardo da Cutro detto il Puttino, Paolo Boi detto il Siracusano, Giulio Cesare Polerio detto l'Abruzese e Gioacchino Greco detto il Calabrese. Nel 1911 nacque la prima rivista specializzata di scacchi in Italia: l'Italia Scacchistica, ancora oggi viene pubblicata con cadenza mensile. Nel 1913 viene fondata la Federazione Scacchistica Italiana. Purtroppo ebbè vita preve a causa dello scoppio della prima guerra mondiale poco dopo. Venne nuovamente fondata nel 1920 a Varese. Nel 1924 la Federazione Italiana è tra le fondatrici della Federazione Internazionale degli Scacchi (FIDE). Da ricordare che fino a tale anno gli italiani avevano regole diverse da tutte le altre nazioni. Il pedone poteva rimanere sospeso in ottava in attesa di promozione, non esisteva la presa en-passant e l'arrocco era libero, cioè poteva essere fatto spostando di quanto si voleva Re e Torre. Solo quattro sono stati gli italiani non naturalizzati che hanno ottenuto la massima categoria a livello internazionale, il titolo di Grande Maestro: Mario Monticelli, Enrico Paoli (honoris causa), Sergio Mariotti e Michele Godena.

I grandi campioni

Lo stesso argomento in dettaglio: Campionato del mondo di scacchi.

Il primo giocatore ad essere largamente riconosciuto come campione del mondo fu Wilhelm Steinitz nel 1866. Prima di lui ricordiamo i nomi dei francesi Labourdonnais e Saint Amant, l'inglese Howard Staunton, il tedesco Adolph Anderssen e lo statunitense Paul Morphy (1837-1884). Steiniz sconfigge nel 1889 a l'Avana il russo Cigorin considerato il fondatore della scuola russa. Nel 1894 Steiniz è sconfitto da Emanuel Lasker (1868-1941) che ebbe nel cubano José Raùl Capablanca un degno sfidante nei tornei svoltisi a Pietroburgo nel 1914, a l'Avana nel 1921 e a New York nel 1924. In questi anni inizia a partecipare ai tornei internazionali il russo Alexandre Alekhine (1892-1946) che sfida Capablanca nel 1927 a Buenos Aires dove si aggiudica la vittoria e con essa il titolo di campione del mondo.

Il titolo di "Grande Maestro" fu creato dallo Zar Nicola II di Russia che nel 1914 lo assegnò a cinque giocatori dopo un torneo da lui fondato a San Pietroburgo.

La Federazione Internazionale degli Scacchi (FIDE) venne fondata nel 1924. Nel 1941 muore Lasker, nel 1942 lo segue Capablanca. Quando il campione del mondo in carica Alexandre Alekhine muore nel 1946, la FIDE assume il compito di organizzare gli incontri del campionato mondiale. Prima di allora infatti i campioni in carica erano abbastanza capricciosi circa chi e a che condizioni avrebbe potuto sfidarli per il titolo. La FIDE si assunse anche il compito di assegnare i titoli di Grande Maestro e Maestro Internazionale nonché di classificare i giocatori in base a un punteggio numerico (sistema ELO).

Nel 1948 la FIDE organizza un torneo di spareggio tra i migliori cinque scacchisti del mondo invitando Botvinnik, Smyslov, Euwe, Keres e Reshevsky. Il torneo viene vinto da Botvinnik. Da allora si stabilisce di disputare il Campionato del mondo di scacchi ogni tre anni quando il detentore del titolo è costretto a rimetterlo in palio contro il vincitore degli sfidanti.

Questi sono i risultati delle finali fino al 1987:

  • 1951 Botvinnik - Bronstejn 12 - 12
  • 1954 Botvinnik - Smyslov 12 - 12
  • 1957 Botvinnik - Smyslov 9.5 - 12.5
  • 1958 Botvinnik - Smyslov 12.5 - 10.5
  • 1960 Botvinnik - Tal 8.5 - 12.5
  • 1961 Botvinnik - Tal 13 - 8
  • 1963 Botvinnik - Petrosjan 9.5 - 12.5
  • 1966 Petrosjan - Spasskij 12.5 - 11.5
  • 1969 Petrosjan - Spasskij 10.5 - 12.5
  • 1972 Fischer - Spasskij 12.5 - 8.5
  • 1975 Karpov - Fischer non disputato
  • 1978 Karpov - Korcnoj 16.5 - 15.5
  • 1981 Karpov - Korcnoj 11 - 7
  • 1984 Karpov - Kasparov 25 - 23
  • 1985 Kasparov - Karpov 13 - 11
  • 1986 Kasparov - Karpov 12.5 - 11.5
  • 1987 Kasparov - Karpov 12 - 12

Nel 1993, nel corso di un ciclo di incontri per determinare il campione del mondo, Garry Kasparov e Nigel Short lasciarono la FIDE per organizzare un loro incontro per il titolo. Lamentandosi della corruzione e della mancanza di professionalità all'interno della FIDE, formarono un'associazione alternativa Professional Chess Association. Da allora esistono due Campioni del Mondo e due campionati: nel primo il campione in carica affronta uno sfidante in una serie di incontri; nell'altro che segue le nuove regole FIDE, si ha un torneo ad eliminazione diretta (tipo tennis) dove competono dozzine di giocatori.

Esiste anche un campionato del mondo a squadre che porta il nome di Olimpiadi degli scacchi.

Partite uomo-computer

Un tempo considerati una pura curiosità, i programmi per giocare a scacchi hanno aumentato la loro abilità fino al punto di poter sfidare seriamente un Grande Maestro umano.

Kasparov, al tempo classificato come numero uno del mondo, giocò un incontro in sei partite contro il computer Deep Blue della IBM nel 1996. Deep Blue sconvolse il mondo vincendo la prima partita, ma Kasparov si aggiudicò la sfida con 3 vittorie e 2 patte. La rivincita in sei partite del 1997 venne vinta dalla macchina che fu successivamente ritirata dall'IBM. Nell'ottobre 2002, Vladimir Kramnik pareggiò una sfida in otto partite contro il programma Deep Fritz. Nel febbraio 2003, Garry Kasparov pareggiò un incontro in sei partite contro il programma Deep Junior. Nel Novembre 2003, Kasparov pareggiò nuovamente contro il programma X3dFritz a New York. Fritz vinse la seconda partita, Kasparov la terza. la prima e la quarta finirono in patta. È stato il primo campionato del mondo di scacchi ufficiale giocato interamente in realtà virtuale. Le partite sono disponibili qui.

Curiosità

Marostica

A Marostica (VI), dal 1454 si svolge una partita che ne ripropone una tra quelle più famose già disputate, utilizzando dei personaggi viventi, in costumi tradizionali. La partita "... a pezzi grandi et vivi...", coinvolge oltre 500 figuranti che vengono comandati con ordini nell'antica lingua medievale parlata nella Repubblica di Venezia.

Cutro

A Cutro (KR), ogni anno, la sera del 12 agosto, si svolge una partita a scacchi viventi che ricorda l'impresa di Giò Leonardo Di Bona e della sua celebre vittoria (1575) contro monsignor Ruy Lopez, che gli consentì di ottenere il titolo di campione "d' Europa e del Nuovo Mondo". La manifestazione si svolge su una scacchiera pavimentale gigante con centinaia di figuranti: è una rievocazione storica importante per i cutresi, perché - proprio grazie all'impresa del Di Bona - Cutro, nel XVI secolo, fu proclamata "Città".

Palermo

Nella Cappella Palatina del Palazzo dei Normanni a Palermo si può ammirare il primo dipinto di una partita a scacchi che si conosca. L'opera risale al 1143 circa e gli artisti mussulmani che la crearono furono scelti dal re Normanno di Sicilia, chiamato Ruggero II d'Altavilla dai cristiani, che fece erigere la chiesa.

Attraverso lo specchio

Nel romanzo "Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò" di Lewis Carroll, il viaggio fantastico della protagonista è una evidente rappresentazione di una partita a scacchi, benché l'irregolarità osservata nelle mosse faccia pensare a una variante piuttosto diffusa nel XIX secolo, in cui l'alternarsi dei turni fra bianco e nero era in parte determinata in modo casuale.

Voci correlate

Bibliografia

  • Adriano Chicco e Giorgio Porreca, Il libro completo degli scacchi, Mursia, 2003, ISBN 8842531960
  • Garry Kasparov, Corso completo di scacchi, DeAgostini, 1993, ISBN 8841508930
  • Enrico Paoli, Il finale negli scacchi. Studio sistematico, Mursia, 1982, ISBN 8842523577

Collegamenti esterni

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