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Václav Havel

scrittore, drammaturgo e politico ceco
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Václav Havel (1936 – 2011), scrittore, drammaturgo e politico ceco.

Václav Havel nel 2000

Citazioni di Václav Havel

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  • [Sullo scudo missilistico americano] È sempre un bene, se l'America si áncora un po' all'Europa.
Es ist immer gut, wenn Amerika ein bisschen in Europa verankert ist.[1]
  • [Sulla caduta del muro di Berlino] Il nostro passato ci accompagna e dobbiamo conviverci.[2]
  • La legalità è il potere di chi non ha potere.[3]
  • La sincerità e l'amore devono prevalere sulla menzogna e l'odio.
Truth and love must prevail over lies and hate.[4]
  • Quando il patriota ceco non ha abbastanza coraggio (e senza coraggio il vero spirito critico è chiaramente impensabile) di guardare in faccia il presente, crudele ma aperto, di riconoscerne tutti gli aspetti problematici e di trarne senza riguardo le dovute conseguenze, pur se rivolte contro il proprio gruppo, si volge verso un passato migliore ma ormai chiuso, un passato nel quale si era tutti uniti.[5]
  • Questa [Praga] è stata una città di libri e conversazioni. Bastava una vinarna [mescita di vino] per trovare idee e coraggio contro la dittatura. Ora c'è la democrazia, e la benedico. Ma quelle idee, quel coraggio e quei libri, temo, non li vedremo più.[6]

Sulla guerra del Kosovo, repubblica.it, 23 aprile 1999.

  • In merito all'intervento della Nato in Kosovo, penso ci sia un elemento che nessuno può contestare: i raid, le bombe, non sono stati provocati da un interesse concreto. Hanno, cioè, un carattere esclusivamente umanitario: in gioco qui ci sono i principi, i diritti umani ai quali è stata accordata una priorità rispetto anche alla sovranità degli Stati. È questo che rende legittimo attaccare la Federazione jugoslava anche senza il mandato dell'Onu.
  • Le riserve nei confronti dell'intervento, anche nel mio paese, avrebbero dovuto essere espresse ben prima. Ci sono stati lunghi mesi di trattative, a Rambouillet, e anche la Repubblica Ceca, che pure non era ancora membro della Nato, ha avuto la possibilità di esprimere le proprie posizioni. Questa è una delle differenze tra l'appartenere al Patto di Varsavia o alla Nato. Quando eravamo soltanto un paese satellite dell'Urss governato da una dittatura, avevamo la funzione di una semplice unità di guerra dell'Armata Rossa, del tipo da prima linea; eravamo in silenzio, pochi avevano il coraggio di criticare, e quei pochi diventavano dissidenti, bollati come matti dal resto della popolazione.
  • Mi hanno scritto attori di teatro che mettono in scena da dieci anni le mie opere e che mi vogliono bene: "Cosa abbiamo fatto di male per essere bombardati?", mi chiedono. A me non hanno fatto niente, naturalmente, ma il loro regime, con l'aiuto delle sue componenti militari, massacra i loro concittadini, un grande gruppo di loro concittadini. E quello che quel regime fa con quegli albanesi è come se lo facesse a me. È quel principio base per cui se si maltratta qualsiasi persona è come se lo si facesse a noi stessi. E questo è un principio di solidarietà umana che sorpassa la frontiera degli stati, delle regioni.
  • Milosevic ha le mani troppo sporche di sangue per diventare affidabile e sbaglia chi dice che questa guerra potrebbe avere frenato la lenta avanzata della democrazia in Serbia e Montenegro. Il male deve essere affrontato. E se dicessimo: aspettiamo ancora dieci anni perché forse così la democrazia si svilupperà, sarebbe solo una scusa, un pretesto artificioso.

Citazioni su Václav Havel

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  • Il drammaturgo Havel – l'artista, il sognatore – aveva trascorso due terzi della propria vita sotto un regime comunista e sapeva bene che occorre lottare per la libertà con ogni arma e su ogni fronte. [...] In varie occasioni, durante e dopo il suo mandato, Havel fu criticato per non essere un governante efficace, per non essere riuscito a diventare un politico e un riformatore. Tuttavia, se diamo uno sguardo a ciò che ha realizzato, soprattutto avendo un occhio su Mosca, ci rendiamo conto che quelle critiche mancano il punto fondamentale. Havel fu presidente durante il crollo della Cecoslovacchia senza che fosse versata una sola goccia di sangue, e questo in un momento in cui la Jugoslavia era nel pieno di una spaventosa guerra civile. Egli aveva gettato le fondamenta per un sistema democratico libero dai legami con il passato comunista e il Kgb, mentre Boris Eltsin non era riuscito a sradicare la sclerotica burocrazia russa, la nomenklatura, lasciandosi dietro quindi un successore proveniente dal Kgb. Oggi, la Repubblica ceca e la Slovacchia sono democrazie prospere, mentre i russi stanno ancora lottando per la propria libertà individuale. I principi contano, i risultati contano e Havel ha avuto successo come pochi altri. (Garri Kasparov)
  1. (DE) Dall'intervista a Sueddeutsche Zeitung, 27 aprile 2007.
  2. Da Dieci anni senza muro, Internazionale, n. 308, 5 novembre 1999, p. 17.
  3. Citato in Toghe rotte, a cura di Bruno Tinti, Chiarelettere, Milano, 2007. ISBN 9788861900301
  4. (EN) Citato in Czech Republic's former president Havel dies, Cbc.ca, 18 dicembre 2011.
  5. Da Le illusioni di Kundera, Lettera internazionale: rivista trimestrale europea. II trimestre, 2008, p. 42.
  6. Citato in Beppe Severgnini, Film, letteratura e tv: nella città che resiste, Corriere della Sera, 17 gennaio 2018, p. 17.

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