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Waifer di Aquitania

duca d'Aquitania e Guascogna

Waifer detto anche Waifre o Waifar o Guaiferio (... – Aquitania, 768) fu duca di Aquitania e duca di Guascogna dal 745 fino alla sua morte.

Waifer
Duca di Aquitania
In carica745 –
768
PredecessoreHunaldo I
SuccessoreHunaldo II
MorteAquitania, 768
PadreHunaldo I
ConiugeAdele
FigliHunaldo
Lupo

Origine

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Figlio del duca d'Aquitania e duca di Guascogna, Hunaldo I e della moglie di cui non si conoscono né il nome né gli ascendenti.

Biografia

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Nel 745 l'Aquitania si ribellò ancora una volta, allora i maggiordomi di palazzo dei regni di Austrasia, Carlomanno, e di Neustria, Pipino, memori dell'affronto[1] subito, radunarono l'esercito sulle sponde della Loira e posero il campo in Aquitania[2]. I Vasconi chiesero la pace[3], allora Hunaldo, ottenuta la pace[3], deposta la corona ducale, si ritirò nell'isola di Radis, l'attuale Ile de Ré, dove si fece monaco[4], lasciando i titoli al figlio Waifer[5]. Probabilmente lasciò veramente il ducato solo nel 748.

Dopo essere subentrato nei titoli del padre, cercò di rendersi nuovamente autonomo dai regni Franchi ed a tale scopo si alleò con Grifone, fratellastro del maggiordomo d'Austrasia e di Neustria, Pipino, che quando Pipino, nel novembre del 751, era stato eletto re dei Franchi, Grifone si era ribellato ancora una volta e aveva ripreso la lotta accettando di recarsi in Aquitania[6] presso Waifer[7][8][9].
Allora Pipino mandò i suoi legati a Waifer affinché gli fosse restituito il fratello[7]. Allora Grifone considerando che il fratellastro avrebbe potuto condizionare Waifer pensò di raggiungere l'Italia per rifugiarsi dal re dei Longobardi, Astolfo[4].

Tra il 759 ed il 760, Pipino, dato che Waifer dava rifugio ai Franchi che si erano ribellati[10] e, non trattava con correttezza alcune questioni ecclesiastiche di competenza della chiesa francese[11], rivolse le sue attenzioni all'Aquitania. Passata la Loira nelle vicinanze di Autisioderum (l'attuale Auxerre), bruciando e devastando arrivò nell'Arvernico (l'attuale Alvernia)[10]. Allora Waifer, inviò due ambasciatori, consegnò due ostaggi[11] e accettando le condizioni poste da Pipino, ottenne la pace[10].

Nel 761, Waifer, per vendicarsi, entrò in Burgundia con le sue truppe e portando devastazione arrivò sino a Cavalonum (l'attuale Chalon-sur-Saône)[12], per poi ritirarsi[13]. Pipino reagì immediatamente e, devastando l'Aquitania, arrivò a Claremonte (l'attuale Clermont-Ferrand), dove uomini donne e bambini perirono nell'incendio della città[10]. Dopo continuò e assieme al figlio Carlo, occupò molti altri castelli in Alvernia[12].
Pipino ritornò l'anno seguente e pose l'assedio a Bituricam (l'attuale Bourges)[14] e la conquistò[15], permettendo a tutti i difensori inviati da Waifer che erano stati catturati di tornare alle proprie terre[14], mentre Bitorica ricostruita venne occupata dai franchi[14].

Negli anni 763 e 764, la guerra contro l'Aquitania continuò[16], anche se con minore intensità, in quanto Pipino temeva il tradimento del nipote, duca dei Bavari, Tassilone III[17], per cui non mosse il suo esercito[18]. In quel periodo lo zio di Waifer, Remistano, dopo la morte del figlio mansione[16], si recò da Pipino con molti doni e la promessa di rimanergli fedele[16].

Negli anni 765 e 766, Pipino invase l'Aquitania e si impadronì di parecchie città, Pectavis (l'attuale Poitiers), Lemodicas (l'attuale Limoges), Santonis (l'attuale Saintes), Equolisma (l'attuale Angoulême), di cui distrusse le mura[19]. Devastò tutta la zona coltivata a vite[19] e, passata la Garonna, affrontato da Waifer con un grande esercito di Vasconi, lo sconfisse e molti Vasconi furono uccisi[19]. Waifer, con pochi altri, riuscì a fuggire e inviò dei legati a Pipino che promisero sottomissione ma, questa volta le sue offerte non furono prese in considerazione[19]. Nel 766, dopo che Pipino aveva posto una guarnigione franca a Bitorica[20], l'Aquitania, benché devastata, poteva considerarsi una provincia del regno dei Franchi[19].

Nel 767, Pipino si recò in Aquitania con la regina, Bertrada, con l'intenzione di catturare Waifer[21], che nel frattempo, aiutato dallo zio, Remistano, che era venuto meno alla parola data a Pipino, si era riappropriato di una parte del suo ducato[21].
Pipino continuò nella conquista del ducato e tra le altre città e castelli[22], conquistò Tolosa[23].

Nel 768, a Santonis, Pipino catturò la madre, la sorella, i nipoti di Waifer[24] e lo zio Remistano, che fu condannato ed impiccato[25], mentre un'altra sorella era stata catturata nei pressi della Garonna[26]. Waifer, con pochi seguaci, cercò di insidiare ancora Pipino, che era in Aquitania con la regina[26] ed i due figli, Carlo e Carlomanno, con sé[25]. Waifer venne sconfitto e messo in fuga. Pipino divise l'esercito in 4 gruppi e lo fece inseguire, finché fu catturato e ucciso[25].
Finalmente, padrone di tutta l'Aquitania,[25]. Pipino fece rientro a Santonis, dove lo attendeva la regina, Bertrada[26] e poco dopo anche lui morì[27].

Della morte di Waifer non si hanno notizie precise, secondo il Chronicon Moissiacensis morì nel giugno del 768[28]. Il suo serto di pietre preziose e i suoi braccialetti d'oro vennero appesi da Pipino il Breve sulla croce dell'altare maggiore dell'abbazia di Saint-Denis.[29] Nel titolo di duca di Aquitania gli successe il figlio Hunaldo II.

Matrimonio e Discendenza

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Aveva sposato la cugina Adele di Guascogna, figlia di Lupo di Gascogna, fratello di suo padre Hunaldo. Waifer e Adele ebbero due figli:

  1. ^ Hunaldo, aveva giurato fedeltà a Carlo Martello e ai suoi figli, Carlomanno e Pipino III detto il Breve, ma il patto fu mantenuto solo sino alla morte di Carlo Martello e, alla fine del 741, alla morte di Carlo Martello, Hunaldo si era dichiarato nuovamente indipendente
  2. ^ (LA) Annales Mettenses, pag 35 Archiviato il 20 aprile 2017 in Internet Archive.
  3. ^ a b (LA) Fredegarii scholastici chronicum continuatum, Pars tertia, auctore anonymo austraso, CXIV Archiviato il 25 gennaio 2012 in Internet Archive.
  4. ^ a b (LA) Annales Mettenses, pag 43 Archiviato il 20 aprile 2017 in Internet Archive.
  5. ^ (LA) Annales Mettenses, pag 36 Archiviato il 20 aprile 2017 in Internet Archive.
  6. ^ (LA) Monumenta Germanica Historica, tomus primus: Fuldensi Annales , Pag 346 Archiviato l'11 marzo 2016 in Internet Archive.
  7. ^ a b (LA) Annales Mettenses, pag 42 Archiviato il 20 aprile 2017 in Internet Archive.
  8. ^ (LA) Rerum Gallicarum et Francicarum Scriptores, tomus tertius: Ex Chronico Sigeberti monachi , Pag 348 Archiviato il 28 dicembre 2013 in Internet Archive.
  9. ^ (LA) Rerum Gallicarum et Francicarum Scriptores, tomus tertius: Annales Francorum Ludovici Dufour , Pag 705 Archiviato il 28 dicembre 2013 in Internet Archive.
  10. ^ a b c d (LA) Fredegarii scholastici chronicum continuatum, Pars quarta, auctore anonymo, CXXIV Archiviato il 25 gennaio 2012 in Internet Archive.
  11. ^ a b (LA) Annales Regni Francorum, anno 760 Archiviato il 5 febbraio 2012 in Internet Archive.
  12. ^ a b (LA) Annales Regni Francorum, anno 761 Archiviato il 5 febbraio 2012 in Internet Archive.
  13. ^ (LA) Fredegarii scholastici chronicum continuatum, Pars quarta, auctore anonymo, CXXV Archiviato il 25 gennaio 2012 in Internet Archive.
  14. ^ a b c (LA) Fredegarii scholastici chronicum continuatum, Pars quarta, auctore anonymo, CXXVI Archiviato il 25 gennaio 2012 in Internet Archive.
  15. ^ (LA) Annales Regni Francorum, anno 762 Archiviato il 5 febbraio 2012 in Internet Archive.
  16. ^ a b c (LA) Fredegarii scholastici chronicum continuatum, Pars quarta, auctore anonymo, CXXVII e CXXVIII Archiviato il 25 gennaio 2012 in Internet Archive.
  17. ^ (LA) Annales Regni Francorum, anni 763 e 764 Archiviato il 5 febbraio 2012 in Internet Archive.
  18. ^ (LA) Annales Mettenses, pag 53 Archiviato il 20 aprile 2017 in Internet Archive.
  19. ^ a b c d e (LA) Fredegarii scholastici chronicum continuatum, Pars quarta, auctore anonymo, CXXIX, CXXX e CXXXI Archiviato il 25 gennaio 2012 in Internet Archive.
  20. ^ (LA) Annales Regni Francorum, anno 766 Archiviato il 5 febbraio 2012 in Internet Archive.
  21. ^ a b (LA) Fredegarii scholastici chronicum continuatum, Pars quarta, auctore anonymo, CXXXII. e CXXXIII Archiviato il 25 gennaio 2012 in Internet Archive.
  22. ^ (LA) Annales Regni Francorum, anno 767 Archiviato il 5 febbraio 2012 in Internet Archive.
  23. ^ (LA) Annales Mettenses, pag 54 Archiviato il 20 aprile 2017 in Internet Archive.
  24. ^ (LA) Annales Mettenses, pag 55 Archiviato il 20 aprile 2017 in Internet Archive.
  25. ^ a b c d (LA) Fredegarii scholastici chronicum continuatum, Pars quarta, auctore anonymo, CXXXIV Archiviato il 25 gennaio 2012 in Internet Archive.
  26. ^ a b c (LA) Annales Regni Francorum, anno 768 Archiviato il 5 febbraio 2012 in Internet Archive.
  27. ^ (LA) Annales Marbacenses, pag 7 Archiviato il 17 settembre 2016 in Internet Archive.
  28. ^ (LA) Chronicon Moissiacensis , Pag 294 Archiviato l'11 marzo 2016 in Internet Archive.
  29. ^ Aldo A. Settia, Rapine, assedi, battaglie. La guerra nel medioevo, Editori Laterza, p. 33, ISBN 978-88-420-7431-1.

Bibliografia

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Fonti primarie

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Letteratura storiografica

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  • Christian Pfister, La Gallia sotto i Franchi merovingi. Vicende storiche, in Storia del mondo medievale- Vol. I, Cambridge, Cambridge University Press, 1978, pp. 688-711.
  • G.L. Burr, La rivoluzione carolingia e l'intervento franco in italia, in Storia del mondo medievale - Vol. II, Cambridge, Cambridge University Press, 1979, pp. 336-357.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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