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Villa Imperiale (Pesaro)

edificio di Pesaro

Villa Imperiale è un'antica dimora signorile extraurbana, posta sui rilievi collinari del Monte San Bartolo nei pressi della città di Pesaro, nelle Marche. Monumento del Rinascimento, fu costruita in due diverse fasi costruttive tra il XV ed il XVI secolo su progetto di Gerolamo Genga.

Villa Imperiale di Pesaro
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
LocalitàPesaro
IndirizzoStrada San Bartolo, 63
Coordinate43°55′15.56″N 12°52′46.78″E
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1452-1534
Inaugurazione1469
UsoProprietà Privata
Realizzazione
ArchitettoGirolamo Genga e altri
AppaltatoreAlessandro Sforza, Francesco Maria della Rovere e Eleonora Gonzaga
ProprietarioAlessandro Sforza, signore di Pesaro e Francesco Maria I della Rovere

Storia e descrizione

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Nascita e sviluppo del complesso

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Il Cortile d'onore.
 
Soffitto della Camera dei Semibusti, Girolamo Genga

La denominazione deriva dal fatto che l'imperatore Federico III d'Asburgo, di passaggio a Pesaro nel 1469 alla volta della sua incoronazione a Roma, pose la prima pietra[1].

La prima costruzione fu avviata per volere di Alessandro Sforza. Nonostante avesse i caratteri di "luogo di delizia" fuori della città, manteneva caratteri formali caratteristici dell'architettura difensiva, come coronamenti merlati (successivamente eliminati) e torrette, come era consuetudine all'epoca.

Nel secondo decennio del XVI secolo il duca Francesco Maria I della Rovere e sua moglie Eleonora Gonzaga, che avevano riconquistato il ducato di Urbino dopo un lungo esilio a Cesena e Mantova, incaricarono l'architetto Gerolamo Genga di rinnovare ed ampliare l'edificio esistente, avendo deciso di tenere la corte a Pesaro.

L'ampliamento si configurò come un episodio architettonico autonomo rispetto alla preesistenza, con l'aggiunta di un corpo quadrangolare, con logge nei quattro lati e paramento murario in laterizio faccia a vista.

Genga coordinò un vasto programma di decorazione della parte esistente, con la realizzazione di dipinti murali che coinvolsero, in varie fasi, molti artisti: Dosso e Battista Dossi, Raffaellino del Colle, Francesco Menzocchi, Agnolo Bronzino e Camillo Capelli.[2]

Dietro al nucleo originario della costruzione fu organizzato un articolato sistema di giardini terrazzati con giochi d'acqua.

Declino e restauri

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Nel 1631 il ducato di Urbino ritornò allo Stato Pontificio[3] . Le proprietà Della Rovere passarono ai Medici, e così avvenne per Villa Imperiale. L'edificio rimase trascurato per un lungo periodo. Dal 1763 alla fine del secolo vennero qui ospitati gesuiti spagnoli e portoghesi costretti all'esilio dalla soppressione dell'ordine nei loro paesi. Gli adattamenti necessari alla vita religiosa alterarono gran parte della villa: scomparvero molte decorazioni, sale e logge divennero celle e oratori, le altane vennero murate, un nuovo piano fu costruito sulle terrazze.

Nel 1777 il principe Orazio Albani ottenne la villa in enfiteusi perpetua da Pio VI, ancora presenti i gesuiti. Nella seconda metà dell'Ottocento la famiglia Castelbarco Albani compì i primi restauri, tra i quali larghe ripitture delle sale ad opera dell'artista Giuseppe Gennari, in sovrapposizione ai dipinti preesistenti. Solo un nuovo intervento di restauro portato a termine negli anni '60 e promosso da Guglielmo Castelbarco Albani e da Archinta Archinto, ha consentito di riportare alla luce le ampie parti degli originali Cinquecenteschi, tutt'oggi visibili.

Nei primi anni del Novecento erano intanto stati avviati, ad opera di Carlo Castelbarco Albani, dei lavori di restauro per riportare alla luce le strutture originarie del complesso. Le sovrastrutture create dai gesuiti vennero eliminate e le parti andate in rovina vennero ripristinate, come ricorda l'iscrizione posta sull'avancorpo Ovest della facciata roveresca.

Durante la Seconda Guerra Mondiale l'edificio venne parzialmente danneggiato, ma solo in zone prive di decorazioni. Nel 1945, per volere dei conti Archinta e Guglielmo Castelbarco Albani, iniziarono i nuovi restauri, che terminarono completamente negli anni '70. Con la collaborazione del Gabinetto dei Restauri di Firenze e la Soprintendenza sono stati effettuati i restauri delle pareti dipinte, riportando le opere all'aspetto originario. Nel 1974, a termine dei restauri, iniziarono le prime aperture alle visite da parte del pubblico.

La Villa Imperiale è attualmente visitabile da fine maggio a fine a settembre, nei giorni di mercoledi e sabato, su prenotazione.

Il progetto Archivio Albani

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Il 5 aprile 2019 una presentazione presso la Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro ha descritto una nuova opera di catalogazione e digitalizzazione della raccolta unica di documenti appartenenti al Papa Clemente XI che faranno parte dell'Archivio Albani. Questi erano stati conservati in otto grandi casse di zinco presso il Palazzo Albani di Urbino fino alla sua vendita nel 1915; i bauli furono quindi trasferiti a Villa Imperiale. Di particolare interesse sono i documenti privati del Papa e una raccolta di 23 libri di musica per liuto e altri strumenti, come il clavicembalo e la viola da gamba. La musica è per lo più di compositori della cerchia romana, tra il 1576 e il 1653. Altri titoli unici comprendono libri su vari campi della conoscenza, dal tardo Rinascimento fino al '700.

Galleria d'immagini

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  1. ^ "Marche", Guida TCI, 1997
  2. ^ Treccani.it. Camillo Capelli.
  3. ^ Per tutto il paragrafo vedi pagina Dal 1631 al Novecento. I Restauri Archiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive., dal sito ufficiale della villa - URL consultato il 4 giugno 2015

Bibliografia

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  • Francesco Benelli, Girolamo Genga: una vita obliqua alla maniera moderna, a cura di Barbara Agosti, Fondazione Zeri, ISBN 978-88-940471-6-5.
  • Bernhard Patzak, Die Villa Imperiale in Pesaro – Studien zur Kunstgeschichte der italienischen Renaissancevilla und ihrer Innendekoration, Verlag von Klinkhardt & Biermann, Leipzig, 1908;
  • Manfredo Tafuri, L’architettura del manierismo nel Cinquecento europeo, Officina Editrice, Roma, 1966;
  • Giuseppe Marchini(a cura di), La Villa Imperiale di Pesaro, s.e., Pesaro, 1968;
  • Antonio Pinelli, Orietta Rossi, L’Imperiale Nuova di Girolamo Genga, in “Storia dell’arte”, 6, 1970;
  • Antonio Pinelli, Orietta Rossi, Genga architetto – aspetti della cultura urbinate nel primo ‘500, Bulzoni Editore, Roma, 1971;
  • Sabine Eiche, The Villa Imperiale of Alessandro Sforza at Pesaro, in “Mitteilungen des Kunstihistorishen Institutes in Florenz”, 24, 1985, pp. 229-274;
  • Sabine Eiche, Towards a Study of the ‘famiglia’ of the Sforza court at Pesaro, in “Renaissance and Reformation/Renaissance at Réforme”, New Series Vol. IX, 2, 1985, pp. 79-103;
  • Sabine Eiche, Girolamo Genga the architect : an inquiry into his background, in “Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz”, 35, 1991, pp. 317-324;
  • Antonio Pinelli, La bella maniera, artisti del Cinquecento tra regola e licenza, Giulio Einaudi editore, Torino, 1993;
  • Margherita Azzi Visentini, La villa in Italia – Quattrocento e Cinquecento, Electa, Milano, 1997 [1995];
  • Luciana Miotto, Rapporto tra villa e teatro nell’imperiale di Girolamo Genga, in Bonita CLERI, Sabine EICHE, John E. LAW, Feliciano PAOLI (a cura di), I Della Rovere nell’Italia delle corti: luoghi e opere d’arte, vol. II, Atti del Convegno (Urbania, 1999), Quattroventi, Urbino, 2002, pp. 27-47;
  • Luciana Miotto, La Villa Imperiale de Pesaro: Architecture et théatre, in Danielle Boillet, Michel Plaisance(a cura di), Les années Trente du XVIe siècle italien. Actes du colloque international (Paris 3-5 juin 2004), CIRRI, Parigi, 2007 (b), pp. 125-146;
  • Luciana Miotto, Villa Imperiale di Pesaro, Girolamo Genga, Marsilio, Venezia, 2008.
  • Alessandra Castelbarco Albani, Marco Di Nallo, BELLA FORIS, LUDOSQUE DOMI. Girolamo Genga architetto scenografo alla corte dei Della Rovere, Pesaro-Fano 2009.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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