Macedonio (famiglia)
I Macedonio sono stati una nobile famiglia di Napoli appartenente al sedile di Porto nel XV e XVI secolo e di origine normanna[1].
Storia
modificaLa famiglia era stata ritenuta, a causa del nome, di origine greca, ma doveva essere di origine piuttosto napoletana.[2]
In seguito al matrimonio con una delle sei sorelle ultime eredi della famiglia Proculo, ereditarono con altre cinque famiglie il giuspatronato sulla chiesa di San Pietro a Fusariello ed appartennero al sedile di Porto.
Dagli inizi del Seicento erano suddivisi in più linee, che ottennero separatamente diversi titoli e si intrecciarono tra loro per mezzo di matrimoni fra cugini. Ebbero dall'inizio del Seicento i titoli di marchesi di Ruggiano, marchesi di Tortora[3] e marchesi di Oliveto (titolo ereditato dalla famiglia Cioffi), di baroni di Campora, ceduta poi a metà del Settecento[4] e acquistarono nel 1730 la baronia di Senerchia e nel 1780 il feudo di Capriglia[5]. Una linea separata ottenne nel 1646 il titolo di duchi di Grottolelle. Le linee napoletane dei marchesi di Ruggiano si estinsero intorno alla metà dell'Ottocento[6][2]
Tra i personaggi della famiglia si ricordano
- Bartolomeo Macedonio che prestò al re Carlo I d'Angiò i fondi per la guerra contro Corradino di Svevia.
- Leone Macedonio fu sindaco di Napoli e in seguito nominato viceré delle Calabrie dal re Alfonso I d'Aragona. Da lui ebbero origini i rami calabresi, oggi estinti.
- Marcello Macedonio, (Napoli, 1582 - 1620), patrizio napoletano del "sedile" di Porto, fu poeta e scrittore, sposa Capuana Lucrezia Di Falco il 17-4-1580. Le sue raccolte, fra cui l'opera Le nove Muse, vennero date alle stampe da Pietro Macedonio suo fratello.[7].
- Luigi Macedonio, (Napoli, 1764- 1840), cavaliere del sovrano Ordine di Malta (1776), patrizio napoletano, ministro delle Finanze nella Repubblica Napoletana del 1799, intendente dell'Amministrazione di Caserta, San Leucio e Carditello e consigliere di Stato (1806), intendente della provincia di Terra di Lavoro e della provincia di Napoli (1809), intendente di Casa Reale (1811), ministro delle Finanze (1815 e 1820).[8]
Arma
modificaNote
modifica- ^ Francesco Storti, voce "Macedonio, Lancillotto" e Girolamo De Miranda, voce "Macedonio, Marcello", in Dizionario biografico degli italiani, volume 67, Treccani, 2006.
- ^ a b Russo 2007, citato in bibliografia.
- ^ Francesco De Pietri, Dell'historia napolitana, Napoli 1634, p.216.
- ^ La storia sul sito del comune di Campora.
- ^ Cenni storici sul sito del comune di Capriglia Irpina.
- ^ Presso l'Archivio di Stato di Bari si conservano le carte della famiglia Macedonio dei marchesi di Ruggiano, pervenute per matrimonio, in seguito all'estinzione della famiglia nel 1860, ai Carafa di Traetto e quindi da questi ai Carafa di Santeramo: Archivio di Stato di Bari, inventari. Archivio Caracciolo Carafa di Santeramo Archiviato il 24 settembre 2015 in Internet Archive., fondo Cioffi, Macedonio, Carafa di Traetto (buste 17, pergamene 139, aa.1191-1903), p.577 e seguenti.
- ^ Girolamo De Miranda, Macedonio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 67, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2006.
- ^ Russo, (2015), in citato in Bibliografia.
- ^ a b Famiglie italiane Notizie storiche in Nobili napoletani
Bibliografia
modifica- L. Russo, "Il consigliere di Stato Luigi Macedonio e la sua memoria del 29 novembre 1806", in Rivista di Terra di Lavoro. Bollettino on-line dell'Archivio di Stato di Caserta, 2,2, aprile 2007, pp.32-50, testo on line (PDF) e in particolare pp.32-34 sulla famiglia di Lugi Macedonio.
- L. Russo, Luigi Macedonio, da nobile cadetto dei marchesi di Ruggiano a ministro delle Finanze del regno delle Due Sicilie (1764-1840), «Rivista di Terra di Lavoro», anno IX, n. 1°-2°, Aprile 2015, pp. 65-84, testo on line (PDF).