Graffiti (archeologia)
Un graffito è un disegno o un'iscrizione grafica, prevalentemente eseguita attraverso incisione su pietra, metallo, intonaco; generalmente in superfici durevoli.
Fin dall'antichità si usavano strumenti, anche rudimentali, quali scalpelli, chiodi, punteruoli, stiletti o altri utensili simili. Molti esempi di graffiti sono disegni astratti o simbolici, che svolgevano forse un ruolo di comunicazione concettuale prima dell'avvento della scrittura. La parola graffito deriva dal latino "graphium" : scalfittura, che trae la sua etimologia dal greco "graphèin" che significa: scrivere, disegnare o dipingere.
Graffiti sono già presenti nel paleolitico superiore, come nelle incisioni rupestri della Val Camonica[1]; numerose le testimonianze giunteci dall'antichità, dai fenici (il graffito della tomba d'Ahiram) all'impero romano (il Graffito di Alessameno) mentre, nel periodo paleocristiano e nell'alto Medioevo, graffiti sono presenti anche nelle lapidi funerarie. Il grado di complessità è altamente variabile in dipendenza del tipo di graffito, e può andare da una semplice incisione ad una pittura elaborata dei muri.
Storia
modificaI graffiti rivestono una grande importanza in archeologia: fanno parte, con i testi epigrafici, delle testimonianze scritte non letterarie e popolari, e spesso ci rivelano aspetti inediti delle società che li hanno prodotti. Data la sua semplicità, la tecnica del graffito è stata praticata fin dall'antichità tracciandone i contorni con uno strumento appuntito. L'esistenza di graffiti nel paleolitico superiore è confermata da una recente scoperta avvenuta in Egitto nel villaggio di Qurta, a circa 640 km a sud del Cairo[2]. Alla stessa epoca appartengono i graffiti della Val Camonica, che costituiscono la collezione più ampia di arte rupestre in Europa mentre i graffiti rupestri di Alta, nella contea di Finnmark, in Norvegia, sono databili tra il 4200 a.C. ed il 500 a.C. Numerosi esempi di graffiti ci sono giunti dall'antichità: nella Valle dei Re in Egitto[3], nell'Agorà di Atene[4] o nei grandi caravanserragli del mondo arabo[senza fonte]. Queste iscrizioni rivestono talvolta un'importanza storica che, lungi dall'essere aneddotica, comprova per esempio che i mercenari Cari hanno servito in Egitto nel VII secolo a.C.[5]. Tra le rovine della città di Efeso sono visibili lungo un sentiero dei graffiti[6] che pubblicizzavano un bordello, illustrando graficamente dove e per quanto denaro si potevano trovare delle professioniste dell'amore[7].
I graffiti di Pompei
modificaSu molte mura dell'antica Pompei sono stati riconosciuti graffiti vecchi di due millenni, ben conservati dalla coltre di cenere e lapilli eruttata dal Vesuvio, che costituiscono una fonte importante e preziosa su tutti quegli aspetti di cui gli antichi autori non ci parlano (per esempio: i prezzi di derrate alimentari, di prostitute, del fitto di un negozio; la composizione etnica della popolazione; le lingue parlate e/o conosciute in città; il livello culturale della popolazione e la conoscenza di poeti e delle rispettive opere letterarie; la provenienza di servi e schiavi; l'humour ed il sarcasmo relativamente a fatti contingenti della vita quotidiana; nomi di persone; improperi e bestemmie rivolte a nemici ed oppositori; lodi ed invocazioni amorose rivolte ad amanti o a gladiatori; calcoli e conteggi; disegni infantili o caricaturali di personaggi togati, di gladiatori, di oscenità, di quadrupedi, di navi, di apprestamenti militari, ecc.). Talora i graffiti testimoniano pure di precisi episodi dell'epoca[8]; nella Casa dei Dioscuri c'è un graffito[9], che si riferisce ad una violenta zuffa tra Pompeiani e Nocerini avvenuta nel 59 d.C. nell'anfiteatro di Pompei durante uno spettacolo di gladiatori[10], ove si legge:
«Campani Victoria una/cum nucerinis peristis»
«O Campani, siete morti insieme ai Nocerini in quella vittoria»
Tra le rovine di Pompei non mancano graffiti dedicati ai gladiatori:
mentre su una delle colonne del peristilio nella casa del Labirinto sono rappresentati due gladiatori ed i rispettivi graffiti, ove si legge:
«Asteropaeus / Ner(onianus) CVII (pugnarum) / v(icit) // Oceneanus / l(ibertus?) VI (pugnarum) / m(issus)»
«Asteropeo il neroniano, 107 vittorie, il vincitore // Oceneano, liberto, 6 vittorie, graziato»
Nella casa del Criptoportico un altro graffito raffigura un cane ed un asino, mentre nella parete nord dell'atrio della Villa dei Misteri è visibile il graffito di un uomo che porta in testa una corona d'alloro e la sovrastante scritta: Rufus est.
I ritrovamenti di numerosi oggetti o riproduzioni a sfondo sessuale nel sito archeologico portarono al convincimento che il sesso fosse l'occupazione prevalente degli abitanti di Pompei[12], convinzione rafforzata dalla definizione del poeta Marziale che la definisce "città prediletta da Venere"[13]. Numerosi (circa centoventi) sono i graffiti scoperti nelle cellae meretriciae del lupanare prossimo alle Terme Stabiane, nei quali sono illustrati o descritti molti aspetti della prostituzione a Pompei[14].
In un'altra iscrizione c'è il riferimento ad una bella e raffinata mima nocerina, Novellia Primigenia, che ammaliò parecchi cuori inebriandone i sensi[15]:
«Primigeniae / Nucer(inae) sal(utem) / vellem essem gemma (h)ora non amplius una / ut tibi signanti oscula missa darem»
«Salve, Primigenia Nocerina. Per non più di un'ora vorrei essere la gemma (dell'anello) mentre lo inumidisci con la bocca per imprimere il sigillo»
Della bella nocerina, dotata di fascino e sensualità, si parla anche in un altro graffito:
«Nucerea(e!) quaeres ad porta(m) Romana(m) / in vico Venerio Novelliam / Primigeniam»
«A Nocera, presso Porta Romana, nel quartiere di Venere, chiedi di Novellia Primigenia»
Nei graffiti pompeiani lo stile differisce dal latino erudito di Cicerone; essi potevano riguardare annunci elettorali, messaggi di sostenitori di sportivi o gladiatori, messaggi a contenuto personale, politico, religioso, erotico o pornografico, ecc. La loro semplicità fornisce un interessante spaccato sulla vita dell'epoca e riassume i desideri, gli interessi, la vita sessuale e vari aspetti della vita quotidiana. Avere la possibilità di vedere le parole di un individuo comune, che altrimenti sarebbe totalmente dimenticato, costituisce uno dei richiami di Pompei.
Questi graffiti sono redatti generalmente in latino volgare e forniscono numerose notizie ai linguisti come il livello di alfabetizzazione della popolazione, perché in questi testi sono presenti errori di ortografia o di grammatica. È proprio grazie alla presenza di questi errori che questi testi forniscono degli indizi sul modo in cui il latino era pronunciato dai suoi locutori.
Altre testimonianze
modificaSi sa di numerosi altri esempi di graffiti antichi: graffiti maya a Tikal[16][17] (in Guatemala), graffiti vichinghi nel sito archeologico di Newgrange, in Irlanda, scrittura runica, probabilmente incisa da membri della guardia variaga[senza fonte], nella basilica di Santa Sofia a Istanbul, in Turchia e altri ancora.
Graffiti molto vecchi si trovano spesso nei luoghi riparati dalla luce e dall'umidità, come le celle delle prigioni, le celle monastiche, le caserme, le stive delle barche, le cantine e le catacombe: i graffiti dei primi cristiani, nelle catacombe romane, sono un'importante fonte di documentazione. Ad esempio, la Torre della Lanterna a La Rochelle, in Francia, è ricca di graffiti incisi nella pietra da marinai inglesi, spagnoli ed olandesi che sono stati imprigionati nella torre tra il XVII ed il XIX secolo. Alcuni mobili in legno, siano tavoli e banchi di scuola, siano le porte dei bagni pubblici, sono spesso incisi con iscrizioni.
Numerose chiese romane sono incise con graffiti ricoperti subito dopo da uno strato d'intonaco. La chiesa di Moings ne è un esempio[18].
Un museo di antichi graffiti è presente a Marsilly; in esso sono visibili copie di graffiti presenti nell'antistante chiesa di San Pietro e dei luoghi circostanti del dipartimento Charente Marittima.
Graffiti moderni
modificaNell'era digitale vengono chiamati graffiti anche le iscrizioni aggiunte alle transazioni di Bitcoin.
Note
modifica- ^ Archeocamuni - approfondimento sull'arte rupestre, su archeocamuni.it. URL consultato il 20 aprile 2009.
- ^ Scoperti in Egitto graffiti e pitture rupestri di 15.000 anni fa, in Archaeogate, 19 luglio 2007. URL consultato il 28 aprile 2009 (archiviato dall'url originale il 22 giugno 2012).
- ^ Tebe, Tomba di Ramesse VI, Graffiti dalla Valle dei re, su telemaco.unibo.it. URL consultato il 28 aprile 2009 (archiviato dall'url originale il 23 agosto 2007).
- ^ Lang
- ^ Cabanes, p. 152.
- ^ Graffiti usati come mezzo pubblicitario, su flickr.com. URL consultato il 1º maggio 2009.
- ^ (EN) Glenn Adams, Ephesus, a city in glorious ruins, in northjersey.com, 12 aprile 2009. URL consultato il 1º maggio 2009.
- ^ (FR) Graffitis de Pompéi, su noctes-gallicanae.org. URL consultato il 27 aprile 2009 (archiviato dall'url originale il 17 febbraio 2007).
- ^ Graffito della rissa nell'anfiteatro di Pompei (GIF), su vroma.org. URL consultato il 26 aprile 2009.
- ^ Tacito, Annales, Liber XIV, 17
- ^ Traduzione di Jacobelli, p. 49. Wiedemann, p. 26 fornisce una versione diversa per il graffito: colui che di notte cattura le ragazze nella sua rete.
- ^ Luciana Jacobelli: Dispense di metodologia della ricerca archeologica, p. 10 (PDF) [collegamento interrotto], su sociologia.unimib.it. URL consultato il 27 aprile 2009.
- ^ Marziale, Epigrammi, Libro IV, 44
- ^ Luciana Jacobelli: Dispense di metodologia della ricerca archeologica, p. 11 (PDF) [collegamento interrotto], su sociologia.unimib.it. URL consultato il 27 aprile 2009.
- ^ Varone, p. 50.
- ^ Trik
- ^ I graffiti di Tikal, su mayaruins.com. URL consultato il 1º maggio 2009.
- ^ (FR) Comptes-rendus des séances de l'Académie des Inscriptions et Belles-Lettres - Jean Glenisson, Marc Seguin, Les graffiti de l'église de Moings (Charente-Maritime), 130e année, N. 3, 1986, pp. 555 - 571
Bibliografia
modifica- Antonio Varone, L'erotismo a Pompei, L'Erma di Bretschneider, 2000, ISBN 88-8265-055-3.
- Pierre Cabanes, Introduzione alla storia del mondo antico, Donzelli, 2002, ISBN 88-7989-712-8.
- Luciana Jacobelli, Gladiatori a Pompei, Roma, L'Erma di Bretschneider, 2003, ISBN 88-8265-215-7.
- (EN) Mabel L. Lang, Graffiti in the Athenian Agora, American School of Classical Studies, 1988, ISBN 0-87661-633-3.
- (EN) Helen Trik, Michael E. Kampen, The graffiti of Tikal, Philadelphia, University Museum, University of Pennsylvania, 2002, ISBN 0-934718-56-3.
- (EN) Thomas Wiedemann, Emperors and Gladiators, Abingdon, Routledge, 1995, ISBN 0-415-12164-7.
Voci correlate
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