Gerulfo I di Frisia
Gerulfo I di Frisia (820 circa – 855 circa) fu conte della Frisia Occidentale dal 833 circa al 855 circa e fondatore della casa d'Olanda, detta anche dei Gerulfingi.
Gerulfo I di Frisia | |
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Conte della Frisia Occidentale | |
In carica | 833 circa – 855 circa |
Successore | Gerulfo II |
Nascita | 820 circa |
Morte | 855 circa |
Casa reale | Gerulfingi |
Padre | Conte Teodorico di Frisia |
Figli | Gerulfo II Gerardo Gunther arcivescovo di Colonia La madre di Radbodo vescovo di Utrecht |
Religione | Cattolico |
Vita
modificaGerulfo era il figlio del conte Teodorico di Frisia, vassallo dell'imperatore dell'Impero carolingio Ludovico il Pio tra il Vlie e il fiume Weser e vogt dei frisoni.
Un documento imperiale datato 8 luglio 839 e redatto a Kreuznach riporta di una rivolta in Frisia contro l'imperatore. Durante le dispute tra Ludovico ed i figli, Gerulfo ha presumibilmente ha partecipato attivamente al movimento contro Ludovico, certamente perdendo in quel frangente i propri feudi attraverso la confisca delle proprie terre. L'8 maggio 839, dopo la riconciliazione tra Ludovico ed il figlio Lotario, a Gerulfo furono restituite le terre. Il documento di Kreuznach menziona i possedimenti di Gerulfo nei pressi di Leeuwarden e tra qui e il Vlie.
Si presume che Gerulfo fosse legato ai fondatori dell'abbazia di Corvey dove potrebbe essersi ritirato a vita monacale fino alla morte.
Figli
modificaGerulfo ebbe quattro figli:
- Gerulfo II
- Gerardo
- Gunther arcivescovo di Colonia
- La madre di Radbodo vescovo di Utrecht
Bibliografia
modifica- (NL) Willem Procurator, Kroniek, Hilversum, Uitgeverij Verloren, 2001, ISBN 9789065506627.
- (NL) H. W. J. Volmuller, Nijhoffs Geschiedenislexicon Nederland En Belgie, Haarlem, Nijhoff, 1984, ISBN 978-9024790784.
- (NL) H. Halbertsma, Frieslands oudheid: Het rijk van de Friese koningen, opkomst en ondergang, Utrecht, Matrijs, 2000, ISBN 978-9053451670.
Voci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- (EN) Holland & Frisia, su fmg.ac, Foundation for Medieval Genealogy. URL consultato il 1º marzo 2015.