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Bernardino della Croce

vescovo cattolico svizzero

Bernardino della Croce (Riva San Vitale, 1502Roma, 15 agosto 1568) è stato un vescovo cattolico svizzero-italiano, vescovo di Casale tra il 1546 e il 1548, poi di Asti nel 1548 ed infine di Como fino al 1559.

Bernardino della Croce, B.
vescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricoperti
 
Nato1502 a Riva San Vitale
Ordinato presbiteroin data sconosciuta
Nominato vescovo7 giugno 1546 da papa Paolo III
Consacrato vescovoin data sconosciuta
Deceduto15 agosto 1568 a Roma
 

Biografia

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Bernardino della Croce, barnabita, era stato canonico della Basilica di San Pietro. Consacrato vescovo di Casale il 26 maggio 1546, accolse il nuovo governatore di Milano Ferrante I Gonzaga fratello del duca di Mantova e la madre Margherita Paleologa, nella visita a sua madre Anna d'Alençon.

Papa Paolo III lo trasferì alla diocesi di Asti ed il Boatteri dice che ricusasse il vescovato astigiano per umiltà, ma il Cappelletti scrive che Bernardino il 24 settembre 1548, accettò la reggenza della cattedra di Como,[1] rimasta vacante dopo la morte di Cesare Trivulzio. Tuttavia, Bernardino non prese subito possesso della diocesi comense: restò invece a Roma presso la corte del cardinale Alessandro Farnese, nipote di papa Paolo III, cercando di farsi nominare cardinale.

Inviò a come vicario il fratello Rodolfo primicerio della metropolita di Milano.

Non avendo raggiunto il proprio scopo, il 15 novembre 1550 Bernardino giunse a Como. Durante il proprio episcopato, si prodigò a restaurare il palazzo vescovile e la chiesa di Riva San Vitale intitolando quest'ultima alla Santa Croce; inoltre dovette affrontare questioni quali un tentativo di diffusione del calvinismo in Valtellina e la lacrimazione della Madonna del Fiume di Dongo[1].

Il 7 aprile 1559,[1] Bernardino rinunciò alla cattedra di Como a favore del comasco Giovanni Antonio Volpe (già vicario generale dello stesso Bernardino[2]) e lasciò in eredità tutti i suoi beni alla Chiesa di Como.[3]

Nel 1568 morì a Roma; venne sepolto nella basilica di San Pietro,[1] nella cappella di Santa Maria del Soccorso.

Successione apostolica

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La successione apostolica è:

  1. ^ a b c d Olgiati, p. 124.
  2. ^ Olgiati, p. 20.
  3. ^ Cesare Cantù, Storia della città e della diocesi di Como, Firenze 1856 volume II, pag 414

Bibliografia

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  • Giuseppe Assandria, Il libro verde della Chiesa di Asti, Pinerolo 1907.
  • Pietro Giovanni Boatteri, Serie cronologica-storica de' Vescovi della Chiesa d'Asti, Asti 1807
  • Gaspare Bosio, Storia della Chiesa di Asti, Asti 1894
  • Lorenzo Gentile, Storia della Chiesa di Asti, Asti 1934
  • Gian Alfonso Oldelli, Dizionario storico-ragionato degli uomini illustri del Canton Ticino, Lugano 1807.
  • Rodolfo Olgiati, Una storia tra le pietre - Loveno: la sua chiesa, la sua gente, i suoi parroci, Como, Edizioni New Press, 2009, ISBN 978-88-95383-16-3.
  • Ferdinando Ughelli, Astenses Episcopi, in «Italia Sacra», Venezia 1719
  • Carlo Vassallo, Gli Astigiani sotto la denominazione straniera, Firenze 1879
  • Guglielmo Visconti, Diocesi di Asti e Istituti di vita religiosi, Asti 2006

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN314889508 · CERL cnp02015110 · GND (DE1068144599