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Aldo Bortolussi (Zoppola, 3 aprile 1921Russia, 20 gennaio 1943) è stato un militare italiano insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Aldo Bortolussi
NascitaZoppola, 3 aprile 1921
MorteRussia, 20 gennaio 1943
Cause della morteMorto in combattimento
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoAlpini
Reparto3º Reggimento artiglieria da montagna
Anni di servizio1941-1943
GradoCaporale di complemento
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna italiana di Russia
BattaglieSeconda battaglia difensiva del Don
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le medaglie d'oro al valor militare volume secondo (1942-1959)[1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Biografia

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Nacque a Zoppola, provincia di Udine, nel 1921, figlio di Marco e Teresa Bortolussi.[2] Cresciuto in una modesta famiglia di agricoltori, nel gennaio 1941 fu arruolato nel Regio Esercito assegnato al 3º Reggimento artiglieria da montagna.[3] In forza alla 15ª batteria del gruppo "Conegliano", raggiungeva il suo reparto schierato in Albania tre mesi dopo.[3] Ritornato in Italia nel marzo 1942 e trattenuto in servizio attivo il 16 agosto partì con il reparto per l'Unione Sovietica al seguito della 3ª Divisione alpina "Julia".[3] Cadde in combattimento il 20 gennaio 1943 a Slowiew, nel corso della seconda battaglia difensiva del Don, e fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[3] La sezione dell'Associazione Nazionale Alpini di Sydney, Australia, è intitolata alla sua memoria, così come una via di Zoppola e una caserma della Brigata "Julia".

Onorificenze

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«Puntatore di batteria alpina di leggendario valore. Sempre volontario nelle azioni più ardite. Durante accaniti combattimenti contro soverchianti forze nemiche, appoggiate da mezzi corazzati, falciava la fanteria avversaria col suo fuoco ed immobilizzava a pochi metri di distanza dal suo pezzo, un carro armato. In critica situazione, serrato da presso dall’agguerrito nemico, lo contrassaltava audacemente insieme agli alpini con la baionetta e bombe a mano, contribuendo dopo un violento corpo a corpo a ristabilire la sicurezza della posizione. Ritornava quindi, benché ferito, al suo pezzo e imperterrito riapriva il fuoco sul nemico infliggendogli gravi perdite. Colpito mortalmente sussurrava al suo comandante di gruppo parole di fede e chiudeva la sua nobile esistenza con il nome «Italia» sulle labbra. Magnifica figura di eroico soldato. Slowiew (Russia), 20 gennaio 1943.[4]»

Bibliografia

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  • Andrea Bianchi e Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro, Roma, Associazione Nazionale Alpini, 2011, ISBN 978-88-902153-1-5.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare, Le medaglie d'oro al valor militare volume secondo (1942-1959), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 186.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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