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Diocesi di Bolzano-Bressanone

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Disambiguazione – Se stai cercando l'antico principato vescovile, vedi Principato vescovile di Bressanone.
Diocesi di Bolzano-Bressanone
Dioecesis Bauzanensis-Brixinensis
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Trento
Regione ecclesiasticaTriveneto
 
Stemma della diocesi Mappa della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
 
VescovoIvo Muser
Vicario generaleEugen Runggaldier
Presbiteri363, di cui 204 secolari e 159 regolari
1.407 battezzati per presbitero
Religiosi187 uomini, 298 donne
Diaconi30 permanenti
 
Abitanti534.912
Battezzati511.018 (95,5% del totale)
StatoItalia
Superficie7.400 km²
Parrocchie281 (20 vicariati)
 
ErezioneVI secolo
Ritoromano
CattedraleSanta Maria Assunta e San Cassiano
ConcattedraleSanta Maria Assunta
Santi patroniSan Cassiano
San Vigilio
IndirizzoPiazza Duomo 2, 39100 Bolzano, Italia
Sito webwww.bz-bx.net
Dati dall'Annuario pontificio 2023 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
Il duomo di Bolzano, chiesa concattedrale
La facciata del seminario di Bressanone

La diocesi di Bolzano-Bressanone[1] (in latino Dioecesis Bauzanensis-Brixinensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Trento appartenente alla regione ecclesiastica Triveneto. Nel 2022 contava 511.018 battezzati su 534.912 abitanti. È retta dal vescovo Ivo Muser.

Lo stesso argomento in dettaglio: Parrocchie della diocesi di Bolzano-Bressanone.

La diocesi estende la sua giurisdizione sull'intera provincia autonoma di Bolzano; con una superficie di 7.400 km², costituisce la più vasta fra le diocesi italiane ed è suddiviso in 20 decanati e 281 parrocchie.

La diocesi comprende i tre gruppi linguistici dell'Alto Adige, e quindi l'organizzazione pastorale e amministrativa, le strutture sono ripartite tra i tre gruppi linguistici: tedesco, italiano e ladino.

Sede vescovile è la città di Bolzano, dove si trova la concattedrale di Santa Maria Assunta. A Bressanone sorge la cattedrale di Santa Maria Assunta e San Cassiano. Appartengono alla diocesi anche tre basiliche minori: la chiesa dell'abbazia di Novacella a Varna, la basilica di Santa Maria Assunta dell'abbazia di Monte Maria nel comune di Malles Venosta, e la basilica santuario della Madonna di Pietralba nel comune di Nova Ponente.

Lo stesso argomento in dettaglio: Sede titolare di Sabiona.

La diocesi di Bressanone è la continuazione della diocesi di Sabiona. Secondo la leggenda sarebbe stata fondata da san Cassiano che agli inizi del III secolo riuscì a diffondere il cristianesimo a Sabiona, a quel tempo situata lungo la Via Claudia Augusta, uno dei centri fondamentali della viabilità dell'Impero Romano.

Il primo vescovo di Sabiona ricordato dalla storia, che appare come suffraganeo del patriarca di Aquileia, è sant'Ingenuino, menzionato dapprima, come vescovo di tutta la Rezia seconda, tra i vescovi aderenti allo Scisma tricapitolino che parteciparono al sinodo di Grado attorno al 572 o 579[2] e poi presenti secondo Paolo Diacono attorno al 590 al sinodo di Marano[3]. Sempre secondo Paolo Diacono ottenne, intorno a quegli anni, insieme ad Agnello vescovo di Trento, il riscatto di prigionieri catturati di Franchi durante uno dei loro tentativi di conquistare parte del territorio dell'attuale Alto Adige.[4] Dal 798 la diocesi, retta dal vescovo Alim, venne resa da papa Leone III suffraganea di Salisburgo quale parte integrante della provincia Baiovuariorum[5]. I gruppi di popolazioni che si spinsero nell'attuale territorio della diocesi di Bressanone, durante gli spostamenti del primo medioevo, specialmente Bavaresi e Longobardi, accettarono di aderire al cristianesimo; solo le popolazioni slave della Val Pusteria persistettero nel paganesimo sino all'VIII secolo. Nella seconda metà del X secolo il vescovo Ricberto o il vescovo sant'Albuino I (967-1005) trasferirono la sede della diocesi da Sabiona a Bressanone.

Il vescovo Arduico (1020-39) elevò Bressanone al rango di città, e la circondò di fortificazioni. La diocesi si estese attraverso successivi ampliamenti ad opera degli imperatori: da Corrado II nel 1027 la Norital, da Enrico IV nel 1091 la Val Pusteria. Nel 1179 Federico Barbarossa conferì al vescovo il titolo di Principe del Sacro Romano Impero. Questo era una concessione in riconoscenza del fatto che, durante le controversie tra Impero e Papato, i vescovi di Bressanone avevano generalmente preso le difese dell'Imperatore. Particolarmente significativo è il caso di Altwin, durante il lungo episcopato del quale (1049-91) si tenne a Bressanone nel 1080 un sinodo, dove trenta vescovi, schierati con l'Imperatore, dichiararono papa Gregorio VII deposto, ed elevarono ad antipapa il vescovo di Ravenna, con il nome di Clemente III.

Il potere temporale della diocesi venne sminuito dai vescovi stessi, che diedero ampi appezzamenti della diocesi nelle mani di feudatari locali: ad esempio, nell'XI secolo, la contea delle valli dell'Engadina e dell'Isarco (garantita ai conti del Tirolo), e nel 1165 il territorio dell'Inntal e della Val Pusteria vennero concesse ai duchi di Andechs-Meranien. I conti del Tirolo, in particolare, che avevano ceduto gran parte dei propri possedimenti ai duchi di Andechs-Meranien, incrementarono costantemente il loro potere. Il vescovo Bruno von Kirchberg (1249-88) ebbe notevoli difficoltà ad affermare la propria autorità su questa parte del territorio contro le pretese del conte Mainardo II di Tirolo-Gorizia. Per questo motivo Federico I d'Asburgo concesse maggior potere ai vescovi di Bressanone. Il dissenso con il cardinale Nicola Cusano (1450-1464), eletto da papa Niccolò V vescovo di Bressanone, e Sigismondo d'Austria ebbe conseguenze sfavorevoli: il cardinale venne imprigionato e il papa lanciò l'interdetto sulla diocesi, ma Sigismondo emerse come vincitore dello scontro.

La Riforma e il protettorato austriaco

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La Riforma venne proclamata a Bressanone durante l'episcopato di Christoph von Schrofenstein (1509-1521) da emissari germanici, come Strauss, Urbano Regius, e altri. Nel 1525, sotto il vescovo Giorgio d'Austria (1525-1539), scoppiò la guerra dei contadini tedeschi, e molti monasteri e chiese vennero danneggiati. La promessa del re Ferdinando I, governante del Tirolo, di riportare Bressanone alla tranquillità sopprimendo la rivolta, e la dieta proclamata a Innsbruck, venne mantenuta e i contadini vennero costretti ad accettare le nuove norme stabilite. Ad ogni modo, nel 1532 questa promessa venne disattesa, ma questo non mutò più la tranquillità degli eventi.

Ferdinando I ed il figlio, l'arciduca Ferdinando II, in particolare, come governanti civili presero serie misure contro le nuove correnti eretiche, capeggiate dagli anabattisti che andavano diffondendo il loro culto in Austria; questo venne fatto per preservare l'integrità religiosa della cattolica Austria e dell'altrettanto cattolicissimo Tirolo. In questo periodo l'istruzione era guidata dai gesuiti, da cappuccini, dai francescani e dai serviti. Cardinali notevoli di questo periodo furono: Andrea d'Austria (1591-1600) e Christoph Andreas von Spaur (1601-1613), che nel 1607 fondò un seminario teologico, ampliando anche la scuola della cattedrale e distinguendosi come benefattore dei poveri e dei bisognosi.[6]

La fine del Principato vescovile

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Lo stesso argomento in dettaglio: Principato vescovile di Bressanone.

Il XVIII ed il XIX secolo videro un notevole risveglio della vita religiosa della diocesi. Vennero fondati molti monasteri, vennero stabilite nuove missioni per la cura d'anime, e venne promossa l'istruzione religiosa al popolo; nel 1677 venne fondata l'Università di Innsbruck. I vescovi più rilevanti del periodo furono: Kaspar Ignaz von Künigl (1703-47), che fondò molti benefici per la cura d'anime, compì visite pastorali nella regione, mantenendo una stretta disciplina e purezza nel proprio clero, introdusse missioni guidate dai Gesuiti, ecc.; Leopold von Spaur (1748-78), che ricostruì il seminario, completò e consacrò la cattedrale, garantendosi grande stima da parte dell'Imperatrice Maria Teresa; Joseph Philipp von Spaur (1780-91), fu fervido sostenitore dell'istruzione aderendo, in politica, al giuseppinismo proclamato dall'Imperatore. Il governo dell'imperatore Giuseppe si interessò molto alle tematiche ecclesiastiche; vennero soppressi una ventina tra monasteri e diocesi, ma venne aperto un seminario a Innsbruck, e furono vietati pellegrinaggi e processioni.

Analogamente al principato di Trento, anche Bressanone dovette lottare nel corso del XVIII secolo contro le pesanti ingerenze austriache spinte dalla politica annessionistica teresiana e giuseppina. Diversamente dai principi vescovi di Trento, Leopold von Spaur difese strenuamente l'indipendenza dello stato e la sua integrità territoriale, sfidando la volontà di Vienna. Ancora nel 1774, a dimostrazione della propria libera sovranità, esercitò l'uso del judicium sanguinis, eseguendo una sentenza capitale ed emanò decreti in materia monetaria e daziaria per favorire l'economia, nonché adottò nuove patenti per concedere lettere di nobiltà e di amnistia, seguito dal suo Capitolo che sfidando la volontà asburgica approvò perfino l'emissione di propri talleri.

Nel collegio dei principi del 1801 lo stato ebbe il 39º voto. La sovranità, rappresentata anche da una propria zecca, rimase integra fino alla secolarizzazione del 1803, pur essendo posto dal XVI secolo sotto il protettorato degli Asburgo. Il principato, ampliato con donazioni ed acquisti, fu uno stato polimerico ripartito in varie parti: il distretto di Bressanone, esteso sulla sinistra del fiume Isarco da Fortezza fino a Chiusa, centro doganale del principato, alla confluenza della Rienza, comprendendo Albes e Salern. Le altre exclaves erano: i baliaggi di Luson, San Martino in Badia e Torre Gardena, Vandoies e Val di Fundres, Brunico e Val di Tures, Anterselva, Tires in Val di Fassa con Canazei e Livinallongo, Braies e Val Fosco, piccole porzioni presso Campo Tures e la Croda Rossa, due parti lungo la Drava a monte di Lienz (Assling, Tristach) e infine il vasto feudo di Bistritz nell'alta valle del fiume Dolinka a nord del Monte Tricorno in Carniola (Slovenia).

Fu durante l'episcopato di Franz Karl von Lodron (1792-1828), che ebbe fine il potere temporale del vescovato. Nel 1803 il principato venne secolarizzato e annesso all'Austria, e il capitolo della cattedrale venne sciolto. Il breve periodo di reggenza della Baviera fu segnato da un profondo dispotismo contro la chiesa; la restaurazione della supremazia austriaca nel 1814, migliorò notevolmente le condizioni della diocesi.

Nel secolo fra la Restaurazione ed il termine del primo conflitto mondiale, il territorio della diocesi venne nuovamente delimitato: le appartenevano gli attuali Vorarlberg, Tirolo Settentrionale ed orientale e le Valli Isarco, Venosta, Pusteria, Badia, Gardena ed Ampezzo.

Nel 1921, in seguito all'annessione del Tirolo meridionale all'Italia dopo la prima guerra mondiale, la diocesi cedette la porzione del suo territorio che era venuta a trovarsi oltreconfine a vantaggio dell'erezione dell'amministrazione apostolica di Innsbruck-Feldkirch (oggi diocesi di Innsbruck).

Il 25 aprile 1921 la diocesi di Bressanone fu separata dalla provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Salisburgo e fu immediatamente soggetta alla Santa Sede.

Il 6 luglio 1964, in forza della costituzione apostolica Quo aptius christiani di papa Paolo VI, le parti altoatesine dell'arcidiocesi di Trento vennero aggregate alla diocesi di Bressanone, che assunse il nome di Bolzano-Bressanone. La curia e la sede vescovile furono traslate a Bolzano, mentre la cattedrale ed il seminario maggiore rimasero a Bressanone. Il duomo di Bolzano divenne la concattedrale della diocesi. Con la stessa bolla, le parti della diocesi di Bressanone in provincia di Belluno (Colle Santa Lucia, Livinallongo del Col di Lana e Cortina d'Ampezzo) vennero aggregate alla diocesi di Belluno. Il vescovo ausiliare di Trento Heinrich Forer divenne ausiliare di Bolzano-Bressanone. I seminaristi e professori altoatesini di Trento si trasferirono a Bressanone. Il 6 agosto successivo la sede vescovile di Bolzano-Bressanone divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Trento in forza della costituzione apostolica Tridentinae Ecclesiae dello stesso Paolo VI.

Nel 1965 il vescovo Joseph Gargitter decise di fondare il periodico della diocesi, Il Segno.[7]

Cronotassi dei vescovi

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Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Vescovi di Sabiona

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  • Cassiano di Imola ? † (?-365)
  • Lucano di Sabiona ? † (424-?)
  • Maternino ? †
  • Sant'Ingenuino † (prima del 579 - circa 605 deceduto)
  • Costantino o Costanzo ? †
  • Procopio o Preconio † (? - 645)
  • Urso ? †
  • Pigenzio ? †
  • Proietto †
  • Maternino ? †
  • Marcello ? †
  • Valeriano ? †
  • Agnello ? †
  • Aureliano ? †
  • Antonio I ? †
  • Lorenzo ? †
  • Mastulo ? †
  • Giovanni I ? †
  • Alim † (prima del 770 - circa 802 deceduto)
  • Enrico I † (prima dell'816 - circa 828 deceduto)
  • Aribo † (828 - circa 842 deceduto)
  • Wilfundo † (842 - 845)
  • Lanfredo † (845 - circa 875 deceduto)
  • Zerito †[8]
  • Zaccaria † (prima di dicembre 892 - 28 giugno 907 deceduto)
  • Meginberto † (? - circa 926 deceduto)
  • Nitardo † (prima del 932 - circa 935/938 deceduto)
  • Visundo o Visunperto † (circa 938 - circa 956 deceduto)
  • Ricberto † (prima del 967 - circa 976 deceduto)
  • Sant'Albuino † (circa 976 - circa 992/993 trasferisce la sede a Bressanone)

Vescovi di Bressanone

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Vescovi di Bolzano-Bressanone

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La diocesi nel 2022 su una popolazione di 534.912 persone contava 511.018 battezzati, corrispondenti al 95,5% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
diocesi di Bressanone
1950 100.039 199.905 50,0 342 233 109 292 178 541 137
1959 105.592 105.728 99,9 390 250 140 270 222 512 137
diocesi di Bolzano-Bressanone
1970 404.081 407.693 99,1 937 590 347 431 475 1.519 252
1980 428.000 431.078 99,3 795 491 304 538 407 1.217 327
1990 434.000 438.000 99,1 680 426 254 638 1 328 1.003 280
1999 446.300 459.069 97,2 599 372 227 745 5 306 792 280
2000 448.512 459.687 97,6 586 365 221 765 5 289 775 280
2001 457.898 464.601 98,6 578 361 217 792 7 299 749 280
2002 459.833 466.600 98,5 565 349 216 813 11 289 721 280
2003 458.675 466.482 98,3 624 348 276 735 11 336 680 280
2004 461.184 470.055 98,1 550 342 208 838 11 267 668 280
2006 465.365 479.758 97,0 543 339 204 857 13 251 627 280
2012 485.354 503.747 96,3 486 294 192 998 21 229 514 281
2015 491.900 512.100 96,1 455 271 184 1.081 24 226 468 281
2018 501.619 525.092 95,5 413 239 174 1.214 29 221 402 281
2020 506.186 531.341 95,3 394 229 165 1.284 29 204 356 281
2022 511.018 534.912 95,5 363 204 159 1.407 30 187 298 281
  1. ^ L'Annuario pontificio riporta la dizione bilingue Bolzano-Bressanone in italiano e Bozen-Brixen in tedesco.
  2. ^ Emanuela Murgia, Fana, templa, delubra. Corpus dei luoghi di culto dell'Italia antica (FTD) Regio X, Collège de France, Parigi 2018, p. 56.
  3. ^ Paolo Diacono, Historia Langobardorum, III, 26.
  4. ^ Paolo Diacono, Historia Langobardorum, III, 31.
  5. ^ (DE) Martin Bitschnau, Hannes Obermair, Tiroler Urkundenbuch, II. Abteilung: Die Urkunden zur Geschichte des Inn-, Eisack- und Pustertals. Band 1: Bis zum Jahr 1140, Innsbruck, Universitätsverlag Wagner, 2009, pp. 43-44, n. 65, ISBN 978-3-7030-0469-8.
  6. ^ (DE) Josef Gelmi, "Pietas et Scientia". 400 Jahre Priesterseminar Brixen, Brixen, Weger, 2007. ISBN 978-88-88910-47-5
  7. ^ Storia de "Il Segno", su bz-bx.net. URL consultato il 21 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 23 luglio 2011).
  8. ^ Solamente menzionato nel catalogo episcopale trecentesco, ma non attestato nei documenti pervenuti; cfr. Anselm Sparber, Der alte Brixner Bischofskatalog, in «Mitteilungen des Instituts für Österreichische Geschichtsforschung», 58, 1950, p. 378.
  9. ^ Non ancora prete, fu ordinato sacerdote nel 1197 e, dopo una serie di studi teologici, consacrato vescovo nel 1199.
  10. ^ È contestualmente anche vescovo di Trento.
  11. ^ Fino al 1567 è anche vescovo di Trento.
  12. ^ È contestualmente anche vescovo di Costanza.
  13. ^ Fu al contempo anche vescovo di Breslavia; cfr. Eubel. op. cit., vol. IV, p. 373, nota 5.
  14. ^ Nominato arcivescovo, titolo personale, titolare di Teodosiopoli; Catholic Hierarchy indica erroneamente Teodoropoli come nome della sede titolare, ma gli Acta Apostolicae Sedis riportano il titolo di Teodosiopoli (AAS 2, 1910, p. 893).
  15. ^ Durante la vacanza della sede, la diocesi fu amministrata dal sacerdote Josef Mutschlechner (13 ottobre 1928 - 2 aprile 1930).
  16. ^ Nominato arcivescovo titolare di Odesso.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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