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Pietro Bangher

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Peter Bangher

Peter Bangher (noto come Il Bangher) (Levico Terme, 7 maggio 1850[1] – post 1910) è stato un brigante italiano con cittadinanza austriaca, famoso per le sue attività criminose in Valsesia e nel Biellese.

Peter Bangher nacque nel 1850 a Levico (che all'epoca faceva parte dell'Impero Austroungarico) da Bartolomeo (mugnaio) e da Rosa Hues.[1] Ricercato per diversi reati dalle autorità locali nel 1877 divenne latitante e cominciò a vagare per le montagne. Abile cacciatore dotato di forza e resistenza notevolissime sopravvisse inizialmente con lavori temporanei presso paesi e cascine, ma scivolò poi progressivamente verso la criminalità abituale. Senza mai diventare un assassino si dedicava però a furti, rapine e molestie sessuali. I suoi vagabondaggi lo portarono progressivamente verso ovest e, dopo aver lasciato tracce in Lombardia, nel Canton Ticino e in Val d'Ossola raggiunse la Valsesia, dove in qualche modo si stabilizzò. Il bandito visitava gli alpeggi e le abitazioni isolate alternando la semplice richiesta di cibo a vere e proprie rapine. Nel 1882 fu condannato a sei mesi di prigione per ferimento dal tribunale di Varallo Sesia. Catturato in un'osteria scontò la condanna e fu poi rimesso in libertà.

Dopo un breve periodo di assenza l'uomo fece ritorno in valle dove fu presto denunciato per vari furti; il tentato stupro di tre donne fece scalpore e causò l'intensificazione delle ricerche da parte delle forze dell'ordine. Fu quindi in breve catturato da una pattuglia di carabinieri con la quale collaborò un cacciatore del luogo, Eugenio Topini.[2] Il bandito scontò due anni di carcere nei pressi di Terni e ritornò quindi clandestinamente in Piemonte. Il suo raggio di azione si ampliò e mise in atto furti, rapine e stupri nel Biellese, in Valle d'Aosta e in Val d'Ossola. Il bandito divideva spesso il bottino con i propri amici e informatori, riuscendo così a garantirsi una certa solidarietà da parte di numerosi montanari valsesiani.[1] Per cercare di vincere tale clima di omertà e di parziale appoggio i comuni della valle istituirono una taglia che fu incrementata da una cospicua donazione del parlamentare valsesiano Carlo Pizzetti.

Pietro Bangher tra Giacomo Ubertalli e Giovanni Battista Ferla

Nella notte tra il 21 e il 22 gennaio 1900 i pastori Giacomo Ubertalli (52 anni, di Portula) e Giovanni Battista Ferla (19 anni, di Trivero) con uno stratagemma riuscirono a catturare l'uomo e a consegnarlo ai carabinieri di Coggiola.[2] Dopo l'arresto il Bangher fu inizialmente detenuto nel carcere di Biella ma, avendo commesso l'ultimo reato del quale era accusato a Vocca (nella giurisdizione di Varallo), fu dopo poco tradotto in Valsesia. Il processo ebbe una notevole eco sulla stampa del tempo; la difesa dell'imputato fu assunta dall'avvocato torinese Giovanni Bruno, che riuscì ad ottenere una pena relativamente mite: undici anni e tre mesi di reclusione più tre anni di libertà vigilata. A seguito della sentenza il Bangher scontò la condanna in parte a Castelfranco Emilia e in parte a Fossano; l'ultimo periodo di detenzione lo trascorse nella colonia carceraria dell'isola di Pianosa. Al termine della pena, abbreviata da un indulto, il bandito nell'autunno del 1910 fu espulso dal Regno d'Italia e consegnato alle forze di polizia austro-ungariche.

Pietro Bangher fece però ancora una volta ritorno in Valsesia, dove visse clandestinamente sui monti attorno a Rassa e dove fu nuovamente segnalato per furti e molestie. L'età ormai piuttosto avanzata gli impediva ormai di compiere imprese clamorose, e il clima di tensione creato dalla sua presenza poco a poco si affievolì. La sua fine è tuttora avvolta nel mistero: l'ipotesi più plausibile è che il bandito sia stato sommariamente giustiziato da qualcuno tra i molti nemici che negli anni si era creato.[1]

Nella cultura di massa

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Le gesta del bandito rimasero a lungo nella leggenda e nel parlare comune della zona tanto che l'appellativo di Bangher veniva usato come sinonimo di discolo o scavezzacollo.[2]

Il gruppo rock-folk biellese Arbej dedicò al bandito la canzone Pietro Bangher, terza traccia del CD del 2001 La mia terra.[3]

A Pietro Bangher è intitolato il Trail del Bangher, giunto nel 2010 alla sua quinta edizione. Si tratta di una corsa podistica dello sviluppo di 27 km e con 2.200 m di dislivello positivo, organizzata dall'UISP di Biella e che si svolge sulle montagne a cavallo tra Biellese e Valsesia che furono il suo principale campo di azione.[4] Dopo un anno di pausa, la corsa è tornata nel 2012 su di un nuovo percorso di 32 km e 2.700 m di dislivello positivo, mentre per il 2013 è previsto l'allungamento a 43 km con 3.800 m di dislivello.

  1. ^ a b c d Bangher, testo on-line in .pdf su www.brigantaggio.net (consultato nel febbraio 2011)
  2. ^ a b c Chi fu Peter Bangher, sito dedicato alla frazione Sassaia di Campiglia Cervo www.sassaia.it Archiviato il 9 giugno 2008 in Internet Archive. (consultato nel febbraio 2011)
  3. ^ Discografia - La mia terra, su arbej.it. URL consultato il 2 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale il 2 luglio 2013).
  4. ^ La storia del Bangher, Comitato Territoriale UISP di Biella , pagina su www.traildeiparchi.com Archiviato il 24 luglio 2011 in Internet Archive. (consultato nel febbraio 2011)
  • Enzo Barbano, Un brigante in Valsesia : Pietro Bangher, Zanfa, 1967
  • Eugenio Turri, Il Bangher : la montagna e l'utopia, Bertani, 1988
  • Enzo Barbano, Bangher il bandito e altre storie : un secolo di vita valsesiana, Idea editrice, 1997
  • Corrado Mornese e Gustavo Buratti (a cura di), Banditi e ribelli dimenticati: storie di irriducibili al futuro che viene, Centro studi dolciniani, Lampi di stampa, 2006
  • Gustavo Buratti, I briganti nel Biellese, Novarese, Vercellese : Bangher, Biondin, Balarin, Bigliarde, Billo, Colli, Monfrin, Moret, Murador, Raspet, Mandian d'la Canta ed altri banditi della seconda metà dell'Ottocento, Ieri e Oggi, 2010

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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  • Chi fu Peter Bangher Un volgare bandito oppure un moderno Robin Hood ? testo on-line su www.sassaia.it
Controllo di autoritàVIAF (EN74697545 · ISNI (EN0000 0000 3443 7383 · LCCN (ENn98097719 · GND (DE120997703