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Gigi Marulla

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Gigi Marulla
Marulla con la maglia del Cosenza in una partita commemorativa nel 2008
NazionalitàItalia (bandiera) Italia
Altezza175 cm
Peso69 kg
Calcio
RuoloAllenatore (ex attaccante)
Termine carriera1º luglio 1999 - giocatore
Carriera
Giovanili
1975-1981Acireale
1981-1982Avellino
Squadre di club1
1979-1981Acireale30 (9)
1981-1982Avellino0 (0)
1982-1985Cosenza84 (28)
1985-1988Genoa100 (23)
1988-1989Avellino30 (10)
1989-1997Cosenza246 (61)
1997-1999Castrovillari58 (23)
Carriera da allenatore
2000-2001CosenzaPrimavera
2001-2002CosenzaVice
2002-2003CosenzaPrimavera
2004-2006Cosenza
2008GallipoliVice
2010Vigor Lamezia
2010-2011CosenzaBerretti
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato.
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
 

Gigi Marulla, all'anagrafe Luigi Marulla (Stilo, 20 aprile 1963Cetraro, 19 luglio 2015), è stato un calciatore e allenatore di calcio italiano, di ruolo attaccante.

Soprannominato Tamburino di Stilo,[1] ha principalmente legato la sua carriera al Cosenza,[2] diventandone bandiera e capitano: con 11 stagioni disputate con la maglia dei Lupi, è il primatista di presenze e di reti segnate nella storia dei rossoblù.[3]

Il 19 luglio 2015, mentre si trovava in vacanza nella sua villa a Cavinia, frazione di Cetraro, Marulla fu colto da malore[4], probabilmente dovuto a una congestione a seguito di ingestione di una bevanda troppo fredda[4]. Trasportato d'urgenza al locale ospedale, i sanitari gli riscontrarono un infarto cardiaco ma non poterono salvarlo e, poche ore dopo il ricovero, giunse il decesso[4][5].

I funerali si tennero il 21 luglio successivo a Cosenza alla presenza di una moltitudine di tifosi della locale squadra[6] nonché di delegazioni di sostenitori di club di essa rivale o con essa gemellata quali Catanzaro, Reggina, Salernitana e Genoa. Il 22 settembre successivo, a due mesi dalla sua morte, il Comune di Cosenza intitolò lo stadio fino ad allora noto come San Vito in Stadio San Vito-Gigi Marulla[7], come già preannunciato lo stesso giorno delle esequie[7].

Suo figlio, Kevin, è team manager del Cosenza.[8]

Marulla al Genoa nella seconda metà degli anni 80

Con il Cosenza disputò 3 tornei in Serie C1 e 8 in Serie B totalizzando 330 presenze in gare di campionato (compreso lo spareggio contro la Salernitana); è primo nella storia del Cosenza per presenze[9]. È il calciatore più prolifico di reti nella storia del Cosenza (89 gol in campionato), superando in graduatoria Agide Lenzi e Renato Campanini.[10]

Ha iniziato la carriera all'Acireale in Serie D, stagione 1979-1980, disputando 2 gare. Coi granata gioca la stagione successiva e in 28 partite segna 9 gol.

L'anno seguente passa nelle giovanili dell'Avellino,[senza fonte] senza mai esordire in prima squadra, che in quella stagione milita in massima serie.

Nel 1982-1983 si trasferisce al Cosenza, in Serie C1, restando fino al 1984-1985, quando diventa capocannoniere del girone B con 18 reti in 27 presenze di campionato.[11] Acquistato dal Genoa, con cui disputa tre campionati consecutivi nei cadetti, coi liguri gioca 100 gare, segna 23 gol.

Nel 1988-1989 torna all'Avellino in Serie B e realizza 10 gol in 30 gare.

La stagione successiva, in Serie B, torna a vestire la maglia del Cosenza, restando fino al 1996-1997 (8 anni consecutivi in B), stagione conclusa con la retrocessione del Cosenza in Serie C1. A Pescara (1990-1991), segna un gol ai tempi supplementari che permette al Cosenza di ottenere la salvezza nello spareggio con la Salernitana.[12]

Nel 1996-1997, un suo gol realizzato a Padova contro la squadra locale (a tempo quasi scaduto), non basta a salvare dalla retrocessione in Serie C il Cosenza, poiché i veneti pareggiano in pieno recupero.[13] Chiude la carriera in Serie C2 vestendo in due stagioni la maglia del Castrovillari.

In carriera ha totalizzato complessivamente 374 presenze e 96 reti in Serie B. In totale ha realizzato 147 reti nei professionisti.

Nel 2004-2005 ha allenato da novembre il Cosenza 1914 in Serie D. L'anno successivo, in Serie D, ha allenato per un breve periodo l'AS Cosenza, venendo esonerato. A marzo 2008 è assunto dal Gallipoli (Serie C1) da secondo di Vincenzo Patania[14]. Ad aprile 2010 succede all'esonerato Pino Rigoli sulla panchina del Vigor Lamezia in Serie D, che porta ai play-off (vinti). Nella stagione 2010-2011 allena la Berretti del Cosenza[15], dalla quale si dimette a gennaio 2011.

Cosenza: 1983
  1. ^ IL BENVENUTO DEL TAMBURINO, su nostalgiafidelis.it.
  2. ^ Gigi Marulla, leggendario bomber di Cosenza e Genoa e bandiera dei silani, su goal.com.
  3. ^ Cosenza, i 6 migliori bomber della storia: Gigi Marulla guarda tutti dall’alto, su cosenzachannel.it.
  4. ^ a b c Alessandro Russo, Addio a Marulla, bandiera del Cosenza: stroncato da un infarto a 52 anni, in la Gazzetta dello Sport, 19 luglio 2015. URL consultato il 31 marzo 2016.
  5. ^ Addio Gigi Marulla, bandiera di Cosenza e Genoa, in la Repubblica, 19 luglio 2015. URL consultato il 31 marzo 2016.
  6. ^ L'ultimo saluto a Gigi Marulla, in Gazzetta del Sud, 21 luglio 2015. URL consultato il 31 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 14 agosto 2015).
  7. ^ a b Sarà "Stadio San Vito Gigi Marulla". Individuata anche Piazza Bergamini, su ilcosenza.it, Cosenza Calcio, 22 settembre 2015. URL consultato il 31 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 31 marzo 2016).
  8. ^ ORGANIGRAMMA, su ilcosenza.it. URL consultato il 6 marzo 2024.
  9. ^ Donnamagazine.it: OIntervista con Marulla, su donnamagazine.it. URL consultato il 21 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 17 febbraio 2015).
  10. ^ Calcio: "Cosenza, una storia dai mille volti" Archiviato il 19 dicembre 2013 in Internet Archive. ilgazzellinodellacalabria.it
  11. ^ Hellas.aletrvista[collegamento interrotto]
  12. ^ Cosenzacalcio.eu Archiviato il 13 marzo 2012 in Internet Archive.
  13. ^ Repubblica.it
  14. ^ Irpiniaoggi.it. URL consultato il 21 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 17 febbraio 2015).
  15. ^ Gigi Marulla neo allenatore della Beretti del Cosenza Calcio, su www.nuovacosenza.com. URL consultato il 16 settembre 2023.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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