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La clessidra (film 1973)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La clessidra
Locandina del film
Titolo originaleSanatorium pod klepsydra
Paese di produzionePolonia
Anno1973
Durata119 min
Generedrammatico
RegiaWojciech Has
SoggettoBruno Schulz
SceneggiaturaWojciech Has
FotografiaWitold Sobociński
MontaggioJanina Niedzwiecka
MusicheJerzy Maksymiuk
ScenografiaAndrzej Płocki, Jerzy Skarzynski e Maciej Putowski
Interpreti e personaggi

La clessidra (Sanatorium pod klepsydra) è un film del 1973 diretto da Wojciech Has, vincitore del Premio della giuria al 26º Festival di Cannes.[1]

Jozef è a bordo di un treno fatiscente per fare visita al padre ricoverato in un sanatorio. Sul treno incontra un cupo capotreno cieco che gli assicura che alla fine del suo viaggio troverà la sua strada. Quando arriva in ospedale, scopre che l'intera struttura sta andando in rovina, le stanze sono divorate dai parassiti e gli interni sono tutti ricoperti di ragnatele; inoltre, nessuno sembra prendersi cura dei pazienti, fatta eccezione per una giovane infermiera e un dottore. Il tempo, come gli spiega il dottore dell'ospedale, sembra comportarsi in modo imprevedibile, permettendo al passato di riaffiorare in un elaborato capriccio artificiale e ai pazienti, apparentemente moribondi nei loro letti, di continuare a vivere.

Jozef, quasi senza accorgersene, si ritrova catapultato in questa dimensione in cui il tempo scorre in modo diverso: un vero e proprio magma di visioni oniriche annegate sotto strati di grigiore gotico. Sebbene agli occhi dello spettatore Jozef sia sempre mostrato come un adulto, le persone che incontra si pongono spesso nei suoi confronti come se fosse un bambino.

In questo mondo "parallelo" Jozef fa amicizia con Rudolf, un ragazzo che possiede un album di francobolli: i nomi dei francobolli innescano in Jozef un meccanismo ricco di associazioni e, conseguentemente, avventure. Tra i molti avvenimenti in questa fantasmagoria, Jozef rivive episodi della sua infanzia con l'eccentrico padre e la madre. In questo sogno picaresco di cui Jozef è protagonista, artefice e vittima, le cose e gli uomini si fondono a tal punto che Jozef incontra uomini illustri della storia sotto forma di modelli di cera, parzialmente in grado di muoversi e interagire con lui. Durante il suo strano viaggio, riappare di tanto in tanto il minaccioso capotreno cieco visto nella scena iniziale.

Al termine di uno dei suoi viaggi tra le rovine, Jozef incontra il dottore del sanatorio che lo tranquillizza e gli dà un cappello da capotreno: Jozef si avvia verso l'uscita, trasformatosi oramai nel suo doppio, quel narratore cieco e onnisciente che ha compreso l'impossibilità di cogliere l'essenza del tempo.

Il film nasce come un adattamento del romanzo Il sanatorio all'insegna della clessidra (in polacco Sanatorium pod Klepsydrą) di Bruno Schulz, ma comprende anche sequenze di altre opere dell'autore polacco, come ad esempio Le botteghe color cannella (in polacco Sklepy cynamonowe).

Il film è stato prodotto da Zespół Filmowy Silesia. Le riprese principali si sono svolte presso gli studi Wytwórnia Filmów Fabularnych di Łódź.

Quando il film è stato distribuito in Polonia, ha ricevuto recensioni contrastanti da parte della critica, e in particolar modo dai critici letterari. Artur Sandauer ha duramente criticato l'adattamento di Has poiché, a suo avviso, ha trasformato la storia originale di Schulz "di dimensioni cosmiche" in "folklore grottesco "[2]. Jerzy Jastrzębski ha affermato che il film di Has evoca "una sensazione di chiara insufficienza". Il film è stato recensito positivamente da Konrad Eberhard e Adam Garbicz che hanno affermato che non era intenzione del regista adattare la prosa di Schulz in modo letterale, ma piuttosto catturarne il clima escatologico[3].

In Italia, il film è stato accolto in maniera positiva: in particolare, l'adattamento dei testi di Schulz è stato svolto "con sottile fedeltà e grande capacità inventiva"[4]. Morando Morandini ha assegnato al film un punteggio di 4 su 5[5]:

«[Has] ha inventato una struttura – uno spazio labirintico e vegetale, un tempo caleidoscopico, un linguaggio sinuosamente delirante – che è l'equivalente della prosa fosforescente, iperbolica e metaforica di Schulz, dove pullulano i richiami a Kafka, Chagall, ai manichini della pittura metafisica, alle marionette meccaniche di Klee, alla Dublino di Joyce, all'Europa austro-ungarica di Joseph Roth. Impervio e affascinante. Per chi ama un cinema fantastico che tetta alle mammelle dell'inconscio, commercia con l'oltretomba, esplora gli abissi della memoria.»

In Francia, il film è stato accolto molto positivamente da critici cinematografici come François Mourin, su L'Humanité: Mourin ha lodato la scelta dei costumi, la scenografia, la cinematografia e la performance del cast[6]. Jacques Siclier sulle pagine di Le Monde ha affermato che lo spettatore che guarda il film sperimenta "uno shock emotivo e mozzafiato". Richard Bégin ha descritto "l'atmosfera permeabile di trascienza e morte" del film generata dalle inquadrature dominanti delle rovine.

(FR)

«Que dire du film polonais de Wojciech Has, la Clepsydre, sinon que les décors en sont superbes et les éclairages raffinés ? Vision d'un univers fantastique où la vie et la mort s'entremêlent. Eclatement du temps, promenade dans l'histoire d'un village de Galicie imprégné de traditions hébraïques. Kaléidoscope de sentiments, de souvenirs, d'impressions fugaces : pour brasser une telle matière, il eût fallu une exceptionnelle maîtrise cinématographique. Le réalisateur s'est laissé déborder par son sujet. Nous sommes, nous, submergés par ce magma d'images.»

(IT)

«Che dire del film polacco di Wojciech Has, La Clessidra, se non che le scenografie sono superbe e l'illuminazione raffinata? Una visione di un universo fantastico dove vita e morte si intrecciano. Un'esplosione del tempo, una passeggiata nella storia di un villaggio galiziano ricco di tradizioni ebraiche. Un caleidoscopio di sentimenti, ricordi e impressioni fugaci: ci sarebbe voluta un'eccezionale maestria cinematografica per fondere un simile materiale. Il regista si è lasciato travolgere dal suo soggetto. Siamo sommersi da questo magma di immagini.»

Il film ha ricevuto riconoscimenti anche in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Phelim O'Neill di The Guardian ha considerato il film di Has come "un altro classico psichedelico" mentre Michael Wilmington del Chicago Tribune ha assegnato al film 3,5 stelle su 4 commentando lo splendido e surreale adattamento dell'opera letteraria di Schulz.

Nel sondaggio del 2015 condotto dal Museo polacco di cinematografia di Łódź, La clessidra si è guadagnato il quinto posto nella classifica dei migliori film polacchi di tutti i tempi.

Riconoscimenti

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  1. ^ (EN) Awards 1973, su festival-cannes.fr. URL consultato il 25 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 24 dicembre 2013).
  2. ^ (PL) Artur Sandauer, Czy Norwid polował na niedźwiedzie?, in Dialog, vol. 10, 1973, pp. 137-139.
  3. ^ (EN) Adam Garbicz, Review: The Hourglass (Sanatorium pod Klepsydra) by Wojciech Has, in Film Quarterly, vol. 28, n. 3, 1º aprile 1975, pp. 59–62, DOI:10.2307/1211700. URL consultato il 4 agosto 2023.
  4. ^ Fantascienza i migliori, in La Stampa, 16 luglio 1974.
  5. ^ Morando Morandini, Luisa Morandini e Laura Morandini, Il Morandini 2011, Zanichelli, 2010, pp. 307-308, ISBN 978-88-081-2705-1.
  6. ^ (FR) Jessy Neau, L'écran de l’écriture : les adaptations cinématographiques de Wojciech J. Has comme opérateurs de lecture des textes de Jean Potocki, Bolesław Prus et Bruno Schulz, Université de Poitiers, 31 marzo 2017. URL consultato il 4 agosto 2023.
  7. ^ (FR) Jean De Baroncelli, Le palmarès du Festival de Cannes • " Scarecrow " et " The Hireling " remportent le Grand Prix • Distinctions pour les trois films de la sélection française, in Le Monde, 27 maggio 1973.

Voci correlate

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Altri progetti

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