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Governo Andreotti V

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Governo Andreotti V
Foto ufficiale scattata dopo la cerimonia di giuramento al Palazzo del Quirinale
StatoItalia (bandiera) Italia
Presidente del ConsiglioGiulio Andreotti
(DC)
CoalizioneDC, PSI, PSDI, PRI
LegislaturaVII Legislatura
Giuramento21 marzo 1979
Dimissioni31 marzo 1979
Governo successivoCossiga I
5 agosto 1979

Il Governo Andreotti V è stato il trentacinquesimo esecutivo della Repubblica Italiana, il terzo e ultimo della VII legislatura.

Rimase in carica dal 21 marzo[1] al 5 agosto 1979[2][3], per un totale di 137 giorni, ovvero 4 mesi e 15 giorni.

Quando si presentò a Palazzo Madama per la prima volta, il 31 marzo, il governo non ottenne la fiducia per un solo voto: 149 furono i senatori favorevoli e 150 i contrari[4][5]. L'esecutivo si dimise dopo 10 giorni dall'insediamento. Il 2 aprile 1979[6] il presidente della Repubblica Pertini sciolse le Camere e indisse le elezioni. Il governo rimase in carica solo per gli affari correnti fino al giuramento del successivo governo Cossiga I.

Compagine di governo

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Sostegno parlamentare

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Camera dei deputati Seggi
Democrazia Cristiana
Partito Socialista Italiano
Partito Socialista Democratico Italiano
Partito Repubblicano Italiano
Totale Maggioranza
262
57
15
14
348
Partito Comunista Italiano
Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale
Partito Radicale
Partito Liberale Italiano
Partito di Unità Proletaria per il Comunismo
Totale Opposizione
229
35
10
3
5
282
Totale 630
Senato della Repubblica Seggi
Democrazia Cristiana
Partito Socialista Italiano
Partito Socialista Democratico Italiano
Partito Repubblicano Italiano
Südtiroler Volkspartei
Union Valdôtaine
Totale Maggioranza
135
30
7
7
2
1
182
Partito Comunista Italiano
Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale
Partito Liberale Italiano
Totale Opposizione
116
15
2
133
Totale 315

Appartenenza politica

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L'appartenenza politica dei membri del Governo e dei sottosegretari di Stato, al momento del giuramento, si può così riassumere:

Provenienza geografica

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La provenienza geografica dei membri del Consiglio dei Ministri si può così riassumere:

Regione Presidente Ministri Sottosegretari Totale
  Lazio 1 2 7 9
Sicilia (bandiera) Sicilia - 1 10 11
  Veneto - 3 6 9
  Campania - 3 4 7
  Lombardia - 6 - 6
  Puglia - 1 3 4
  Sardegna - - 4 4
  Piemonte - 1 2 3
  Toscana - 1 2 3
  Friuli-Venezia Giulia - - 3 3
  Basilicata - 1 1 2
  Emilia-Romagna - 1 1 2
  Marche - 1 1 2
  Calabria - - 1 1
  Liguria - - 1 1
  Molise - - 1 1
  Umbria - - 1 1
  Trentino-Alto Adige - - 1 1
Presidenza del Consiglio dei ministri
Carica Titolare Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio
Presidente del Consiglio dei ministri Giulio Andreotti (DC)
Vicepresidente del Consiglio dei ministri Ugo La Malfa (PRI)
(deceduto il 26/03/1979)
Ministri senza portafoglio
Interventi straordinari nel Mezzogiorno Michele Di Giesi (PSDI)
Ministero Ministri Sottosegretari di Stato
Affari esteri Arnaldo Forlani (DC)
Interno Virginio Rognoni (DC)
Grazia e giustizia Tommaso Morlino (DC)
Bilancio e programmazione economica Ugo La Malfa (PRI)
(deceduto il 26/03/1979)
Bruno Visentini (PRI)
(dal 29/03/1979 al 14/07/1979)
Finanze Franco Maria Malfatti (DC)
Tesoro Filippo Maria Pandolfi (DC)
Difesa Attilio Ruffini (DC)
Pubblica istruzione Giovanni Spadolini (PRI)
Lavori pubblici Francesco Compagna (PRI)
Agricoltura e foreste Giovanni Marcora (DC)
Trasporti Luigi Preti (PSDI)
Poste e telecomunicazioni Vittorino Colombo (DC)
Industria, commercio e artigianato Franco Nicolazzi (PSDI)
Sanità Tina Anselmi (DC)
Commercio con l'estero Gaetano Stammati (DC)
Marina mercantile Luigi Preti (PSDI)
ad interim
Partecipazioni statali Antonio Bisaglia (DC)
Lavoro e previdenza sociale Vincenzo Scotti (DC)
Beni culturali e ambiente Dario Antoniozzi (DC)[7]
Turismo e spettacolo Egidio Ariosto (PSDI)
Un incontro tra il Presidente del Consiglio Andreotti e il Presidente USA Jimmy Carter alla Casa Bianca nel 1978
  • 1-3 febbraio: il presidente della repubblica avvia le consultazioni. La crisi è dominata dalla possibilità di ricostituire una maggioranza di grande solidarietà tra i partiti. Dopo due giorni e una pausa di riflessione Pertini conferisce ad Andreotti un mandato ampio: il presidente incaricato dichiara che intende lavorare alla ricostituzione della stessa maggioranza.[8]
  • 6-8 febbraio: dopo la conferma del mandato dalla direzione DC Andreotti avvia le consultazioni con i partiti. Nell'assise emergono tuttavia le contestazioni di Donat Cattin e Bisaglia, che chiedono una soluzione di governo diversa da quella ufficialmente sostenuta da Andreotti. Il PCI chiede che nel nuovo governo siano ammessi almeno gli indipendenti di sinistra (eletti col PCI ma non iscritti al partito) ma la proposta trova un no secco della DC. I veti di quest'ultima costringono Andreotti a prendere una pausa per poi riavviare i colloqui.[9]
  • 15 febbraio: Berlinguer, a nome del PCI, espone tre proposte per la risoluzione della crisi: governo di coalizione con gli indipendenti di sinistra; governo presieduto da un laico; governo con la DC nel ruolo di appoggio esterno.[10]
  • 21 febbraio: dopo un ulteriore giro di consultazioni Andreotti rinuncia. Pertini conferisce un nuovo incarico a Ugo La Malfa. Il leader repubblicano propone un tripartito DC-PSDI-PRI con l'appoggio esterno di PCI e PSI e la presenza degli indipendenti di sinistra. La DC rifiuta risolutamente.[11]
  • 1 marzo: dopo tre anni di dibattimento viene pronunciata la sentenza sul caso Lockheed: Mario Tanassi e Ovidio Lefebvre sono condannati a due anni e quattro mesi, Antonio Lefebvre a due anni e due mesi, Luigi Gui è assolto. Per la prima volta nella storia della repubblica un ex ministro (Tanassi) entra in carcere.[12]
  • 2 marzo: La Malfa sale al Quirinale e rinuncia all'incarico. Il presidente Pertini annuncia un nuovo giro di consultazioni, dopo le quali deciderà se dare un altro incarico o sciogliere le camere.[13]
  • 7 marzo: Pertini reincarica Andreotti per un ultimo tentativo. Se il presidente dimissionario non riuscirà, o se il governo non otterrà la fiducia, si andrà ad elezioni anticipate. Andreotti propone un quadripartito con PSI, PRI e PSDI e l'ingresso degli indipendenti di sinistra con appoggio esterno del PCI; in alternativa un tripartito con PRI e PSDI. Il PSI si dichiara disposto a entrare in un governo formato secondo la prima ipotesi.[14]
  • 16-18 marzo: assemblea nazionale DP: nella sua relazione il segretario, Silvano Miniati, sostiene che il marxismo è in crisi anche per la linea riformista del PCI, subordinata al capitalismo. La DC si è rafforzata sfruttando il capitale e le sinistre e per questo non resta che intervenire nel sociale. [15]
Luigi Rossi di Montelera
  • 18 marzo: si svolge a Milano il convegno nazionale di Iniziativa democratica, un raggruppamento interno della DC di orientamento moderato che si riconosce nelle posizioni di Indro Montanelli. Partecipano Massimo De Carolis, Egidio Carenini e Luigi Rossi di Montelera. Il raggruppamento, in piena opposizione alla segreteria di Zaccagnini, si propone di conquistare posizioni di potere interno per favorire una svolta totalmente anticomunista del partito.[16]
  • 20 marzo: Andreotti presenta la lista dei ministri di un nuovo governo a tre con PRI e PSDI che non ottiene il consenso di socialisti e comunisti. Si prevede che le Camere negheranno la fiducia; in tale caso il governo, in carica per il disbrigo degli affari correnti, gestirà le elezioni.
    A Roma viene ucciso Mino Pecorelli.[17]
  • 25 marzo: il vicepresidente del consiglio, Ugo La Malfa, è colpito da una emorragia cerebrale. Ricoverato immediatamente in ospedale, muore il giorno dopo.
    A pochi giorni dall'arresto di Michele Sindona negli Stati Uniti il vice-presidente della Banca d'Italia, Mario Sarcinelli, che aveva coordinato l'ispezione contabile delle sue banche, viene arrestato su mandato del giudice Alibrandi con l'accusa di interesse privato in atti d'ufficio nell'inchiesta sui fondi neri della SIR di Nino Rovelli. Il presidente Paolo Baffi è indagato a piede libero con le stesse accuse.[18]
  • 30 marzo-2 aprile: congresso PCI: Berlinguer ribadisce di ritenere valida la politica della solidarietà nazionale e insiste sulla necessità della partecipazione del PCI al governo per dare un maggior equilibrio al predominio democristiano. L'assise rielegge il segretario per acclamazione.[19]
  • 30 marzo: il governo si presenta al Senato per la fiducia, che non viene accordata per 150 voti contro 149. Andreotti si reca al Quirinale e rassegna le dimissioni.
    Il consiglio dei ministri licenzia la relazione sulla situazione economica italiana nel 1978. Il prodotto interno lordo è aumentato del 2,6% rispetto al 1977 ma restano irrisolti i nodi della disoccupazione e dell'inflazione.[20]
  1. ^ Luca Giurato, Presentata la lista dei ministri Esclusi a sorpresa Ossola e Prodi, su archiviolastampa.it, 21 marzo 1979.
  2. ^ Liliana Madeo, I neo-ministri da Pertini saluti, abbracci e battute, su archiviolastampa.it, 6 agosto 1979.
  3. ^ Il governo ha giurato (PDF), in l'Unità, 6 agosto 1979 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2016).
  4. ^ 1976-1979 V governo Andreotti, dellarepubblica.it.
  5. ^ Franco Mimmi, Incertezze e dubbi, su archiviolastampa.it, 1º aprile 1979, p. 1.
  6. ^ Per cinque volte di seguito le camere sciolte in anticipo, su ricerca.repubblica.it, 29 aprile 1987.
  7. ^ Con delega alla ricerca scientifica
  8. ^ Il messaggero, 2-4 febbraio 1979
  9. ^ Il messaggero, 7-9 febbraio 1979
  10. ^ Il messaggero, 16 febbraio 1979
  11. ^ Il messaggero, 22 febbraio 1979
  12. ^ Il messaggero, 2 marzo 1979
  13. ^ Il messaggero, 3 marzo 1979
  14. ^ Il messaggero, 8 marzo 1979
  15. ^ Il messaggero, 17-19 marzo 1979
  16. ^ Il messaggero, 19 marzo 1979
  17. ^ Il messaggero, 21 marzo 1979
  18. ^ Il messaggero, 26 marzo 1979
  19. ^ Il messaggero, 31 marzo-3 aprile 1979
  20. ^ Il messaggero, 31 marzo 1979

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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