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Appagamento

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

L'appagamento è uno stato d'animo collegato alla coscienza della propria condizione piacevole risultante dalla soddisfazione dei desideri.

Appagamento e piacere

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Antonio Rosmini

Nell'opera La Società e il suo fine [1], Antonio Rosmini tratta dell'appagamento e della felicità distinguendoli dal piacere. Poiché nell'uomo convivono sia l'aspetto sensibile che quello intellettivo si può parlare di piacere riguardo a un essere puramente sensitivo; per l'appagamento e la felicità invece, dobbiamo presupporre per entrambi i sentimenti la consapevolezza della propria situazione piacevole originata dalla soddisfazione del desiderio che è cosa diversa dall'appetito. Mentre il primo presuppone nell'individuo la volontà consapevole di conseguire un bene, nell'appetito invece è l'istinto animale che stimola ad agire per la soddisfazione. [2] La sensazione gradevole, che è nell'ambito della natura, non basta dunque a costituire l'appagamento che è proprio della persona e che per questo richiede la cognizione del bene (coscienza eudemonologica) che si traduce nel giudizio con cui il soggetto si afferma appagato [3] Non ci si può limitare infatti al semplice sentire la sensazione gradevole mettendo da parte l'attività intellettuale poiché il soggetto, ristretto alla sua sensibilità, non metterebbe in atto nessuna attività e non potrebbe quindi provare piacere con l'appagamento:

«Si consideri attentamente che l'uomo sviluppato quando seguita alcun bene qualsivoglia, fosse pure un diletto sensuale, egli fa sempre questo per mezzo di un giudizio. Lo stesso dedicarsi alle voluttà non equivale nell'uomo al giudicare che in quei diletti materiali è riposto un bene? Può egli, essere intelligente com'è, far di meno di un tal giudizio giunto a quel grado di sviluppo nel quale il suo operare è già elettivo? Chi ben considera conoscerà che l'uomo, attesa l'intelligenza e l'elezione di cui è fornito, non seguita mai i piaceri sensuali come beni per sé ma come mezzi onde egli crede di rendersi contento e appagato. Bisogna dunque ad ogni modo che l'uomo giudichi se stesso contento acciocché possegga l'appagamento. Qualunque mezzo esso adoperi a rendersi pago, sia materiale sia spirituale, dipende ugualmente dal giudizio interiore il trovarsene poscia a pieno soddisfatto. [4]»

Qual è poi la differenza tra l'appagamento e la felicità? Il primo si esprime in desideri relativi che hanno per contenuto beni relativi mentre la felicità è la cognizione e il desiderio del bene assoluto:

«La felicità è più del semplice appagamento, felicità vuol dire un appagamento più perfetto nel quale la contentezza che prova l'uomo, e di cui egli è consapevole, proviene dal possesso di un sommo e compiuto bene [5]

Nella visione religiosa tale possesso è rappresentato da quell'appagamento supremo dell'animo umano che è la "beatitudine".

Appagamento e desideri

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Giacomo Leopardi

Per Giacomo Leopardi, poiché l'uomo è preda di desideri illimitati di felicità, che non potranno mai essere soddisfatti, allora ogni tentativo di conquistare un completo appagamento fallirà e all'uomo non resterà che l'immaginazione, unica alternativa alla noia e infelicità della vita reale, per abbandonarsi a un illusorio appagamento che la razionalità ben presto condannerà come irreale:

«Dunque la natura, la esistenza non ha in niun modo per fine il piacere nè la felicità degli animali; piuttosto al contrario; ma ciò non toglie che ogni animale abbia di sua natura p. necessario, perpetuo e solo suo fine il suo piacere e la sua felicità, e così ciascuna especie presa insieme, e così la università dei viventi. Contraddizione evidente e innegabile nell’ordine delle cose e nel modo dell’esistenza, contraddizione spaventevole; ma non perciò men vera: misterio grande, da non potersi mai spiegare, se non negando (giusta il mio sistema) ogni verità o falsità assoluta, e rinunciando, in certo modo anche al principio di cognizione, non potest idem simul esse et non esse. [6] [7]»

Nella visione di Georg Simmel i desideri, che realizzati producono l'appagamento, sono l'unica strumentale e contingente via d'uscita per l'uomo dal tedio per l'esistenza (taedium vitae):

«Fortunato abbastanza colui, al quale resti ancora da accarezzare qualche desiderio, qualche aspirazione: potrà continuare a lungo il gioco del perpetuo passaggio dal desiderio all'appagamento, e dall'appagamento al nuovo desiderio [...] ma se non altro non cadrà in quella paralizzante stasi che è sorgente di stagnante e terribile noia, di desideri vaghi, senza oggetto preciso, e di languore mortale...[8]»

Arte come appagamento

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Sigmund Freud

Secondo Sigmund Freud:

«l’arte costituisce un regno intermedio tra la realtà che frustra i desideri e il mondo della fantasia che li appaga, un dominio in cui sono rimaste per così dire vive le aspirazioni all’onnipotenza dell’umanità primitiva… L’artista è, originariamente, un uomo che si distoglie dalla realtà giacché non può adattarsi a quella rinuncia dell’appagamento delle pulsioni che la realtà inizialmente esige, e lascia che i suoi desideri di amore e di gloria si realizzino nella vita di fantasia. Egli trova però la via per ritornare dal mondo della fantasia nella realtà in quanto, grazie a particolari attitudini, traduce le sue fantasie in una nuova specie di cose vere, che vengono accettate dagli uomini come preziose raffigurazioni della realtà. Così, in certo modo, egli diventa veramente l’eroe, il re, il creatore, il prediletto, ciò che egli bramava di divenire e questo senza percorrere la faticosa e tortuosa via della trasformazione effettiva del mondo esterno [9]

Nelle sue indagini sulla creatività Freud, a fronte di una realtà troppo frustrante e priva di soddisfazioni, riteneva l'arte un appagamento del desiderio e, sotto tale aspetto, la considerava come il gioco, per i bambini, o come le fantasticherie, per gli adulti [10]. Un appagamento coinvolto tanto nel processo di produzione che di fruizione artistica. In parte riteneva l'arte omologa anche al sogno, una forma di appagamento "sostitutivo". Era convinto inoltre che gli artisti avessero scoperto l'inconscio prima della scienza. Un concetto fondamentale nella teoria freudiana è quello di sublimazione, intesa come capacità di appagare la pulsione (soprattutto quella sessuale) attraverso uno spostamento della sua "meta", trovando cioè soddisfazione non nel suo campo naturale ma in settori che non incontrano censure morali o sociali ed anzi sono valorizzati socialmente, come l'arte o la scienza.

La concezione freudiana dell'arte come appagamento è ripresa e condivisa da Karl Jaspers che attribuisce all'arte una forma di illusione e appagamento (Versöhnung) originato dalla contemplazione dell'opera d'arte che si configura come una forma di acquisizione dell'assoluto [11].

Appagamento e dolore

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Ferdinando Brancaleone

È tuttavia possibile che il rapporto appagamento-piacere entri in contrasto interno quando l'individuo liberamente scelga l'appagamento ma non il piacere connesso [12]:

«Una madre che liberamente sacrifica la sua vita per il suo figlioletto, o un amico che scelga di rischiare la propria vita per salvare la vita di un amico compiono un'opera che a livello dimensionale somato-psichico non può essere inquadrata totalmente nella prospettiva del principio del piacere ma a livello dimensionale noetico obbedisce al principio dell'appagamento dal momento che il significato della loro azione... può risultare altamente appagante nonostante il rischio del proprio annullamento fisico. [13]»

«L'uomo può sentirsi appagato e realizzato allorché riesce a prefiggersi uno scopo o a scorgere un senso anche nel proprio sacrificio e nella propria rinuncia» altrimenti pur soddisfacendo i suoi istinti ma non riuscendo a dare significato alla propria vita cade nella frustrazione esistenziale. [14]

  1. ^ in A.Rosmini-Serbati, Filosofia della politica, 1837
  2. ^ A.Rosmini, Op.cit., Libro IV, cap.IV
  3. ^ A.Rosmini, Filosofia della politica, ed. Rusconi, Milano 1985 pp.458-476
  4. ^ A. Rosmini, Op.cit., pp.462-463
  5. ^ A. Rosmini, Op.cit. p.459
  6. ^ G. Leopardi, Zibaldone, 4129
  7. ^ Si tratta della formula scolastica del principio di non contraddizione espressa in latino: non potest idem simul esse et non esse («la medesima realtà non può essere e non essere contemporaneamente»). Qui il riferimento riguarda la contraddizione tra la natura che non procura piacere e felicità e gli esseri naturali che invece ricercano tale condizione appagante
  8. ^ Georg Simmel, Schopenhauer e Nietzsche, Franco Angeli editore, 2003 p. 24
  9. ^ S. Freud, L’interesse per la psicoanalisi, 1913
  10. ^ S. Freud, Il poeta e la fantasia, 1907.
  11. ^ Stefan Morawski, Assoluto e forma. A proposito della filosofia dell'arte di Malraux, EDIZIONI DEDALO, 1971 p.136
  12. ^ V.E. Frankl, Homo patiens, Varese, ed. OARI, 1979
  13. ^ Ferdinando Brancaleone, Logos. Significatività esistenziale e comunicazione terapeutica, Gli Archi, Torino, 1989 p.51
  14. ^ F. Brancaleone, Op. cit. ibidem